Cosa rossa, in campo anche Bassolino: «Pronto a dare una mano»

Cosa rossa, in campo anche Bassolino: «Pronto a dare una mano»
di Paolo Mainiero
Domenica 3 Dicembre 2017, 11:04
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«Vado per ascoltare», chiarisce. Da «senza partito per la prima volta in vita mia» quale si ritrova dopo essere uscito dal Pd, Antonio Bassolino sarà oggi a Roma all'assemblea nazionale della sinistra che incoronerà Pietro Grasso leader. «Sono stato invitato», dice. Non è una ripartenza, perchè la sinistra è sempre stato il suo mondo. «Partecipo con piacere, con le mie idee», scrive su Facebook, e sono le idee di chi pensa che il lavoro resti il principale referente sociale. «L'augurio - sostiene - è che cresca un soggetto radicato nel mondo del lavoro, aperto ad altre forze sociali e culturali di rinnovamento, impegnato nella costruzione di un nuovo e largo centrosinistra».

La rottura con il Pd è stata traumatica ma non improvvisa. Da tempo il rapporto si era sfilacciato; soprattutto il rapporto umano, quello che, per uno cresciuto nel Pci, fa davvero la differenza in un partito. Da Roma il silenzio è stato assordante, se si escludono telefonate dovute a rapporti personali. Meglio allora tagliare definitivamente il cordone ombelicale e rifugiarsi a sinistra non per una operazione nostalgia ma per provare a unire. A unire partendo da un'altra prospettiva, con la consapevolezza di chi sa che è ormai tardi per costruire un'alleanza con il Pd. Troppo logori i rapporti personali, molto ampie le distanze politiche, e poi quella legge elettorale che per Bassolino ha nel voto di fiducia il peccato originale. Perchè blindare la legge, è la sua riflessione, ha impedito di inserire almeno il voto disgiunto che avrebbe potuto consentire un'alleanza elettorale come fu la desistenza ai tempi del Mattarellum.
 
La costruzione di un nuovo e largo centrosinistra diventa quindi non un obiettivo per il prima, ma per il dopo le elezioni, quando i numeri potrebbero imporre un'alleanza parlamentare. Con una premessa che per Bassolino è fondamentale, e cioè che la campagna elettorale non si riduca a una battaglia all'ultimo sangue che finisca per favorire M5s e destre ma che, anzi, si svolga in un confronto anche serrato ma civile perchè così sarà più facile ritrovarsi dopo. Unire e allargare resta quindi l'orizzonte politico di Bassolino, così come è sempre stato nella sua lunga stagione politica, da sindaco e soprattutto da presidente della Regione, quando in Campania in nome del bene primario (gli equilibri nazionali) accettò la coalizione dall'Udeur a Rifondazione.

Se il ritrovato impegno «in questa grande parte del mio mondo», come disse partecipando alla festa di Mdp, possa tradursi in un impegno diretto, magari in una candidatura è prematuro dirlo. Di certo c'è che Bassolino è intenzionato a dare una mano per riunire e creare un vasto soggetto politico che abbia il collante nel mondo del lavoro, in una sua accezione moderna. Un mondo, come scrive per annunciare la sua presenza oggi a Roma, che vada oltre i protagonisti vecchi e nuovi della politica ma aggreghi intellettuali e personalità della cultura e sappia parlare ai lavoratori e dialogare con sindacati e imprese.
 
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