De Luca sferza il Pd: «Parla una lingua morta»

De Luca sferza il Pd: «Parla una lingua morta»
di Valerio Esca
Sabato 1 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 19:01
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Due giorni di silenzio, poi il governatore della Campania Vincenzo De Luca riapre il vaso di Pandora e torna a sferzare i dem. «Alcuni partiti non riescono più a farsi ascoltare dalla gente, parlano una lingua morta come il Pd». Durante la consueta diretta Facebook del venerdì il presidente della Regione evita i soliti toni spassosi con i quali ama commentare le vicende politiche nazionali e indossa i panni del rifondatore. «I risultati della campagna credo vadano sempre ripartiti tra un 50% di meriti di chi ha vinto e un 50% di demerito di chi ha perso» dice riferendosi ai suoi. Ricalca la linea dell'analisi post voto con la quale mercoledì ha bollato il risultato elettorale del centrosinistra: «Prima che un problema di uomini e di programmi, c'è un problema di relazioni umane - sottolinea -. Nei nostri confronti è cresciuto un sentimento di insofferenza, di estraneità. Veniamo percepiti come un misto di presunzione, di supponenza e di inconcludenza. Il nostro linguaggio ha dimenticato le parole della gente normale». De Luca però sa bene che i futuri interlocutori giocano nella parte del campo opposta alla sua ed evita di accendere subito la miccia dello scontro.

«La vincitrice delle elezioni, Meloni - spiega -, ha mostrato grande intelligenza immediatamente dopo il risultato elettorale, grande equilibrio, prudenza. È consapevole della pesantezza dei problemi.

Avremo da affrontare una questione enorme che è l'aumento enorme delle bollette della luce e del gas. C'è da augurarsi che prevalga il senso di responsabilità da parte di tutti». Aperturista sì, ma ad una sola condizione, che il Sud venga messo e non a chiacchiere - al centro dell'agenda dell'esecutivo. «Piena collaborazione e rispetto verso il prossimo governo se il Mezzogiorno sarà rispettato, ma se le decisioni danneggeranno il Sud e la Campania, a cominciare dal riparto del fondo sanitario nazionale su cui abbiamo una guerra in corso già da due anni, combatteremo a tutela dei nostri interessi, senza nessun imbarazzo». 

E insiste partendo da tre temi senza i quali, evidenzia il governatore, «il Mezzogiorno rischia di essere cancellato»: lavoro, autonomia differenziata e reddito di cittadinanza. «Il nuovo governo mi auguro voglia mettere nel suo programma il piano per il lavoro per il Sud. La nostra posizione sarà 300mila posti di lavoro da concretizzare entro dieci mesi con procedure concorsuali straordinarie e semplificate. Serve alle istituzioni, ai Comuni per poter seguire con figure tecniche il Pnrr, e serve ai giovani per avere non l'assistenza ma un lavoro a tempo indeterminato e per potere cambiare la propria vita». Poi incalza: «Il governo apra una discussione sull'autonomia differenziata, che sia responsabile e rispettosa della Costituzione. Se si va avanti non si intacchi l'unità nazionale e non si penalizzi il Sud che in questa campagna elettorale è scomparso».

Sul reddito l'ex sindaco di Salerno non usa mezzi termini: «Per me rimane una questione fondamentale. Questa misura è indispensabile e anzi si lavori per aumentare l'aiuto alle famiglie con disabili, ai pensionati al minimo e alle famiglie numerose. Ma con una novità: no al parassitismo e sì agli aiuti alla povera gente. Su questa base, con le modifiche necessarie alle leggi esistenti, si potrà aiutare davvero chi non ce la fa». 

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Da un social a un altro. Terminata la diretta Facebook il presidente della Regione si lancia su Tik tok e utilizza un linguaggio alla Crozza per arrivare ai più giovani. Un'analisi da tarallucci e vino che diverte i suoi seguaci: «Queste elezioni ci restituiscono un parlamento bizzarro, vedremo cose che francamente gli umani non hanno mai visto al Senato e alla Camera. Quando ci sono ondate politiche arrivano in parlamento persone che sono delle nullità. Ci saranno sicuramente persone di valore, ma anche una percentuale mai così alta di squinternati, di sfrantummati, di sciammannati e in ultima analisi di sfessati». Tornando a questioni più serie: è chiaro che De Luca reputi necessario stravolgere l'attuale establishment del Pd e ricostruire un partito oggi agonizzante, in particolar modo al Sud, dove i grillini hanno dimostrato di detenere oggi lo scettro di primo partito del Mezzogiorno, Campania in primis. Un dato che può essere anche letto come una bocciatura alle politiche deluchiane. Il figlio del governatore, Piero De Luca, rieletto deputato, rimarca: «Il Pd ha bisogno di essere ricostruito dalle fondamenta. Serve avviare subito il percorso da seguire e da svolgere nei tempi certi, previsti dalle regole. È bene, però, evitare un calciomercato dei nomi che trasformi il tutto in una corrida. Evitiamo, in altri termini, un Congresso privo di discussione sui contenuti. È in gioco l'esistenza stessa del Pd. Ci vuole una scossa, una novità che riparta dai territori». 

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