De Luca indagato, l'accusa di truffa e falso va verso l'archiviazione

De Luca indagato, l'accusa di truffa e falso va verso l'archiviazione
di Leandro Del Gaudio
Martedì 8 Settembre 2020, 07:30 - Ultimo agg. 16:47
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Non poteva mancare l'inchiesta della Procura di Napoli nella campagna elettorale per le regionali. E a distanza di tre anni da un esposto (e di un anno dall'ultimo atto istruttorio), si scopre che Vincenzo De Luca è indagato per la storia dei vigili di Salerno trasferiti nello staff del governatore. Un caso datato, sul quale la Procura di Gianni Melillo ha proceduto ad interrogare un anno fa il presidente della regione Campania, accusandolo di truffa e falso per aver consentito ai vigili di Salerno (formalmente autisti) di spostarsi nell'ufficio riservato del primo cittadino regionale. Una vicenda sulla quale conviene partire dalla fine. Stando a quanto confermato da fonti qualificate, la Procura di Napoli potrebbe chiedere l'archiviazione, in mancanza di sbocchi processuali percorribili. Ma entriamo nel merito delle accuse, come sono state ricostruite ieri in esclusiva dal quotidiano la Repubblica: la vicenda riguarda le modalità con cui quattro vigili urbani di Salerno sono diventati membri della segreteria del governatore. Un atto su cui i magistrati chiedono di fare chiarezza e che invece, secondo il legale di De Luca, l'avvocato Andrea Castaldo, rientra nell'ambito di «una riorganizzazione che ha consentito un risparmio di spesa rispetto alla precedente amministrazione». E quindi, a suo giudizio, sarebbe sbagliato parlare di «vigili promossi». Lo stesso Castaldo chiede di «evitare ogni strumentalizzazione in considerazione del momento elettorale prossimo. Non vi è alcuna novità processuale» rispetto al 2017. Ma torniamo al cuore dell'indagine, che ha spinto il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e il pm Ida Frongillo ad iscrivere De Luca per falso e truffa. Stando all'esposto finito al vaglio dei pm, ai quattro vigili urbani sarebbe stato assegnato senza alcun requisito un ruolo di membri dello staff, di addetti o responsabili di segreteria. Niente palette, niente ore all'incrocio, niente lavoro in strada. Ma comode poltrone a Palazzo Santa Lucia, per i quattro fischietti di origine salernitana. Piovono accuse di clientelismo, mentre conviene ripercorrere le pagine dell'esposto firmato dall'ex assessore Severino Nappi: mancherebbero requisiti necessari in termini di formazione, di curriculum e di specializzazione.

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Uno schiaffo alla meritocrazia e alla trasparenza che dovrebbero regnare in una struttura pubblica, un colpo al cuore di quanti coltivano il sogno di una crescita professionale in seno alla pubblica amministrazione, attraverso i propri curricula. Ma come si è difeso De Luca un anno fa? Nel riserbo dell'interrogatorio, assistito dall'avvocato Castaldo, De Luca è entrato nel merito, parlando di «nomine fiduciarie», trattandosi di un ufficio sotto la sua diretta competenza. E, a proposito della mancanza di formazione e di spessore professionale, il presidente ha anche chiarito che i quattro vigili avrebbero continuato a fare da autisti, ovviamente alternandosi, dando vita a una sorta di «segreteria mobile». Un interrogatorio che si svolse in un clima cordiale, disteso - anche perché lontano dalla campagna elettorale di questi giorni - nel corso del quale De Luca depositò chat e mail per attestare il lavoro svolto dai quattro fischietti al suo servizio. Ora si attendono le valutazioni della Procura, che potrà chiedere di disporre nuovi atti istruttori, in vista di una richiesta di rinvio a giudizio o di una archiviazione. Intanto, De Luca resta al centro di esposti e di verifiche.
 


Una di queste ha riguardato un giallo di mezza estate. Siamo intorno al 20 agosto, quando sono stati riscontrati segni di effrazione all'esterno della porta blindata di uno dei pm che sta indagando sui covid center in regione (vicenda che vede i collaboratori di De Luca indagati, ndr); anche la porta interna, che separa la cancelleria dalla stanza del pm, presentava alcuni segni strani e non era funzionante. Immediato l'allarme, intervengono i carabinieri, vengono scattate foto, sopraggiunge anche la scientifica. Verifiche serrate destinate a finire in un probabile fascicolo romano (la Procura della Capitale è competente per i fatti che riguardano i pm napoletani), anche se l'allarme iniziale sembra via via rientrato. Non mancano documenti da cassetti o scrivanie, anche perché gli atti sequestrati prima di Ferragosto in Soresa e a casa di manager e dirigenti riguardava soprattutto materiale informatico.

Possibile a questo punto l'apertura di un fascicolo per fatti non costituenti reato, nel tentativo di chiarire la natura dei segni riscontrati: vecchie tracce del passato o un avvertimento verso chi sta indagando sui covid hospital?

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