Mettetevi comodi: il duello finale di De Luca contro il Pd è appena iniziato. L’attacco, durissimo, contro il suo partito alla serata conclusiva della festa dell’Unità di Napoli, due sere fa, quindi è stato solo un piccolo assaggio. Perché all’orizzonte c’è una guerra ai dem con un libro in uscita a fine mese che ha un titolo inequivocabile: «Nonostante il Pd», per i tipi della Piemme. E ne vedremo, anzi ne leggeremo, delle belle se la scheda di presentazione riassume così l’ultima fatica letteraria del governatore: «Al Pd parlo con il linguaggio mio, non con le parole figlie del parassitismo, delle cooptazioni, e delle miserie personali, non essendo io debitore di nulla a nessuno; anzi, avendo fatto quello che ho fatto, non grazie al partito (quale che ne fosse il nome), ma nonostante il partito, da sempre».
Il libro è «un’operazione-verità che sfata luoghi comuni e pregiudizi atavici, senza alcun fondamento» ma soprattutto «non risparmia critiche feroci verso i suoi colleghi, verso il partito democratico - il suo partito - in cui spesso si è sentito protagonista poco gradito, traccia il percorso possibile di una rinascita, attraverso soluzioni pratiche e di buon senso», spiega sempre la casa editrice nella presentazione. E così, con il libro, si spiegherebbe anche l’annuncio dell’altra sera di De Luca alla Festa dem durante l’intervista pubblica con il giornalista Luigi Vicinanza:
«Un tour nelle piazze italiane per presentare - sono le parole di Vincenzo De Luca - una piattaforma programmatica e fare un dibattito sui temi di attualità: per portare avanti un’idea diversa di partito. Perché il Pd è assente su molti temi». Una sorta di discesa in campo, usando le presentazioni del libro, per incontrare una platea più ampia che vada oltre il suo pubblico naturale, quello campano. Non certo per scalare il partito ma per indossare gli abiti inediti di «segretario ombra» del Pd.
Con l’obiettivo, tra due anni, di correre per il terzo mandato. Che poi è l’argomento che infiamma e divide il partito napoletano anche se il governatore andrà dritto per la sua strada: «De Luca - ha detto usando la terza persona - fa quello che vuole e il destino della Campania si decide qui non lo fanno certo i parassiti che sono a Roma...». Un intervento, il suo,che ha di nuovo infiammato a temperature infernali gli animi dei democrat napoletani. «L’intervento finale alimenta un clima di rissa interna», dice Francesco Dinacci, presidente del Pd di Napoli riferendosi proprio alle parole del governatore. Un’ora circa in cui l’ex sindaco di Salerno ne ha dette di ogni contro il suo partito. Dalla segretaria nazionale Elly Schlein («alle ultime regionali ho preso il triplo dei voti suoi alle primarie») passando per i parlamentari locali, senza mai nominarli, colpevoli di aver messo in dubbio, pubblicamente e proprio alla festa di partito, il suo terzo mandato.
E, senza un accenno di De Luca, notavano ieri i dem partenopei a trazione Schlein, alla decisione del commissario Misiani di dare il via al congresso regionale all’inizio del 2024. Scelta, quella del parlamentare bergamasco, che doveva servire proprio a rasserenare gli animi e ad andare incontro alle richieste del governatore. Tutto vanificato. E ieri in molti sostengono come, dopo l’ultima sortita deluchiana, il congresso campano sia destinato a slittare. A dopo le Europee, probabilmente. «Non sciupiamo lo straordinario lavoro di militanza che ci ha consentito di organizzare la Festa dell’Unità. Abbiamo svolto - spiega il presidente del Pd Dinacci - una manifestazione politica con tanti luoghi di incontro e confronto tra militanti, dirigenti, giovani, personalità politiche e civiche, che credono come a Napoli si possa costruire un nuovo Pd: più aperto, più unitario e più plurale».
Poi aggiunge: «Una nuova militanza, a sinistra, può nascere solo dalla discussione sui contenuti e sulle proposte per il futuro, come abbiamo fatto alle Terme di Agnano per quattro giorni, dove abbiamo chiamato al confronto anche tutte le forze del campo largo valorizzando il modello Napoli ed evidenziando il ruolo centrale del Pd per la costruzione dello schieramento progressista». Infine il passaggio in cui viene stigmatizzato proprio l’intervento di De Luca: «Invece ho ascoltato parole dall’intervento finale che alimentano un clima di rissa interna. Solo un nuovo Pd, più coraggioso e meno autoreferenziale, può consentirci di guardare al futuro con fiducia anche a Napoli in vista delle Europee». Mentre il gruppo deluchiano fa quadrato attorno al governatore. «L’ostilità per il terzo mandato di De Luca è - spiega il consigliere regionale Diego Venanzoni - francamente bizzarra, se non grottesca. Tanto più se proviene da una parte più o meno rappresentativa del Pd. Questa guerra alla persona è diventata inaccettabile sotto tutti gli aspetti».
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