Decreto ristori, il buco nero dei professionisti: esclusi in 150mila a Napoli

Decreto ristori, il buco nero dei professionisti: esclusi in 150mila a Napoli
di Valerio Iuliano
Martedì 8 Dicembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 17:02
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La coperta è corta. I Decreti Ristori non sono sufficienti per garantire congrui rimborsi a tutti gli operatori penalizzati dall'emergenza economica. Il criterio che fissa l'entità del ristoro in base alle perdite registrate ad aprile 2020, rispetto a dodici mesi prima, determina importi apprezzabili solo per poche attività. Ma, accanto ai tanti lavoratori autonomi che lamentano l'esiguità dei ristori ci sono anche molte altre categorie totalmente escluse dagli elenchi dei beneficiari. Da un lato, quindi, ci sono le categorie che hanno già ottenuto - o stanno per ottenere - un meritato ristoro per la chiusura forzata dell'attività. Dall'altro lato, figurano categorie completamente dimenticate dall'esecutivo ed altre che non sono state prese in considerazione perché non comprese tra le attività costrette ad abbassare la saracinesca, nel periodo in cui la Campania è stata identificata come zona rossa. 

 

Tra i dimenticati, figurano i liberi professionisti. Sono circa 150mila in Campania gli iscritti alle casse previdenziali private che risentono in maniera vistosa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Per avvocati, ingegneri, odontoiatri, commercialisti, architetti e tutte le altre professioni ordinistiche lo scenario è sempre più cupo e la concessione dei bonus avrebbe potuto limitare almeno in parte le conseguenze della riduzione dell'attività. Ma i quattro Decreti governativi non hanno tenuto conto della categoria che nel 2020 ha avuto un calo medio dei fatturati vicino al 40%. La crisi riguarda almeno la metà dei professionisti campani, che vantano un fatturato inferiore ai 20mila euro annui. Per il presidente dell'Ordine dei Commercialisti Vincenzo Moretta «la situazione è estremamente preoccupante. La crisi economica sta avendo enormi ricadute su tutte le professioni. Non comprendiamo la decisione del governo che ci penalizza enormemente. Ritengo assurdo non considerare le professioni che rappresentano un sostegno fondamentale per tanti operatori economici. I professionisti sono l'anello di congiunzione tra le istituzioni e il tessuto economico. C'è una totale mancanza di ascolto nei nostri confronti. Il governo non capisce bene quello che facciamo e la quantità di lavoro che è arrivata sulle nostre scrivanie, a causa della pandemia. A noi commercialisti arrivano richieste di ogni genere da parte di persone in grave crisi economica. Ma questo il governo non lo vede, e non comprende nemmeno che i compensi in questa fase - conclude Moretta - sono quasi del tutto inesistenti». Mauro Pantano - presidente della Confederazione Imprese e professioni - rincara la dose: «Il governo non ha voluto concedere nemmeno il rinvio delle scadenze fiscali fino ad aprile.

Non si capisce perché tante altre categorie ne potranno beneficiare e i professionisti no. È inspiegabile. Siamo completamente abbandonati». 

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Tra coloro che non accederanno ai bonus, c'è perfino chi ha sospeso l'attività un anno fa, senza beneficiare mai di nessuna forma di sostegno. È il caso delle gallerie commerciali all'interno dei porti, la cui attività è legata al turismo crocieristico. Un esempio è quello della Galleria del Mare, che comprende 54 attività commerciali, a un passo dal default. «Abbiamo chiesto un contributo regionale - spiega Patrizia Gaudio, titolare dell'enoteca La Cave all'interno della galleria della Stazione Marittima - e non è mai arrivato. Nei decreti ristori il nostro codice Ateco non è stato inserito. Lavoriamo con le compagnie di navigazione. La nostra attività si svolgeva per sette mesi l'anno. Nel 2020 non abbiamo mai riaperto. Eppure continuiamo a pagare ugualmente tasse e contributi Inps, senza mai un aiuto da parte di nessuno. La mia è un'attività enogastronomica e perciò ho dovuto buttare quantità enormi di merce scaduta». I bonus non saranno erogati agli esercizi commerciali che non hanno chiuso dopo l'ingresso della Campania in zona rossa. «Il problema è che pur rimanendo aperti - spiega Rosario Ferrara, titolare di un negozio di giocattoli a via Toledo e presidente del consorzio Toledo e Spaccanapoli - non abbiamo più incassato un euro. Anche per gli articoli scolastici la situazione è la stessa. Basti pensare che lo scorso anno avevamo venduto 2500 zaini e quest'anno 37. La situazione è drammatica». 

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