Debiti Comune di Napoli, Manfredi rilancia: «Serve un piano triennale»

Debiti Comune di Napoli, Manfredi rilancia: «Serve un piano triennale»
di Luigi Roano
Giovedì 11 Novembre 2021, 11:20 - Ultimo agg. 12 Novembre, 07:38
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Il sindaco Gaetano Manfredi getta il cuore oltre l'ostacolo e fa chiarezza su quello che serve alla città nell'immediato. E lo fa da Parma dove è in corso l'Assemblea dell'Anci dove è stato anche protagonista sui temi come appunto del debito dei Comuni e del Pnrr. Per Manfredi servono subito 600 milioni in tre anni una strategia che il sindaco inquadra così: «Penso che con un intervento tra i 100 e i 200 milioni all'anno si riesce a mettere in condizione il Comune nel giro di due, tre anni di poter avere un recupero della capacità di riscossione per riportare il bilancio in equilibrio. È chiaro che questo è un lavoro che va fatto anche con una forte sinergia con lo Stato ed anche un controllo da parte dello Stato». Il sindaco poi nel dettaglio. «Con 600 milioni, gli altri investimenti del Pnrr, ma anche la possibilità di assumere. Napoli ha 4 mila dipendenti comunali, pochissimi per una città di un milione di abitanti. Abbiamo bisogno di professionalità, possiamo andare avanti solo così». Parole scandite in collegamento con Radio 24. La strategia del sindaco è questa. Se non aumenta la riscossione - il suo ragionamento - non aumentano le entrate e non cresce la spesa corrente e non si crea sviluppo. Ma per avere una riscossione che funzioni occorre avere personale: «E noi - dice il sindaco - all'ufficio riscossione abbiamo solo 50 dipendenti». 

All'Anci Manfredi ha avuto un faccia a faccia con Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti. E con Cdp il Comune ha circa due miliardi attivi di mutui, cioè di debito, che solo in interessi valgono centinaia di milioni. Sempre a margine dell'assemblea dei Comuni, l'ex rettore ha incontrato la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese che ha competenza sulle finanze degli enti locali. E si sa quanto il Comune abbia bisogno di norme più flessibili per affrontare il debito da 2,7 miliardi che paralizza l'Ente. Insomma, Manfredi sta tessendo la tela e spera che nella Legge di bilancio possa essere inserita una norma per Napoli o che serva anche a Napoli con atti concreti. A oggi la situazione è ingessata. Manfredi sta avendo promesse e attestati di stima da tutti nel Governo, però la realtà è che il caso Napoli è in una fase di stallo, di riflessione che non fa stare tranquillo il sindaco. I dossier sono al Mef nelle mani della viceminstra Laura Castelli che ha incontrato 48 ore fa l'assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta che sul tavolo ha messo la proposta della gestione commissariale del debito modello Roma.

Un timido spiraglio è stato aperto ma c'è da fare i conti con la politica, l'asse del nord, vale a dire la Lega non è propensa a fare quelli che ritiene regali alla terza città d'Italia dove alle urne alle ultime amministrative è stata bocciata. E la politica, almeno quella che sostiene Manfredi, si sta muovendo. 

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A Roma, al Nazareno nella sede del Pd, il segretario metropolitano dem Marco Sarracino ha riunito i parlamentari napoletani. Al vertice ha partecipato anche Baretta. La legge di bilancio sta per approdare in Parlamento, a oggi misure per gli enti locali in difficoltà innovative non ce ne sono, dunque Napoli è tagliata fuori. Il Patto siglato da Manfredi con Pd, M5S e Sinistra è più che mai in bilico. Al Nazareno si è discusso su come portarlo avanti e farlo vivere. Il dato politico che ne viene fuori è che l'asse del nord con la Lega in testa e Fdi a ruota di un salva Napoli non ne vogliono sapere. Molti dubbi albergano anche tra i renziani. Molto più sensibile sulle vicende della terza città del Paese è invece Forza Italia che sarebbe pronta ad appoggiare iniziative ad hoc per la città. Il lavorio è politico e la partita la si può giocare in Senato entro la fine del mese. Si ragiona su di un emedamento per allargare, probabilmente, il cosiddetto «accollo del debito». Misura di cui ha già usufruito Roma. Nella sostanza, lo Stato si accollerebbe il debito del Comune rinegoziando i mutui e i debiti con le banche a partire da Cdp. Il risparmio sarebbe notevole. 

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