Comune di Napoli, su le tasse ma più investimenti: «Così riparte la città»

Comune di Napoli, su le tasse ma più investimenti: «Così riparte la città»
di Luigi Roano
Domenica 3 Aprile 2022, 10:54 - Ultimo agg. 4 Aprile, 08:57
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Che fine faranno i soldi delle tasse che i napoletani dovranno pagare dall'anno prossimo in virtù del Patto per Napoli? Stiamo parlando dell'aumento dell'Irpef dello 0,1% che ci sarà l'anno prossimo e nel 2024 e della tassa imbarco aeroportuale. Ebbene gli introiti finanzieranno la spesa per gli investimenti sulla città, soldi cash. Nella sostanza, non andranno riversati nelle casse dello Stato ma resteranno qui. Una sorta di federalismo per i virtuosi. Questa una delle novità del salva Napoli, a parziale consolazione dell'esborso, i cittadini potranno godere - almeno sulla carta - di servizi migliori e di una città con una manutenzione all'altezza. È tutto scritto nel Patto fino al 2042 quando ci sarà l'ultima rata dell'erogazione a fondo - quasi - perduto del miliardo e 231 milioni che il Governo ha concesso a Napoli per evitare il dissesto di Palazzo San Giacomo. Per quell'anno i milioni in più che il Comune avrà incassato saranno 800. Questo c'è nel cronoprogramma che è sul tavolo del premier Mario Draghi. Tuttavia, per vedere se il meccanismo funziona non bisognerà aspettare venti anni. Perché in base alla proiezione a breve e medio termine, cioè entro il 2025, il Comune conta di mettere alla voce risorse proprie 151 milioni di cui 107 da spendere come aumento investimenti.

In che modo il Municipio governato dal sindaco Gaetano Manfredi può arrivare a questi risultati, e li deve raggiungere per forza perché altrimenti il Patto si rompe e non arriverà più un euro da Roma? Utilizzando due leve fiscali - l'Irpef e la tassa aeroportuale - che fanno la parte del leone in termini di incassi alle quali però vanno aggiunti gli introiti della riscossione e la dismissione e valorizzazione del patrimonio immobiliare. Due voci che per forze di cose saranno più lente nel dare risultati concreti. I numeri in questi casi raccontano molto meglio delle parole la prospettiva. Per l'anno in corso la riscossione non cambierà per nulla tanto che gli euro segnati in più nelle tabelle sono pari a zero. Mentre dal patrimonio arriveranno 26,1 milioni frutto della vendita della rete del gas che finalmente andrà in porto. Di conseguenza alla voce investimenti sono appostati solo 3,5 milioni dei 26 incassati dal patrimonio. Ma il Comune sarà comunque più ricco.

Perché questi soldi sono al netto della rata del Patto, dei fondi del Pnrr, di quelli del fondo coesione e sviluppo, del fondo complementare e delle risorse ordinarie. Si capisce perché il Municipio conta di ammortizzare il mostruoso debito da 5 miliardi senza impattare sulla spesa corrente.

Andiamo all'anno prossimo. Dove dall'addizionale Irpef si recuperano 5,9 milioni e dalla tassa di imbarco (2 euro a passeggero) 10 milioni. Dalla riscossione con l'invio dei ruoli nei tempi giusti e con l'affidamento della riscossione coatta a un soggetto esterno ben 15,9 milioni mentre dal patrimonio solo 200mila euro. Insomma, il meccanismo è questo senza mai dimenticare che a questi soldi vanno sommati quelli del Patto ovvero alla rata annuale che fino al 2025 porterà nelle casse dell'ente la bellezza di ulteriori 440 milioni. Ancora più nel dettaglio - e relativamente alle leve fiscali - l'addizionale Irpef genererà fino al 2042 ogni anno 15,6 milioni per un totale di 302. Mentre la tassa aeroportuale almeno 200. Una cifra prudenziale perché dipende dai flussi turistici che come è noto a Napoli sono in costante ascesa.

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Per quella che riguarda la dismissione a giorni è prevista la firma per la lettera di intenti con Invimit, la società del Mef alla quale il Comune cederà 600 cespiti per creare il Fondo comparto Napoli dove le stime sono ancora più prudenziali perché è in via di definizione con Invimit l'elenco dei cespiti. Che potranno essere venduti oppure valorizzati. Cosa significa? Che tra i circa 67mila immobili del Comune ce ne sono molti appetibili sul mercato internazionale. Investitori che potrebbero non comprare ma utilizzare una formula simile a un leasing vale a dire mettere a posto il bene - e si tratta nella maggior parte dei casi di palazzi storici - per poi pagare un fitto al Comune che rimarrebbe proprietario del bene e dunque senza svilire il patrimonio.
 

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