De Luca indagato. Il presidente sapeva dell’inchiesta ma negò: voleva prima essere ascoltato da Pignatone

De Luca indagato. Il presidente sapeva dell’inchiesta ma negò: voleva prima essere ascoltato da Pignatone
di ​Gerardo Ausiello
Sabato 21 Novembre 2015, 11:12 - Ultimo agg. 12 Novembre, 08:40
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De Luca sapeva. Sapeva di sicuro dal 29 ottobre. È stato proprio il governatore della Campania a rivelarlo ieri pomeriggio, smentendo clamorosamente quanto lui stesso aveva sostenuto poche ore prima in una nota ufficiale.



È tutto nero su bianco, nella lettera con cui il presidente della Regione scrive al procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone chiedendo di volersi sottoporre «ad interrogatorio nella prospettiva di un chiarimento della sua posizione e della sua completa estraneità rispetto ai fatti per cui si procede».



I fatti sono quelli venuti alla luce in queste ore, ovvero la presunta trattativa per un incarico al marito del giudice Anna Scognamiglio, relatore della sentenza con cui il Tribunale civile di Napoli ha confermato il reintegro del governatore a Palazzo Santa Lucia sospendendo gli effetti della legge Severino. Il 29 ottobre, dunque, De Luca sapeva di essere indagato insieme con l’allora capo della segreteria politica Nello Mastursi, anche se non conosceva tutti i dettagli dell’inchiesta.



Da quel momento e fino alla sera del 6 novembre, però, non interviene e resta in attesa di essere convocato dalla Procura di Roma, convocazione che non arriva. Nella sera di venerdì scorso la svolta. Mastursi, a cui il 19 ottobre la polizia aveva anche sequestrato il telefonino nell’ambito delle perquisizioni a casa e in ufficio, capisce che la situazione si sta complicando e decide di rimettere il mandato. Il faccia a faccia con De Luca si tiene tuttavia il giorno seguente, sabato mattina, quando inizia a consumarsi la rottura tra il governatore e il suo ormai ex fedelissimo, uomo macchina della campagna elettorale («la mano sul fuoco la metto solo su di me, neppure sui miei collaboratori», dirà poi scaricandolo). Un divorzio doloroso che viene alla luce solo due giorni dopo, lunedì 9 novembre, perché le dimissioni di Mastursi vengono accolte e diventano ufficiali.



Da questo momento in poi inizia il martellante pressing dei giornalisti, ma anche dei politici, che chiedono di conoscere i motivi alla base del misterioso addio di Mastursi. Alla Regione sono ore concitate. De Luca prova a resistere al pressing ma nel pomeriggio rompe gli indugi con un’iniziativa che si rivelerà un boomerang.



Attraverso il suo ufficio stampa diffonde un comunicato in cui si dice testualmente che «Mastursi ha segnalato, dopo questi primi mesi di lavoro, l’impossibilità di coprire contemporaneamente il ruolo di responsabile politico dell’organizzazione del Pd regionale, a fronte di un impegno sempre più rilevante in vista delle prossime Amministrative, e un ruolo istituzionale del tutto assorbente per il carico di lavoro e i ritmi di attività impressi dalla nuova amministrazione in tutte le politiche di settore».