Coronavirus in Campania, De Luca allo scontro con Provenzano: «900 milioni bloccati per un timbro»

Coronavirus in Campania, De Luca allo scontro con Provenzano: «900 milioni bloccati per un timbro»
di Adolfo Pappalardo
Sabato 18 Aprile 2020, 08:00 - Ultimo agg. 16:08
5 Minuti di Lettura

«Chiudiamo la Campania». Vincenzo De Luca avverte i suoi colleghi del Nord ed è pronto, se insistono ad accelerare sulla fine della quarantena, ad attuare misure eccezionali. «Chiuderemo i confini se insistono», dice rivendicando il massimo principio autarchico possibile nel corso della sua diretta settimanale sui social network. Nel mezzo anche una sciabolata al ministro per il Sud Peppe Provenzano per «ritardi burocratici» ma l'esponente di governo ribatte: «Siamo noi che aspettiamo le risposte della Campania».

LEGGI ANCHE «Epidemia sotto controllo in Campania»

Il presidente della Regione, senza tanti giri di parole, si eleva a condottiero: «Non era facile salvare la Campania ma noi l'abbiamo salvata contro tutte le aspettative», avverte lui promettendo come «a metà maggio saremo fuori dall'emergenza se saremo rigorosi a rispettare le misure di sicurezza». Ad allentarle, invece, non ci pensa proprio. Compreso concedere l'ok al cibo d'asporto a tutt'oggi vietato solo in Campania. «Vedremo tra qualche giorno», dice a ristoratori e pizzaioli che ieri pomeriggio si attendevano il sospirato via libera. Niente. E pure sull'attenuazione delle misure anti-Covid come hanno fatto i colleghi di veneto e Liguria si trincera dietro alle norme: «Possiamo solo fare ordinanze più rigorose rispetto al governo, non attenuarle». Poi il tema scottante delle riaperture a breve su cui spingono i governatori di Lombardia, veneto e Piemonte. Anche anticipando il 4 maggio nonostante le curve del contagio siano ancora alte. «In Lombardia abbiamo registrato circa mille nuovi contagi. Nel Veneto, che sta messo meglio, abbiamo registrato quasi 400 nuovi contagi. Nel Piemonte abbiamo registrato 800 nuovi contagi. Questa è la realtà», è la premessa di De Luca che scandisce come in Campania da giorni la quota è sotto i 90. Eppure le tre regioni sono le stesse che spingono per aprire, anche prima del 4 maggio. «Se dovessimo avere corse in avanti in Regioni dove c'è il contagio così forte, la Campania chiuderà i suoi confini. Faremo una ordinanza per vietare l'ingresso dei cittadini provenienti da quelle regioni», tuona De Luca ricordando come i contagi si siano diffusi nel Mezzogiorno quando trapelò la notizia del blocco degli spostamenti ad inizio marzo. Ma la soluzione alle fughe in avanti potrebbe arrivare già oggi o al massimo domani: con la cabina di regia convocata dal premier Conte per uniformare le uscite dal lockdown di tutte le regioni ed evitare le fughe in avanti da parte dei governatori del Nord. O comunque potrebbe passare la linea che siano le Regioni a poter decidere se accogliere o no da chi proviene da fuori. Insomma, De Luca potrebbe solo essersi portato avanti. Poi in serata chiarisce: «L'apertura totale di una regione deve essere decisa a livello centrale sulla base di decisioni scientifiche, ed è una decisione che coinvolge tutto il resto del Paese. Per questa ragione - spiega - dovrà andare in quarantena chi arriva da regioni dove c'è un livello altissimo di contagio. E ancora riduzione del numero dei treni provenienti da quei territori e controlli rigorosi alle stazioni ferroviarie».
 


Ma De Luca duella anche con gli esponenti del Pd, il suo partito. «Ho avuto un colloquio telefonico - dice sempre il governatore - con il premier Conte al quale ho chiesto di intervenire in maniera rapida perché di questi tempi non ci possiamo prendere il lusso di perdere 5 mesi per un timbro, come avviene con il ministero del Mezzogiorno». È un attacco frontale a Provenzano, il ministro democrat legatissimo al vicesegretario nazionale del Pd Orlando e al segretario Zingaretti «per 900 milioni del fondo sociale europeo», bloccati per pastoie burocratiche, a suo dire, al ministero. E sollecita il premier Conte ad intervenire. Il ministro Provenzano però non tollera affatto la sortita e attacca per evitare che le cronache lascino traccia solo della versione deluchiana. «De Luca sarà molto impegnato e forse non avrà avuto modo di parlare coi suoi uffici e sollecitarli ad adempiere agli obblighi amministrativi previsti che il mio ministero ha richiesto da tempo, su cui ha il dovere di verificare e controllare e non di mettere timbri. Non so come funziona la sua amministrazione: la mia, in generale, vorrei dirglielo, lavora e non mette timbri», è la risposta secca del ministro Provenzano. E racconta una versione diversa di questi fondi che rivendica De Luca: «Siamo noi che aspettiamo le risposte della Regione Campania e siamo disponibili a procedere senza indugio. È un'attività che deve vedere una leale collaborazione istituzionale, visti i ritardi accumulati». «Oggi (ieri, ndr) gli ho scritto ricordandogli, tra l'altro, il miliardo e mezzo di risorse fin qui non impegnate e nemmeno programmate dalla Regione che aspettano soltanto la sua iniziativa.
Altro che i 600 milioni da rimodulare insieme. In ogni caso - conclude - avevo già dato la mia personale disponibilità ad affrontare con la Campania eventuali problemi, non ho ricevuto risposta». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA