Coronavirus in Campania, Salvini: «De Luca faccia consegnare le pizze». Plauso di Sorbillo e Associazione Pizzaioli

Coronavirus in Campania, Salvini: «De Luca faccia consegnare le pizze». Plauso di Sorbillo e Associazione Pizzaioli
Giovedì 16 Aprile 2020, 19:43 - Ultimo agg. 17 Aprile, 07:00
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«Salvini? Sono contento se abbiamo l'attenzione di tutti perché la nostra è una situazione drammatica. La consegna a domicilio è permessa ovunque, anche a Wuhan, la Campania è l'unica regione al mondo che la vieta». Così Gino Sorbillo, titolare dell'omonima famosa pizzeria di via dei Tribunali, nel cuore del centro antico di Napoli, commentando all'Adnkronos l'intervento del leader della Lega Matteo Salvini che si è unito ai tanti che chiedono al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca di permettere la consegna a domicilio di pasti caldi, vietata in Campania dall'inizio dell'emergenza coronavirus.

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La consegna a domicilio «non sarebbe la soluzione definitiva - spiega Sorbillo - ma ci permetterebbe di respirare, di andare almeno a filo di gas, anziché di ripartire tra due o tre mesi con uno scenario apocalittico. Abbiamo proposto a De Luca una formula semplice: due sole varianti di pizze, Margherita e Marinara, e solo due dipendenti. Noi facciamo un prodotto che cuoce a 450 gradi, la pizza viene immediatamente messa nel box pizza che è un box per alimenti certificato e i box sono a loro volta impellicolati con pellicola per alimenti, infine il prodotto viene affidato ai runner delle grandi compagnie di delivery. Non vogliamo mandare nostri collaboratori a casa delle persone, non siamo degli untori, semplicemente ci affidiamo alle compagnie di delivery come fanno i grandi colossi della vendita». Sorbillo spiega di aver «apprezzato il pugno duro dimostrato da De Luca durante l'emergenza, ma ora stiamo facendo un cortese e ragionevole appello al confronto. Risediamoci a un tavolo, perché non sono passate due o tre settimane, ma quattro o cinque, e chissà quando riapriremo. Abbiamo bisogno che vengano congelati i fitti dei locali e dei depositi, che vengano rinegoziati i canoni mensili nei mesi successivi alle riaperture che saranno faticose, vorremmo maggiori garanzie e puntualità per la cassa integrazione dei dipendenti che ancora deve arrivare. Intanto però la consegna a domicilio ci permetterebbe di prendere aria, sarebbe un minimo sollievo e farebbe sì che, tra due o tre mesi o chissà quando, potremo riaprire senza dover ripartire da zero».


«Sicuramente l'appoggio di un altro politico è sempre una cosa buona, se è un sostegno sensato e non semplicemente per fare scena politica». Così Stefano Auricchio, direttore generale dell'Associazione verace pizza napoletana (Avpn) che conta l'affiliazione di circa 700 pizzerie a Napoli e nel resto del mondo. «Il nostro governatore ha sicuramente anticipato i tempi rispetto alle chiusure nazionali ed è per merito di ciò che la nostra regione sta avendo meno contagi di altre - spiega Auricchio - il merito quindi gli va dato. Fatta questa premessa, noi come associazione spingiamo politici e governanti a fare una riflessione operativa perché il pericolo è che, finito il coronavirus, avremo una situazione sociale pericolosa e di povertà. Pensare quindi a una soluzione per permettere alle attività commerciali di riaprire e iniziare a far girare l'economia secondo me è una scelta saggia che un politico dovrebbe fare in questa fase. Ci sono regioni che nel pieno della pandemia hanno permesso il delivery, come la Lombardia, e noi che come popolo campano abbiamo dimostrato di essere più attenti di quanto qualcuno pensava, abbiamo ancora alcune restrizioni».

De Luca, sottolinea Auricchio, «ha lanciato un invito per ricevere proposte in merito alla fase 2, immagino quindi che le riflessioni stiano andando in tal senso. È vero che De Luca ha un carattere duro nel porsi, ma non è una persona che non ascolta, questo va detto». Auricchio garantisce che le pizzerie napoletane, dal punto di vista delle garanzie a livello sanitario, «sono già pronte: sono esercizi commerciali già sottoposti da anni alle norme Hccp, mi sento di dire che già adesso sono sicure al pari di un supermercato o di una piccola salumeria visitata quotidianamente dalle persone e dai fornitori. Alle norme Hccp andranno sicuramente aggiunte procedure per marginalizzare ancora di più il rischio, quindi posso dire che le pizzerie sono pronte per seguire tutte le norme che il governatore o la legge nazionale chiederanno loro di rispettare».

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