Coronavirus e fase due, duello sui confini tra De Luca e Fontana

Coronavirus e fase due, duello sui confini tra De Luca e Fontana
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 22 Aprile 2020, 08:00 - Ultimo agg. 23 Aprile, 08:05
4 Minuti di Lettura

Nessun passo indietro. Il governatore Vincenzo De Luca chiede di limitare, dopo il 4 maggio, la movimentazioni tra le regioni (o magari, sembra di capire, tra aree) e il collega della Lombardia Attilio Fontana che non ne vuole affatto sapere: «Insostenibile per la Lombardia e per l'Italia». Il governatore della Lega e quello del Pd incrociano le lame ieri sera a «Porta a Porta». E fermo restando il ribadire dei rapporti di collaborazione, i due non arretrano di un millimetro sulle proprie posizioni: tra Fontana che preme il piede sull'acceleratore, nonostante i numeri della tragedia nella sua regione, e De Luca che mette il freno a mano sulla fine del lockdown anche se i contagi giornalieri (in tutta la Campania) da giorni sono scesi a meno di 50 (ieri 50 in tutta la regione su 2.153 tamponi, e otto morti).

LEGGI ANCHE La grande frenata di ricoveri: solo 1 su 4 in ospedale

Le proiezioni sulla data della fine del contagio Covid illustrati nel salotto tv di Rai 1 sono impietosi: mediamente nel Sud è fissata per la prima decade di maggio; a fine giugno per la Lombardia. Ed è benzina nel motore di Vincenzo De Luca. «Nelle ultime settimane assisto a una banalizzazione del problema: il virus sembra meno aggressivo ma occorre grande rigore perché - incalza - sarebbe un errore drammatico immaginare che il problema sia alle spalle. Per questo serve equilibrio tra ripresa economica e sociale ma anche per tutelare la salute delle famiglie».

Ma nessuno dei due la mette sul piano dello scontro personale. «C'è sempre stata grande collaborazione con De Luca: abbiamo solo - premette Fontana - espresso due pareri diversi. Una riapertura deve esserci perché c'è il rischio che si debba convivere con il virus ancora per mesi. Servono stili diversi ma occorre una mossa: è impossibile stare chiusi sino al 20».
 


Non ne vuole affatto sapere però l'ex sindaco di Salerno che ricorda il weekend di inizio marzo quando dal Nord partirono, nella notte, treni pieni di gente verso il Mezzogiorno. «Qualche settimana fa abbiamo avuto un problema serio e drammatico per il Sud: quando si sono riversati nei nostri territori moltissime persone per motivi non urgenti e - ricorda - abbiamo corso il rischio di un'invasione. E non c'è stata sol perché li abbiamo messi in quarantena una volta arrivati. Il nostro problema è che ora accada qualcosa del genere: il liberi tutti è un atto di totale irresponsabilità. Dobbiamo - avverte - aprire tutti ma non nello stesso modo. Io credo che dobbiamo per lo meno limitare la mobilità alle regioni di appartenenza come accade ora per i comuni». Insomma nessun passo indietro sul quel blindare i confini campani scandito a chiare lettere da De Luca la scorsa settimana. Ipotesi che il governatore della Lega non vuole prendere affatto in considerazione: «Tocca al governo e non al premier decidere ma - avverte - limitando le movimentazioni tra le persone si rischia di creare una situazione insostenibile. E se dovessimo attendere la fine del contagio dovremmo arrivare sino a fine giugno: sarebbe insostenibile per la Lombardia e per resto del Paese». E aggiunge: «Non vogliamo mica infettare nessuno. Ok ad aperture diversificate ma no a chiudere la mobilità tra le regioni».
 
 

E qui De Luca passa al contrattacco. «Anche oggi la mobilitazione delle merci è consentita, come per quelli che vanno in giro per motivi di salute o per altre ragioni serie. Questo elemento di rigore - avverte il governatore democrat della Campania - lo dobbiamo tenere in piedi ancora per un po' di tempo». E, infine, rivendica le misure draconiane per la Campania: «Noi abbiamo assunto decisioni più rigorose perché abbiamo la maggiore densità di popolazione in Italia: siamo ai livelli di Singapore con 1.500 abitanti per chilometro quadrato.
Questa è l'unica regione nella quale non si può sbagliare, perché se si sbaglia viene un'ecatombe. Nessuno - conclude - vuole mettere le barriere o i cavalli di Frisia da qualche parte ma serve prudenza. Ma vale anche per chi da Napoli vuole andare a Milano. E solo per alcune settimane». E Fontana sembra giocare in difesa: «I primi che non si vogliono infettare sono i Lombardi e men che mai vogliamo infettare gli altri». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA