«Debito ingiusto», il Comune di Napoli ricorre alla Consulta

«Debito ingiusto», il Comune di Napoli ricorre alla Consulta
di Luigi Roano
Giovedì 25 Aprile 2019, 08:30
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Il Comune fa ricorso alla Corte Costituzionale per dirimere l'ennesima vertenza con la Corte dei Conti, la Sezione di controllo regionale della Campania. Balla un miliardo: per la Corte dei Conti il debito del Comune è di 2,7 miliardi, per il Comune di 1,7. Questione di interpretazione della legge sugli enti in predissesto del 2015. Il Comune - secondo la Corte dei Conti - ha coperto fonti di incasso difficilmente esigibili con i fondi ordinari che lo Stato eroga agli enti locali. Per Palazzo San Giacomo la legge sul predissesto lo consente, per la magistratura contabile no, di qui il blocco della spesa. Questione che nemmeno il supremo organo di controllo contabile - le Sezioni riunite della Corte dei Conti - è riuscito a dirimere. A seconda di come si esprimerà la Corte Costituzionale - salvo interventi politici - così si orienteranno i destini di Palazzo San Giacomo - ente in predissesto - guidato dal sindaco Luigi de Magistris. È chiaro che un altro miliardo di debiti appesantirebbe in maniera fatale il bilancio dell'ente.
 
La delibera dei magistrati contabili della Campania è quella di settembre dell'anno scorso, poco più di sei mesi fa. All'epoca la Sezione di controllo bocciò il piano di rientro dal debito del Comune con queste motivazioni. «In buona sostanza - scrissero i magistrati - per il Comune di Napoli non appare ad oggi risolta la situazione di periculum incombente sugli equilibri di bilancio». E questo per due motivi: «Per l'inidoneità del piano straordinario di alienazione a fornire copertura allo squilibrio prossimo del 2019, determinato da minori trasferimenti erariali conseguenti all'elusione del saldo di finanza pubblica del 2016». Qui il riferimento era alla mancata iscrizione del debito con il Cr8 nel bilancio di quell'anno, vicenda poi risoltasi. Il secondo motivo del periculum addotto dalla Corte dei Conti è molto tecnico ma sibillino e il più pericoloso per il Comune. I conti del 2019, per la Corte dei Conti, non torneranno «per la sottostima dello squilibrio oggetto delle misure correttive per effetto della mancata riquantificazione del disavanzo». Per la Corte dei Conti il disavanzo è di 2,7 miliardi e non 1,7 per l'utilizzo delle anticipazioni dello Stato in maniera non «legale» fatto dal Comune.

Come si diceva, la legge che ha creato la controversia è quella del 2015, la prima fatta per gli enti che hanno aderito all'istituto del predissesto. Il Comune, in base alla sua interpretazione della legge, ha utilizzato il Fal - acronimo che sta per Fondo anticipazione liquidità - che è erogato dallo Stato, per coprire l'Fcde che è il «Fondo crediti di dubbia esigibilità», pezzo del bilancio dove si annidano i cosiddetti «residui». Vale a dire tutti quei crediti che il Comune vanta come le multe, i canoni delle case pubbliche e altro che non si riescono a incassare da molti lustri. Una manovra che la Corte dei Conti considera «non legale». Mentre Palazzo San Giacomo la considera legale e di «pulizia» dello stesso bilancio. In questo contesto una decina di giorni fa il Consiglio comunale ha approvato il bilancio previsionale 2019-2021 dove le prescrizioni dei Revisori dei conti suonano come un monito: «Eliminare o ridurre il frequente ricorso all'utilizzo della cassa vincolata per la scarsa riscossione delle entrate di competenza e dei residui, che è il segnale di una criticità della gestione finanziaria».
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