«Così salviamo i giovani di Napoli», patto tra il cardinale Sepe e De Luca

«Così salviamo i giovani di Napoli», patto tra il cardinale Sepe e De Luca
di Maria Chiara Aulisio
Giovedì 23 Luglio 2020, 09:30
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Una collaborazione istituzionale, destinata a durare tre anni, tra la Regione e la Conferenza episcopale campana nata con l'obiettivo di mettere in atto azioni di contrasto alla marginalizzazione sociale attraverso la valorizzazione del ruolo delle parrocchie nella comunità civile e pastorale. Un progetto ambizioso, fortemente voluto dal cardinale d'intesa con il governatore, che rivolge lo sguardo, in modo particolare, ai quartieri a rischio dove la mancanza di attività - e di strutture adeguate - rende particolarmente difficile la crescita, sana, dei più giovani. In rioni dove manca perfino un campetto da gioco, o una sala dove incontrarsi per passare le serate, è più facile che i ragazzi finiscano in strada senza obiettivi e nella totale inattività. Nulla di più pericoloso. Bullismo, cyberbullismo, abuso di alcol e sostanze stupefacenti sono solo alcuni dei rischi che corrono quotidianamente in assenza di un percorso di crescita diverso da quello che troppe volte hanno davanti.
 

 

Questa mattina, presso la sede della giunta, in via Santa Lucia, il cardinale Crescenzio Sepe e il governatore Vincenzo De Luca sottoscriveranno un accordo destinato a portar via dalla strada il maggior numero di giovani possibile. I cosiddetti ragazzi a rischio che vivono nelle aree periferiche emarginate dove la dispersione scolastica è sempre in aumento, i servizi sociali sono insufficienti e i fondi comunali tardano ad arrivare a chi si occupa di loro. Ragazzini spesso violenti ma che non sempre fanno parte di famiglie di malviventi, con tutte le carte in regola, se ben guidati, per imparare a vivere nella legalità.

Da qui la necessità di intervenire e l'idea di una concreta collaborazione tra Sepe e De Luca. Nel corso di queste ultime settimane, infatti, sono stati definiti - e ben strutturati - percorsi di integrazione, piani di attività educative, sociali, ludiche e ricreative «al fine di rispondere all'esigenza di costruire un patto educativo tra i diversi soggetti quali - si legge nel protocollo - la famiglia, le istituzioni pubbliche e private, l'associazionismo, il privato sociale e il volontariato, riconoscendo pari dignità a tutti, pur nella diversificazione di funzioni, ruoli e compiti istituzionali». Tre gli ambiti individuati per perseguire tali obiettivi e, dunque, intercettare i bisogni principali rilevati.
 

«Affettività» al primo punto. «Dopo il Covid - si legge nel protocollo d'intesa - è ancor più necessario favorire la creazione di modelli di solidarietà radicati nella fraternità di relazioni stabili in questo tempo di precarietà. In particolare, educare i giovani a recuperare una socialità e una affettività che contribuiscano a una crescita armonica della persona». Destinatari privilegiati: gli adolescenti. Al punto secondo si parla di «dispersione scolastica», problema mai risolto. I firmatari dell'accordo si impegnano a sostenere - anche tramite il «volontariato a titolo gratuito» - «quelle esperienze che sul territorio lavorano per evitare che i ragazzi abbandonino troppo in fretta la scuola, implementandone di nuove lì dove dovessero servire». In questo caso i destinatari sono gli studenti universitari e i ragazzi che si avviano alla maturità. Terzo e ultimo punto: l'«orientamento al lavoro». Il protocollo parla chiaro: «Favorire la realizzazione di progetti orientati alla promozione di un lavoro creativo, solidale, sostenibile». Facile immaginare a chi si intende rivolgersi: «giovani in cerca di lavoro o che già hanno una propria idea di impresa». Infine, la promessa di De Luca: «La Regione - si legge nelle ultime righe dell'accordo - si impegna a promuovere e supportare iniziative, strumenti e progetti di contrasto alla marginalizzazione sociale e relazionale dei giovani».

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