Condono edilizio negato, aziende pronte a traslocare dal Vesuviano

Condono edilizio negato, aziende pronte a traslocare dal Vesuviano
di Daniela Spadaro
Domenica 10 Gennaio 2021, 12:30
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Sono migliaia le richieste di condono edilizio giacenti negli uffici dei comuni campani e Sant'Anastasia non fa eccezione. Ma è dal paese ai piedi del Monte Somma che arriva l'appello a tutti i parlamentari eletti nella regione, affinché provino a «sanare» una situazione che mette seriamente a rischio tutte le concessioni in sanatoria e stavolta non per mera farraginosità burocratica. Non solo le richieste inerenti le residenze, che nel vesuviano si traducono per lo più in cosiddetti «abusi di necessità» e riferibili ai condoni dell'85 e del '94, ma anche le pratiche relative a richieste di sanatoria invocate da attività commerciali, artigianali, produttive, imprenditoriali.

La spada di Damocle che pende sulla soluzione ormai inseguita da anni è rappresentata da una sentenza della Corte di Cassazione, che in verità ne richiama altre simili dando un'interpretazione precisa alle norme, una sentenza che risale a giugno del 2020 e che mette di fatto in discussione anche i margini d'azione previsti da altre leggi che sui territori già impongono vincoli, come la legge regionale 21 del 2003, quella che istituiva la «zona rossa» del Vesuvio. 

In merito ad un ricorso di privati cittadini, la Cassazione ha, in piena pandemia, creato un precedente arduo da scardinare, sentenziando l'impossibilità di concedere condoni in sanatoria per abusi che superino i 750 metri cubi (dunque poco meno di 250 metri quadrati), si tratti di immobili residenziali, commerciali, artigianali o relativi ad opifici industriali.

Che per effetto dei vincoli, sotto il Vesuvio non si possa più posare un mattone è fatto noto, ma la stessa legge 21 «apriva» di fatto alle attività produttive. Che un precedente dato da una sentenza, pur se della Suprema Corte, non costituisca vincolo normativo è chiaro, almeno in Italia. Ma stavolta l'interpretazione precisa e dettagliata dalla Cassazione, che richiama a sua volta un'ulteriore sentenza del Consiglio di Stato, potrebbe essere, in molti casi è già, saldo deterrente per concedere condoni ad attività imprenditoriali.

Ed è per sventare il rischio, già concretamente fattosi realtà, che gli imprenditori vadano altrove, che da Sant'Anastasia il sindaco Carmine Esposito ha deciso di lanciare un appello ai parlamentari campani. «L'approvazione dei condoni è a rischio, e non metto in discussione le residenze ma le attività d'impresa, quelle produttive in attesa di sanatoria e che avevano lavorato con delle forzature per non andarsene dai nostri territori, in assenza di piani urbanistici decenti dice il sindaco Esposito . Questa sentenza è un precedente pericoloso che ci spinge a chiedere la mobilitazione di tutti i parlamentari campani, di ogni colore, affinché ingaggino una battaglia di giustizia nelle sedi deputate, con correzioni normative».

Sulla materia, il sindaco Esposito ha già incontrato e avuto un confronto con Gianfranco Di Sarno (M5S) e con l'assessore regionale all'urbanistica, Bruno Discepolo. «Ho fatto loro presente continua Esposito che se in virtù di tale sentenza saranno bocciati condoni altrimenti sanabili di attività imprenditoriali, non solo si creeranno gravissimi danni al tessuto economico e allo stesso sviluppo dei nostri territori ma sarà consumata una ingiustizia sociale, nonché una disparità tra imprenditori che, prima di tale sentenza, hanno ottenuto senza colpo ferire le sanatorie».

Al momento sono già circa cinquanta le pratiche di condono, relative ad attività commerciali ed opifici, «archiviate».

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