Covid in Campania, De Luca rinuncia all'ospedale da campo: si farà in Calabria

Covid in Campania, De Luca rinuncia all'ospedale da campo: si farà in Calabria
di Gigi Di Fiore
Venerdì 13 Novembre 2020, 08:51 - Ultimo agg. 13:01
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È stato un tira e molla andato avanti una mezza giornata. La Campania ha avuto il suo ospedale da campo militare, poi l'ha perso in poche ore. Annunci, impegni e contro annunci, con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a dire l'ultima e definitiva parola su una struttura che sarebbe stata allestita in tre giorni, come è avvenuto a Perugia.


L'ANNUNCIO
Mercoledì sera, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel comunicare le sue informazioni sull'emergenza Covid avverte che «se ci sono segnalazioni diffuse di criticità sulle strutture sanitarie della città di Napoli serve dare un segnale». Dietro le parole all'apparenza criptiche, si nascondono una serie di contatti avviati con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per ottenere maggiore collaborazione dell'Esercito per arginare le difficoltà del sistema sanitario.
A Guerini il premier chiede più presenza di militari per le strade nel controllo degli assembramenti, ma anche la possibilità di allestire a Napoli un ospedale da campo militare per aumentare i posti letto.

Dall'inizio della seconda fase, è una strada già seguita a Perugia. In tre giorni, è stato allestito un ospedale da campo inaugurato ieri con personale sanitario militare. Di ritorno da un impegno all'estero, il ministro Guerini dà la sua disponibilità. Viene naturalmente investito anche il Comando operativo di vertice interforze (il Coi), per coordinare le disponibilità e l'organizzazione logistica di uomini e mezzi. Non si sa ancora dove sia possibile montare l'ospedale da campo, ma le prima ipotesi esaminano la soluzione dell'area dell'Ospedale del mare. Sull'esempio di Perugia, dove la struttura militare è stata montata accanto l'ospedale Santa Maria della Misericordia.


La macchina è pronta per partire, ma c'è comunque bisogno di coordinarsi con la Regione Campania, responsabile principale degli interventi in materia sanitaria sul territorio. Le indiscrezioni sulla possibilità di un ospedale da campo militare a Napoli, avallata dalla Protezione civile, cominciano a circolare: 45 posti letto con possibilità di incremento fino a 80, 5 posti letto di terapia intensiva aumentabili fino a 10. E poi, un laboratorio strutturato di biologia molecolare per i tamponi. Nelle ipotesi di mercoledì sera, viene valutata la possibilità di fornire una struttura chiavi in mano. Compresi gli anestesisti, anche se l'Esercito ne ha solo 40 in servizio e molti sono in missione all'estero.

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LA RETROMARCIA
Il via libera deve attendere e, nella frenetica rincorsa alle indiscrezioni, il presidente De Luca si sente scavalcato e soprattutto bocciato nelle sue decisioni e nelle sue programmazioni. Lamenta di non aver ricevuto dalla Protezione civile risposta adeguata alle richieste di medici e infermieri e rifiuta in blocco l'ipotesi dell'ospedale da campo militare. In un post su Facebook, come sua abitudine, chiarisce il suo pensiero: «Si sta diffondendo la notizia che l'Esercito verrà a montare un ospedale da campo nella nostra regione. Nessun ospedale da campo verrà in Campania. L'unica nostra richiesta è da tempo l'invio di medici, e da questo punto di vista le risposte non sono arrivate. Il resto è sciacallaggio».


Ipotesi bocciata da chi si è sentito giudicato e bocciato nel suo impegno sull'emergenza, mentre sollecitava più controlli nelle affollate strade napoletane e rinforzi di personale sanitario. E gli ha replicato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia: «Non si risolvono complessità di questa natura polemizzando ma lavorando nel merito dei problemi e collaborando 24 ore al giorno. Abbiamo grande rispetto per il lavoro di ogni presidente perché lo facciamo insieme da otto mesi».


LE RINUNCE
Il 9 ottobre, De Luca aveva chiesto alla Protezione civile 600 medici e 800 infermieri. In Campania, sono arrivati 22 medici mentre in 20 hanno rinunciato. Di infermieri, invece, ne sono arrivati 70 e altrettanti hanno rinunciato. Ancora più desolanti i numeri degli anestesisti: sui 21 inviati, in 7 sono in servizio mentre 14 hanno rinunciato. Uno scenario che spiega come non tutti i sanitari se la sentono di mettersi a disposizione in prima linea su indicazione della Protezione civile. In questa realtà, l'ospedale da campo militare, bocciato dalla Regione Campania, viene dirottato in Calabria dove è stato richiesto. Oggi potrebbero esserci i primi sopralluoghi.
 

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