Il governo salva il Comune di Napoli: accordo sul debito, allo Stato il 77%

Il governo salva il Comune di Napoli: accordo sul debito, allo Stato il 77%
di Luigi Roano
Venerdì 16 Marzo 2018, 06:56 - Ultimo agg. 12:34
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La fumata è bianca, mancano davvero solo le firme: «Una questione tecnica che sarà risolta tra oggi e l'inizio della prossima settimana. La cosa fondamentale è che è stato condiviso l'accordo sulle percentuali da accollarsi: allo Stato il 77%, al Comune il 23%. Abbiamo toccato con mano il grande lavoro del premier Paolo Gentiloni che ringraziamo» racconta Attilio Auricchio che sintetizza così l'esito del vertice a Palazzo Chigi con il quale si mette una pietra sopra il debito con il Cr8 del Comune da 85 milioni.
 


Prima di approfondire gli aspetti tecnici dell'accordo il sindaco Luigi de Magistris precisa i contorni della vicenda: «L'incontro di Roma tra i vertici di Palazzo Chigi e quelli del Comune di Napoli è andato bene - si legge in una nota del Comune - si è trovato l'accordo sulla ripartizione del debito Cr8. Nei prossimi giorni verrà definita formalmente l'intesa e questo aprirà la strada per l'eliminazione dell'intero pignoramento sulla cassa del Comune. Esprimiamo soddisfazione per l'incontro».
 
Il sindaco però già guarda al 2019: «Comincia ora il secondo tempo, che consiste nell'eliminazione del paradosso, dell'ingiustizia e della beffa di sanzioni che sono derivate da un debito del 1981 che mai era stato pagato». L'ex pm fa riferimento alla sentenza delle Sezioni riunite della Corte dei Conti della settimana scorsa che hanno bocciato il ricorso del Comune e dunque anche il bilancio del 2016. Per le Sezioni riunite il Comune doveva inserire nel bilancio di quell'anno il debito con il Cr8, e anche una parte di quello con il Commissariato per l'emergenza rifiuti, debito che al pari di quello con il Cr8 viene da altre epoche. In totale si tratta di 114 milioni. Di qui la sanzione che - come prevede la norma - deve essere pari al debito non riconosciuto e dunque di 114 milioni che dovranno essere pagati in un'unica soluzione a partire dal 2019, sotto forma di minori trasferimenti erariali da parte dello Stato. Una brutta gatta da pelare.

La sentenza delle Sezioni riunite è inappellabile e le norme sono chiare: per gli enti che violano il saldo di finanza pubblica - è il caso di Palazzo San Giacomo - la sanzione è una multa pari alla somma evasa, si tratta nella sostanza di un atto illegittimo. La fattispecie che più temevano in Comune. Non ci sarà il default, però essendo un ente già in predissesto - con obbligazioni finanziare da rispettare - Palazzo San Giacomo corre il rischio di trovarsi in cassa qualche manciata di milioni per pagare a stento gli stipendi.

Due conti per capire come stanno le cose. Lo Stato trasferisce al Comune tra i 300 e i 315 milioni l'anno, salvo ulteriori tagli. Palazzo San Giacomo deve pagare per i prossimi tre lustri 90 milioni l'anno per sanare il debito storico da 1,6 miliardi. Se a questi si aggiungono i 114 milioni della multa ci sarebbero minori trasferimenti per oltre 200 milioni. Resterebbero in cassa solo un centinaio di milioni. Significa che tutti i servizi, dai trasporti al welfare, dovrebbero essere finanziati con entrate proprie. È vero che per affrontare questa eventualità è stato messo in campo un piano di rientro lacrime e sangue che vede corpose dismissioni immobiliari e mobiliari, tuttavia i risultati è difficili che si vedranno già a partire dal 2019, di qui la rabbia di de Magistris che dovrebbe amministrare Napoli senza soldi facendo affidamento solo su quelli in conto capitale. Vale a dire sui soldi che arrivano per i grandi progetti come la metropolitana e il «Patto per Napoli», che però sono vincolati. Inoltre, la sanzione comminata dalle Sezioni riunite - oltre alla multa - prevede anche il divieto di contrarre mutui o indebitamento, assunzione di personale e tanto altro, insomma il Comune nel 2019 avrà le mani legate salvo che il nuovo Parlamento non cambi le normi attuali, ed è questo l'obiettivo politico che si è posto l'ex pm.

Torniamo al vertice di Palazzo Chigi. A testimonianza dell'importanza attribuita dal governo Gentiloni all'appuntamento, quella di ieri è stata una «riunione plenaria», ovvero con tutti gli organismi della Presidenza del Consiglio preposti a prendere le decisioni tecniche - atteso che il via libera politico era già arrivato - intorno allo stesso tavolo.
Ovvero il segretario generale di palazzo Chigi Paolo Aquilanti, il vicesegretario Luigi Fiorentino, il capo della segreteria politica del Premier Antonio Finiciello e il prefetto Carlo Schilardi, che regge le redini del Commissariato post terremoto del 1980. Per il Comune, oltre ad Auricchio, il capo dell'Avvocatura Fabio Ferrari e il ragioniere generale Raffaele Grimaldi. «Al prefetto Schilardi - conclude Auricchio - va il mio ringraziamento perché è stato prezioso nel definire bene i contorni della situazione».

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