Legge salva-Napoli, 10 anni di fondi per cancellare il debito

Legge salva-Napoli, 10 anni di fondi per cancellare il debito
di Luigi Roano
Giovedì 16 Dicembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 21:55
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«Arriverà una soluzione dal Governo però poi se questa soluzione piacerà o meno è tutto da verificare». In Comune sono ore di spasmodica attesa sulla mossa del Governo riguardo al salva Comuni che è sostanzialmente un salva Napoli, la città più inguaiata di tutte. Basta dare uno sguardo ai riparti del decreto Sostegni bis di luglio, quando nel fondo a sostegno dei Municipi in difficoltà finanziaria il Governo mise mezzo miliardo e Napoli prese 240 di milioni cioè la metà. E quello che sta accadendo in queste ore con l'aiutino extra budget di 150 milioni e Napoli ne prenderà 85. Perché questa disparità di trattamento? Palazzo San Giacomo è gravato di 5 miliardi tra debito e disavanzo, l'unico Comune ad avere questo fardello a nove zeri. Torino non arriva a 900 milioni giusto per fare un esempio di capoluogo di Città metropolitana. La questione dei riparti è importante perché accende una luce salva Comuni che in qualche modo sarà cucito sulla pelle di ciascuna città a seconda delle proprie esigenze. Attesa piena di dubbi comunque quella del Comune e a oggi di poche certezze perché un intervento ci sarà, ma la sensazione è che sia parecchio lontano dai desiderata del Comune. Stando a quello che trapela dovrebbe arrivare nella legge di bilancio un provvedimento decennale cioè iniezione di liquidità per fronteggiare il debito al netto degli stanziamenti ordinari. Il sindaco Gaetano Manfredi ne aveva chiesti 600, ma in tre anni per far ripartire la macchina comunale e recuperare sulla riscossione. 

Il successo politico è stato convincere il premier Mario Draghi a prendere in considerazione il caso Napoli.

L'altra faccia della medaglia è che il cosiddetto Patto per Napoli cioè scorporo del debito modello Roma, scavallare le norme sul predissesto e una forte iniezione di liquidità verranno ampiamente contingentate. Arriverà l'iniezione di liquidità ma su 10 anni e solo a patto che il Comune dimostri effettivamente di poter recuperare liquidità attraverso la riscossione dei tributi che a Napoli si attesta intorno al 27%. Vale a dire che solo un napoletano su quattro paga le tasse. Il commissario per il debito modello Roma a oggi è solo un miraggio eppure nel Patto è uno dei primissimi punti richiesti. Tempo per incidere a livello politico ce ne sarebbe ancora fino a domenica notte quando il provvedimento dovrebbe essere inserito in manovra. Però le speranze di cambiare quello che sta maturando sono abbastanza poche. Mentre è certo che in cambio di qualsiasi cosa arriverà dallo Stato il pacchetto di condizione a cui Palazzo San Giacomo non potrà sottrarsi prevede miglioramento delle entrate, spese e assetto amministrativo per riequilibrare i conti. Oltre naturalmente al nodo della riscossione. Qui si annidano i dubbi del Comune perché si tratta delle stesse norme che prevede il predissesto nel quale Napoli è precipitata nel 2013. Una norma inventata dall'ex premier Monti per salvare i comuni dal dissesto. In realtà si è rivelata un macigno perché i cittadini si sono visti aumentare tutte le tasse, il debito è cresciuto e gli enti locali ora sono in dissesto di fatto. 

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In questo scenario si inquadrano gli emendamenti presentati dai senatori napoletani Valeria Valente, Vincenzo Presutto e Sandro Ruotolo. Componenti dei partiti che formano il Patto giallo-rosso, che puntano molto più in alto di quello che trapela dal Governo. Se passasse quello del Pd proposto dalla Valente e firmato anche da Presutto del M5S le quote di ammortamento del debito passerebbero in capo allo Stato a partire dal primo gennaio del 2022. «Il ministero dell'Economia e delle Finanze - si legge nel testo dell'emendamento - è autorizzato a procedere con integrale accollo da parte dello Stato, dei mutui e delle operazioni derivate ad essi connessi e dei prestiti obbligazionari di titolarità dei comuni capoluogo delle città metropolitane». Quello proposto da Presutto punta sul commissario modello Roma. Ci sarebbe una doppia contabilità: quella per il debito con il commissario che usufruirebbe di finanziamenti per sanarlo. E quella ordinaria in capo al Comune che così potrebbe ripartire. Il Governo è su questi due emendamenti che deve decidere entro il fine settimana e l'alternativa è il suo piano decennale. 

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