Donazioni organi, in Campania pioggia di no: sempre meno trapianti

Donazioni organi, in Campania pioggia di no: sempre meno trapianti
di Maria Pirro
Giovedì 21 Febbraio 2019, 08:34 - Ultimo agg. 09:16
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C'è chi dice no. Tanti, troppi no. In Campania è record di opposizioni alla donazione degli organi registrate al momento del rinnovo della carta di identità elettronica. Qui il dato più alto in Italia: il 45,7 per cento. E la stessa linea negativa prevale durante l'accertamento di morte in rianimazione, quando spetta cioè ai familiari pronunciarsi per il proprio congiunto: il 41,8 per cento nega il consenso. Così si spiega, in parte, l'enorme differenza tra il numero di trapianti eseguiti nelle regioni centro-settentrionali e nel Sud.
 
Qualche dato per capire. Nel 2018, ci sono stati 1.680 donatori e 3.718 trapianti. In particolare, Torino ha effettuato 168 interventi di rene, Padova 120, Verona 97, mentre Salerno 35 e il Policlinico della Federico II 33. Pisa è risultata invece prima trapianti di fegato (161), seguita da Torino (152) e da Padova (101), mentre Napoli, con il Cardarelli, si è fermata a 37.
Ancora: Milano con il Niguarda ha conquistato il primo posto per i trapianti di cuore (31), Napoli con il Monaldi ha garantito 15 operazioni. Qui, il centro pediatrico, unico riferimento nel Mezzogiorno, resta peraltro in stand-by, in attesa dell'autorizzazione dopo lo stop durato già due anni e la battaglia dei genitori dei piccoli pazienti (che stanno anche promuovendo una raccolta fondi per abbellire il nuovo reparto). E, per polmone e pancreas, occorre direttamente emigrare: tutte le strutture, a parte l'Ismett di Palermo, si trovano nel centro-nord.
Quanto alle dichiarazioni di volontà per la donazione di organi, la Rete nazionale ne ha raccolte quasi 4 milioni e mezzo. E, tra i cittadini che hanno comunicato la loro volontà, il 18,9 per cento ha notificato un'opposizione. Il 45,7 in Campania.

«L'alto numero di opposizioni è un indicatore chiaro della scarsa fiducia che i cittadini hanno nella sanità campana. In più, i trapianti non sono al centro dell'agenda della Regione», dice Paride de Rosa, responsabile del centro trapianti di rene all'ospedale di Salerno, spiegando l'importanza delle iniziative di sensibilizzazione, la prossima in programma sabato al santuario.
«Occorre puntare innanzitutto sulle campagne di sensibilizzazione nelle scuole», dice Fulvio Calise, per 25 anni alla guida del centro trapianti di fegato dell'ospedale Cardarelli. Annuisce Maurizio Di Mauro, direttore generale del Policlinico Vanvitelli: «Bisogna discutere, insistere e far capire alle persone che gli organi si prelevano veramente quando non c'è più nulla da fare, perché non è ancora chiara a tutti la differenza tra coma e morte cerebrale». Ma incidono anche altri fattori. Come la carenza di personale in organico: «Quando mancano i medici anche per coprire i turni, diventa tutto complicato», aggiunge Calise. «Il presupposto è che non si può chiedere se non si dà», chiarisce Di Mauro, che propone di «aprire le rianimazioni h 24, perché i parenti possano stare accanto ai propri cari. E poi, servono stanze dedicate per i colloqui, luoghi accoglienti che ancora mancano, nonostante gli sforzi».
 

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