«Arriverà una soluzione dal Governo però poi se questa soluzione piacerà o meno è tutto da verificare». In Comune sono ore di spasmodica attesa sulla mossa del Governo riguardo al salva Comuni che è sostanzialmente un salva Napoli, la città più inguaiata di tutte. Basta dare uno sguardo ai riparti del decreto Sostegni bis di luglio, quando nel fondo a sostegno dei Municipi in difficoltà finanziaria il Governo mise mezzo miliardo e Napoli prese 240 di milioni cioè la metà. E quello che sta accadendo in queste ore con l'aiutino extra budget di 150 milioni e Napoli ne prenderà 85. Perché questa disparità di trattamento? Palazzo San Giacomo è gravato di 5 miliardi tra debito e disavanzo, l'unico Comune ad avere questo fardello a nove zeri. Torino non arriva a 900 milioni giusto per fare un esempio di capoluogo di Città metropolitana. La questione dei riparti è importante perché accende una luce salva Comuni che in qualche modo sarà cucito sulla pelle di ciascuna città a seconda delle proprie esigenze. Attesa piena di dubbi comunque quella del Comune e a oggi di poche certezze perché un intervento ci sarà, ma la sensazione è che sia parecchio lontano dai desiderata del Comune. Stando a quello che trapela dovrebbe arrivare nella legge di bilancio un provvedimento decennale cioè iniezione di liquidità per fronteggiare il debito al netto degli stanziamenti ordinari. Il sindaco Gaetano Manfredi ne aveva chiesti 600, ma in tre anni per far ripartire la macchina comunale e recuperare sulla riscossione.
Il successo politico è stato convincere il premier Mario Draghi a prendere in considerazione il caso Napoli.
In questo scenario si inquadrano gli emendamenti presentati dai senatori napoletani Valeria Valente, Vincenzo Presutto e Sandro Ruotolo. Componenti dei partiti che formano il Patto giallo-rosso, che puntano molto più in alto di quello che trapela dal Governo. Se passasse quello del Pd proposto dalla Valente e firmato anche da Presutto del M5S le quote di ammortamento del debito passerebbero in capo allo Stato a partire dal primo gennaio del 2022. «Il ministero dell'Economia e delle Finanze - si legge nel testo dell'emendamento - è autorizzato a procedere con integrale accollo da parte dello Stato, dei mutui e delle operazioni derivate ad essi connessi e dei prestiti obbligazionari di titolarità dei comuni capoluogo delle città metropolitane». Quello proposto da Presutto punta sul commissario modello Roma. Ci sarebbe una doppia contabilità: quella per il debito con il commissario che usufruirebbe di finanziamenti per sanarlo. E quella ordinaria in capo al Comune che così potrebbe ripartire. Il Governo è su questi due emendamenti che deve decidere entro il fine settimana e l'alternativa è il suo piano decennale.