Comune di Napoli, il rally dei conti: due settimane per evitare il crac

Comune di Napoli, il rally dei conti: due settimane per evitare il crac
di Luigi Roano
Domenica 18 Novembre 2018, 08:30
3 Minuti di Lettura
Quella di mercoledì è una data cruciale per il Comune, quel giorno a Roma si discuterà innanzi alle Sezioni Riunite il ricorso contro il blocco della spesa imposto dalle Sezione regionale della Corte dei Conti della Campania a Palazzo San Giacomo. Un ricorso multiplo, dove la giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris ha chiesto la «riforma» della pronuncia della Corte dei Conti o in subordine e in via prudenziale la sospensiva. Per essere più chiari la decisione delle Sezioni riunite orienterà le due delibere intorno alle quali ruota il futuro del Comune: la rimodulazione del Piano di rientro dal debito e la manovra di riequilibrio del bilancio stesso. Entrambe le delibere andranno in Consiglio comunale l'ultima settimana del mese. In questo contesto - sempre mercoledì - è attesa la risposta del tribunale fallimentare alla richiesta di concordato di Anm, che come il il suo unico azionista è a rischio fallimento.
 
Cosa ha contestato la Corte dei Conti al Comune? «In buona sostanza - scrivono i magistrati contabili - per il Comune di Napoli non appare ad oggi risolta la situazione di periculum incombente sugli equilibri di bilancio». E questo per due motivi: «Per l'inidoneità del piano straordinario di alienazione a fornire copertura allo squilibrio prossimo del 2019, determinato da minori trasferimenti erariali conseguenti all'elusione del saldo di finanza pubblica del 2016». Il riferimento è alla mancata iscrizione del debito con il Cr8 nel bilancio di quell'anno, con il paradosso che il debito è stato pagato ma la sanzione comminata dalle Sezioni riunite - pari all'entità del debito circa 85 milioni - viene prelevata alla fonte dallo Stato tramite minori trasferimenti. Il secondo motivo del periculum è ancora più preoccupante. I conti l'anno prossimo non torneranno «per la sottostima dello squilibrio oggetto delle misure correttive per effetto della mancata riquantificazione del disavanzo». Per la Corte dei Conti il disavanzo è di 2,7 miliardi e non 1,7 per l'utilizzo delle anticipazioni dello Stato in maniera non «legale» fatto dal Comune.

Cosa ha preparato l'assessore alle Finanze Enrico Panini - in attesa del ricorso - per rispondere alla Corte dei Conti sul riequilibrio 2018? In primis ha sfilato come leva per gli incassi la dismissione, un floppissimo la vendita degli immobili. Come ha coperto una somma di almeno un centinaio di milioni? Puntando sull'altra nota dolente segnalata dalla Corte dei Conti, vale dire piazzando sul tavolo un miglioramento della riscossione di qualche milioncino e soprattutto l'affidamento della stessa materia all'Agenzia delle entrate per almeno un altro anno come garanzia. Sullo sfondo, ci dovesse essere almeno da parte delle Sezioni Riunite l'accoglimento della sospensiva, il Comune inizierebbe a intravedere una ciambella di salvataggio che sta per arrivare dal Parlamento e dal Governo.

De Magistris anche venerdì è stato a Roma dove ha incontrato - tra gli altri - il sottosegretario alle finanze Laura Castelli che ha ripromesso a Napoli - come a tutti gli enti in predissesto - misure specifiche. Vale a dire una gestione separata e più leggera del debito, meno gabbie da un punto di vista normativo e qualche soldino, questo l'unico autentico asso nella manica che ha il Comune.

A partire dal 2019 - torniamo alle manovre interne - Palazzo San Giacomo oltre alla riscossione tornerà a puntare sulla dismissione, però selezionando i beni da vendere. Si venderanno solo quelli appetibili, i gioielli di famiglia come è stato fatto per i circoli del Tennis e il Posillipo, e ci si affiderà alle agenzie immobiliari. Per il resto, ovvero gli immobili di Edilizia pubblica residenziale, poi si vedrà.

La Corte dei conti ha calcolato che nel 2016 e nel 2017 il Comune è riuscito a recuperare solo l'1,35% di 2,4 miliardi delle entrate scritte nei bilanci degli anni precedenti ma non incassate. Con questa «strutturale incapacità», dicono i magistrati, non si va lontano. La malattia è la riscossione che non riesce a portare nelle casse i soldi su cui si basa la capacità di spesa. Un circolo vizioso perché quello che non entra in cassa si trasforma in un arretrato - i residui attivi - nella speranza di essere recuperato negli anni successivi. In questo senso superare le regole attuali come chiesto dall'Anci è fondamentale. A oggi è chiesto ai sindaci di cancellare le vecchie entrate ormai impossibili da incassare facendo crescere a dismisura il deficit.
© RIPRODUZIONE RISERVATA