Comuni sciolti per camorra, viavai da record ma il rischio mafia resiste

Comuni sciolti per camorra, viavai da record ma il rischio mafia resiste
di Ferdinando Bocchetti e Dario Sautto
Domenica 27 Febbraio 2022, 09:00 - Ultimo agg. 19:27
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I numeri sono impietosi. Dal 1991, anno dell'introduzione della normativa sugli scioglimenti, le ingerenze della criminalità organizzata hanno determinato in Italia il commissariamento di almeno un ente locale al mese. Non solo municipi, ma anche aziende sanitarie e ospedali. In provincia di Napoli politica e malaffare sembrano andare a braccetto in tante realtà. Solo negli ultimi mesi sono stati sciolti, per infiltrazioni camorristiche, i comuni di Villaricca, Marano, Sant'Antimo e, tre giorni fa, Castellammare di Stabia. La stessa sorte potrebbe toccare a breve anche al Comune di San Giuseppe Vesuviano, dove si attende l'esito del lavoro ispettivo svolto da una commissione d'accesso, e di Torre Annunziata, nonostante lo scioglimento sia già avvenuto per dimissioni di sindaco e consiglieri. Reduci da anni di commissariamento sono invece Arzano e Calvizzano.

Marano è il municipio con il più alto numero di scioglimenti per mafia, quattro in meno di 30 anni. Un record non certo invidiabile, per un ente che, commissari o sindaci al governo, non è mai riuscito a rilanciarsi e a risolvere problemi. Il Comune deve fare i conti non solo con le ingerenze delle famiglie di camorra, da sempre interessate al business del mattone, ma anche con gli effetti del dissesto finanziario. I commissari attualmente in carica sono costretti, in pratica, a fare le nozze con i fichi secchi. Non ci sono soldi in cassa e il personale comunale è ridotto all'osso. Le strade sono dissestate o al buio, il pubblico trasporto è ormai un miraggio, lo stadio è ancora chiuso, gli impianti idrici costantemente in tilt e i progetti milionari come i Pics - finanziati dalla Regione - sono ancora al palo. Chi ne paga il prezzo? Non certo gli amministratori mandati a casa, alcuni dei quali potranno anche ricandidarsi in futuro. La triade, guidata dal prefetto Gerardina Basilicata, ha lavorato in questi mesi prevalentemente sul bilancio e dato nuovo impulso a qualche ufficio dell'Ente.

Ma i malumori restano. La distanza tra il Palazzo e i cittadini è siderale ed è acuita dalla decisione, assunta dai commissari, di non rilasciare dichiarazioni pubbliche.

Negli altri comuni il refrain è più o meno identico: a Villaricca, comune sciolto per due volte e anch'esso in default finanziario, non mancano le polemiche per la condizione delle strade e le gravi carenze di organico in Municipio. A Sant'Antimo, altro comune dell'hinterland finito più volte nel mirino del Viminale, la triade al governo della città è stata costretta a dichiarare il dissesto e ad aumentare - seppur di poco - le tariffe di qualche tributo comunale. Molto si è fatto, però, sul fronte degli abusi edilizi e sulle revoche di alcuni importanti appalti.

Lo scioglimento del Comune di Castellammare di Stabia rischia di bloccare progetti e fondi per centinaia di milioni di euro. Fondi in gran parte provenienti dal Pnrr, sui quali la camorra era pronta a mettere le mani. Ora il lavoro è nelle mani dei commissari e ci si domanda se un organismo nominato per l'ordinaria amministrazione avrà la volontà e la forza - non certo politica - di portare avanti progetti così straordinari. In ballo c'è il restyling delle Antiche Terme e la rigenerazione urbana del centro antico, ma anche la riconversione della linea ferroviaria Torre Annunziata-Castellammare-Gragnano in un tram leggero turistico (investimento da circa 45 milioni di euro), l'abbattimento dei silos e gli interventi al porto finanziati con 30 milioni. Discorso diverso per Torre Annunziata, dove sono già state bloccate tre gare irregolari che riguardavano la videosorveglianza, un parcheggio e la gestione delle strisce blu, con i lavori alle Arcate Borboniche mai ultimati. L'amministrazione oplontina, sciolta per le dimissioni dei consiglieri dopo il terremoto causato dall'inchiesta che vede il sindaco Ascione indagato per camorra, a breve potrebbe subire anche l'onta dello scioglimento per infiltrazioni dei clan. Con la mancata gestione dei beni confiscati e gli eterni progetti incompiuti del porto e dello stadio, potrebbe subire uno stop il rilancio dello Spolettificio. Nessun intoppo, invece, per il restyling di Palazzo Fienga già finanziato per 20 milioni di euro e gestito dal Viminale che strapperà alla camorra la roccaforte simbolo del clan Gionta.

Più in generale la sensazione è che i commissari - in molti casi prefetti in pensione - non abbiano il piglio e gli strumenti normativi adeguati per agire in contesti così difficili, segnati da vicissitudini che si perdono nella notte dei tempi. Chi è chiamato a gestire i municipi resta in carica per 18/24 mesi ed è costretto - salvo rare eccezioni - a lavorare con funzionari e tecnici che in alcuni casi hanno flirtato con i politici in odor di camorra e contribuito a sfasciare gli enti. Rimuoverli non è impresa agevole. 

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