Coronavirus, l'Esercito in Campania: focolai e periferie osservati speciali

Coronavirus, l'Esercito in Campania: focolai e periferie osservati speciali
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 20 Marzo 2020, 07:30 - Ultimo agg. 11:00
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Ariano Irpino, quattro comuni a sud di Salerno; poi alcuni quartieri di Napoli e Caserta dove - di volta in volta - le Asl segnaleranno il picco dei contagi. Eccoli i posti dove saranno impiegati nell'immediato i tanto invocati militari dell'Esercito, i dissuasori mobili, le sentinelle anti virus. Giovedì pomeriggio, poco prima delle diciotto, a conclusione del comitato per l'ordine pubblico in Prefettura a Napoli le idee sono abbastanza chiare. Oltre ai vertici di Regione e dei comuni interessati, presenti il prefetto partenopeo Marco Valentini e i colleghi di Napoli, Caserta e Salerno. Nei prossimi giorni previsto l'arrivo di 100 unità, sempre e comunque in relazione alle esigenze di altri distretti regionali e in considerazione del temutissimo picco di contagio da corona virus.
 

 

Ma proviamo a ragionare su un livello puramente numerico. Come è noto in Campania l'esercito è già operativo da tempo, nell'ambito del cosiddetto progetto «strade sicure», che punta ad arginare fenomeni di criminalità predatoria: se in Italia, i militari impegnati per «strade sicure» sono 7050, a Napoli fino a questo momento hanno lavorato 720 unità (130 delle quali impegnate notte e giorno sul fronte degli ecoreati in terra dei fuochi): ora a questi 720 soldati, si aggiungono altri cento uomini, sulla scorta di accordi presi sull'asse Roma-Napoli negli ultimi due giorni. In teoria, tutte le risorse dell'esercito impegnate a Napoli e in Campania potrebbero essere usate per contrastare il corona virus, anche alla luce della particolare connotazione delle persone che vengono di volta in volta segnalate o denunciate: in alcuni casi, chi viola l'ordine di stare a casa lo fa per consumare piccoli illeciti o reati di basso profilo, in uno scenario a metà strada tra microcrimine e sopravvivenza. Soddisfazione da parte dello stesso sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che ricorda l'importanza della nuova presenza di soldati in città, dove potranno svolgere anche un ruolo di presidio e di assistenza per chi si trova in condizioni di particolare difficoltà o isolamento.

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Ma torniamo agli accordi tra Palazzo Santa Lucia e i vertici dell'esecutivo. Mercoledì sera la telefonata tra il governatore Vincenzo De Luca e il premier Giuseppe Conte, ieri mattina una nuova conversazione telefonica, questa volta tra il presidente della Regione e i ministri di Interno e Difesa. Una strategia di attacco, più che puramente difensiva, anche alla luce della mission che sposterà cento uomini in più nelle nostre caserme: verificare il rispetto dei decreti del presidente del Consiglio e le ordinanze del presidente della giunta regionale. Faranno deterrenza, ma non solo. Potranno controllare le autocertificazioni mostrate dai cittadini, potranno esercitare un potere di vigilanza attiva. Come in una guerra al contagio e agli irresponsabili.
 

Ma quali sono le prime zone battute dai soldati? Conviene partire dai comuni attualmente in quarantena, quelli cinturati alcuni giorni fa sull'onda di improvvise emergenze: Ariano Irpino, i quattro comuni salernitani di Sala Consilina, Polla, Caggiano e Atena Lucana; per poi passare alla conurbazione che collega Napoli e Caserta. Nel capoluogo partenopeo, saranno battute con maggiore insistenza le aree mercatali: alla Pignasecca, ad esempio, ma anche al Vomero. 

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