Comune, spunta un buco da 260 milioni: altri debiti della stagione dei commissari

Comune, spunta un buco da 260 milioni: altri debiti della stagione dei commissari
di Luigi Roano
Sabato 19 Maggio 2018, 22:59 - Ultimo agg. 20 Maggio, 15:27
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Dalle nebbie del passato - quelle dei tanti commissariamenti di cui Napoli è stato oggetto negli 40 anni - spuntano fuori altri 260 milioni di debiti. Una bomba esplosa all’improvviso nel già devastato pianeta delle finanze del Comune. Debiti che vengono dal passato remoto ma vige il principio costituzionale della «continuità amministrativa» e dunque piaccia o no anche a questi debiti deve far fronte la giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris e dalla sua maggioranza. L’allarme rosso sui conti del Comune è ormai da almeno 5 anni fisso, tuttavia, nella commissione Bilancio di venerdì è venuto fuori questo altro dato che rende più rosso ancora l’equilibrio precarissimo delle casse e il futuro stesso di Palazzo San Giacomo. «Relativamente ai debiti ex lettera A, riconducibili a sentenze esecutive, particolarmente rilevanti sono quelli connessi ancora al commissariamento Cr8: ammonta a circa 1 milione il debito per le spese di giudizio e, in generale - spiega il dirigente Aurino - è in corso una ricognizione sul debito totale connesso a tutte le gestioni commissariali della città, al momento valutabile a 260 milioni per spese non coperte». Insomma, l’accordo con il Governo sul debito per il Cr8 dal valore di circa 60 milioni ha lasciato sul terreno un altro milione oltre che la sanzione comminata dalla Corte pari a 85 milioni vale a dire all’ammontare complessivo col Consorzio che ha effettuato lavori dopo il sisma del 1980. È solo la crosta superficiale, la punta dell’iceberg emersa dei debiti del passato. Il fatto viene fuori perché il 23 e il 24 riapre i battenti il Consiglio comunale per approvare il rendiconto di bilancio del 2017 dove bisogna fare fronte - tra le altre cose - ad altri 35 milioni di cosiddetti «debiti fuori bilancio». Vale a dire debiti frutto, oltre che di obbligazioni sorte nell’esercizio in questione, anche di rapporti giuridici risalenti ad anni precedenti. Insomma, sono ritenuti fisiologici anche dalla Corte dei Conti nel caso di Napoli, perché sentenze e spese improvvise da coprire sono sempre dietro l’angolo, tuttavia i debiti fuori bilancio sono anche segno di un bilancio zoppicante perché non c’è copertura in fondi specifici contro questa tipologia di spese non preventivate.
 
La sostanza è che le parole del sindaco all’indomani dell’approvazione del bilancio previsionale 2018-2020 - dove oltre al Cr8 ci sono le rate da pagare per il debito complessivo di oltre 1,6 miliardi - sono ora ancora più chiare: «Un bilancio per l’anno 2018 senza tagli, senza mettere in liquidazione Anm, senza cedere i gioielli della città, anche se costretti a mettere a garanzia per l’usura di Stato alcuni immobili che faremo di tutto per non vendere se si creeranno determinate condizioni amministrative, giuridiche e normative alle quali dobbiamo lavorare». Senza legge speciale - il ragionamento dell’ex pm - per Napoli e per i tanti Comuni che versano nelle stesse condizioni del municipio napoletano, sarà difficile tirare anche solamente a campare fino al 2021. Questo il quadro della situazione, con l’assessore al Bilancio Enrico Panini che sulla all’epoca dell’approvazione del previsionale stiamo parlando di poco più di un mese e mezzo fa fui ancora più chiaro di de Magistris: «Senza un intervento legislativo la situazione sarà sempre al limite». La cifra dei 260 milioni, fanno sapere dal Comune, è approssimata al ribasso, perché la ricognizione che dovrebbe essere ultimata prima di andare in Aula per mettere al corrente i Consiglieri comunali su come stanno le cose, potrebbe essere ritoccata al rialzo. Giova ricordare che il Comune ha potuto chiudere il bilancio previsionale solo perché sono state messe a bilancio corpose dismissioni straordinarie del patrimonio immobiliare. Come il Palazzo del Consiglio comunale. Che solo sulla carta sono una copertura, dal 2019 e quindi tra sette mesi devono produrre liquidità. E il trend delle vendite del patrimonio negli ultimi 20 anni, da quando se ne parla è molto basso. Spiccioli rispetto al raggiungimento entro il 2020 di cifre che sfiorano i 300 milioni. De Magistris sul futuro sommette su una legge speciale contro il cosiddetto «debito storico» o «ingiusto» e nutre speranze nel nuovo Parlamento e Governo. Dove ha come dirimpettai quelli del M5S e della Lega, con entrambi i rapporti non è che siano idilliaci. Con i grillini non c’è sintonia politica e nessuna alleanza ma almeno i pentastellati hanno prodotto un testo a sostegno dei Comuni che va nella direzione auspicata da de Magistris, un calcolo, quello del M5S di convenienza teso a salvare Comuni da loro amministrati come Roma e Torino che sono i due più grossi. Molto ma molto più problematico per non dire inesistente il rapporto con la Lega e con il capo Matteo Salvini che ha addirittura querelato de Magistris. 
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