La Corte Ue boccia l'Italia: «Trovi una casa ai rom di Giugliano»

La Corte Ue boccia l'Italia: «Trovi una casa ai rom di Giugliano»
di Maria Rosaria Ferrara
Domenica 19 Maggio 2019, 08:30
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Sarà il governo italiano a dover risolvere la scottante questione rom di Giugliano. È giunto sino alla Corte Europea dei diritti dell'uomo il caso dei 450 rom sgomberati lo scorso 10 maggio dal campo di via Vaticale, e proprio l'organo giurisdizionale internazionale si è pronunciato imponendo all'Italia di fornire un alloggio alle oltre 70 famiglie che da quasi dieci giorni sono senza un tetto. A portare il caso all'attenzione della Corte, con sede a Strasburgo, l'associazione «21 luglio ed European Roma Rights Centre». I giudici hanno riconosciuto il diritto all'unità familiare, la necessità di adottare misure provvisorie e han così dato mandato al governo di intervenire e fornire una soluzione dignitosa. Dalla sera dello sgombero gli oltre 400 rom vivono in un'area di via Carrafiello, a pochi metri dal vecchio campo, senza acqua potabile, energia elettrica e servizi igienici. Tutti loro da sempre rivendicano l'essere giuglianesi, mostrando a chi in questi giorni si è recato sul posto per aiutarli e offrire solidarietà, documenti e passaporti. «L'arretramento dei diritti delle comunità più marginalizzate, registrato in Italia soprattutto nell'ultimo anno, oggi segna un clamoroso stop - ha detto Carlo Stasolla, presidente dell'associazione 21 luglio, che dopo la decisione della Corte ha interrotto lo sciopero della fame iniziato domenica scorsa - Su Giugliano da oggi l'Europa ha acceso un faro che illumina tutta l'Italia e che tutti abbiamo il dovere di mantenere acceso: il faro dell'antidiscriminazione e dei diritti sanciti dall'articolo 2 e 3 della Costituzione italiana». L'associazione, che segue i rom già da quando risiedevano nel cosiddetto «fosso», ha anche indetto una conferenza stampa alla Camera dei deputati con Riccardo Magi, deputato di Più Europa, padre Alex Zanotelli e il consigliere comunale pentastellato Nicola Palma. «Finalmente la questione passa a livello nazionale sia come responsabilità che come attenzione - commenta Palma - Il governo spero affronti la situazione con il piglio giusto e risolva una volta e per sempre questa vicenda sia per loro che per i giuglianesi».
 
Ma facciamo un passo indietro. La questione rom parte da lontano. La comunità in questione ha sempre vissuto nella zona Asi fin quando non furono allontanati e iniziarono a vagare per il territorio cittadino. La soluzione fu la costruzione di un campo a Masseria del Pozzo, di fianco una discarica, che poi fu chiuso per motivi sanitari. Ed è in quel momento che i 450 rom si stabilirono nel campo sgomberato dieci giorni fa. Un terreno di proprietà privata che prima del loro arrivo era una ex fabbrica di fuochi d'artificio dove scoppiò un incendio. Intanto, negli anni si è continuato a discutere di «emergenza rom». L'alternativa individuata nel 2016 da Ministero dell'Interno, Regione e Comune fu quella di costruire un ecovillaggio in zona Ponte Riccio che prevedeva moduli abitativi e percorsi di inclusione. Soldi stanziati, varianti approvate: l'iter sembrava andare spedito. Poi improvvisamente il progetto svanì: i fondi destinati non bastavano.

Quel piano venne osteggiato sin da subito dal centrodestra cittadino che raccolse le firme per indire un referendum. Il caso arrivò anche nelle aule dei tribunali. Lo scorso aprile, al momento dell'annuncio dello sgombero in consiglio comunale, il sindaco Antonio Poziello mise al corrente l'aula anche della volontà di utilizzare parte dei fondi previsti per l'ecovillaggio per politiche di integrazione.

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