Draghi a Napoli, la giornata in diretta: «Alla città restituiamo la centralità che merita»

Draghi a Napoli, la giornata in diretta: «Alla città restituiamo la centralità che merita»
Maria Pirrodi Maria Pirro
Martedì 29 Marzo 2022, 10:00 - Ultimo agg. 30 Marzo, 09:47
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«Sono felice di essere qui, in un luogo così simbolico della città. La nostra sfida è far mantenere a Napoli la centralità che merita, perché sia un motore per il Paese. Obiettivo è colmare i divari territoriali ormai insopportabili». Il premier Mario Draghi risponde all'appello del sindaco Gaetano Manfredi e, in una cerimonia blindata al Maschio Angioino, firma il Patto per Napoli: si impegna a rimuovere gli ostacoli per lo sviluppo possibile. Nella sua prima visita in città, il presidente del Consiglio porta subito in dote 54 milioni di euro («L'investimento più significativo, il governo vuole mettere i Comuni in condizione di poter programmare con maggiore serenità la crescita delle loro comunità». Ma «i soldi non posso essere sprecati», bisogna fare «il salto di qualità nella spesa») e un'intesa che consente di evitare il dissesto e di rilanciare i servizi, innanzitutto quelli sociali, destinati ai più fragili. Ma Draghi cita pure progetti specifici: Ponticelli e le altre periferie come Marianella, palazzo Fuga, la metropolitana. Un altro impegno consiste nel «promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro»; e sostenere i giovani perché possano realizzare i sogni nella loro terra. Standing ovation e stretta di mano suggellano l'accordo. Al premier viene consegnata anche una statua di San Gennaro di Lello Esposito.

Il sindaco

«È una giornata di ripartenza che mi dà una ulteriore responsabilità, Napoli torna al centro della politica nazionale», ribadisce Manfredi,  che indossa la fascia tricolore, ringrazia il premier e spiega: «La firma del Patto rappresenta un momento fondamentale per il rilancio dell’azione amministrativa e la costruzione di un futuro migliore per la nostra città. La situazione attuale si riassume in un quadro desolante. Condizioni di bilancio drammatiche con il più alto debito pro-capite di Italia e un elevato squilibrio nelle partite correnti». E, per il primo cittadino, è anche una vittoria personale con toni pacati quasi imposta prima di accettare la candidatura per il centrosinistra: il 18 maggio 2021, in una lettera indirizzata a Enrico Letta e Giuseppe Conte, l'ingegnere ed ex ministro aveva portato all'attenzione nazionale i cinque miliardi di passività che rendevano qualsiasi impresa impossibile al di là del verdetto elettorale. «Senza l'aiuto del governo, non si può gestire».

Lo Stato c'è. «Adesso tocca a noi dimostrare di essere all’altezza della sfida, come Istituzioni e come cittadini. È possibile ricostruire Napoli soltanto attraverso uno sforzo collettivo. Ora siamo chiamati a compierlo, con la consapevolezza di non essere più da soli e la certezza di riprenderci il posto che meritiamo: una grande città porta dell’Europa sul Mediterraneo», avverte Manfredi. 

La cerimonia

Tra i primi ad arrivare in mattinata, l'assessore comunalet al bilancio Pier Paolo Baretta. «In 2-3 anni è possibile una svolta; la scelta di restare incatenati, Stato e città, per 20 anni, è importante. Significa che Napoli è una questione nazionale», afferma. Nella Sala dei Baroni partecipano alla cerimonia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, che illustra i dettagli dell'accordo, il sindaco Manfredi, il presidente del Consiglio comunale, Enza Amato («È una giornata storica», dice). «Bisogna far scattare un sentimento, la fiducia in noi stessi, che possiamo farcela. Abbiamo tanti problemi ma quando lo vogliamo possiamo fare meglio di tanti altri. Con uno scatto culturale», interviene a margine l'ex sindaco Antonio Bassolino. E, tra i partecipanti alla cerimonia, siede il governatore Vincenzo De Luca. Intorno, non mancano le proteste. «C'è un solo patto da firmare, casa, lavoro e diritto a campare», strilla uno striscione firmato Comitato Vele Scampia. In piazza si fanno vedere pure gli operai Whirlpool e i disoccupati. 

I finanziamenti

Il Patto non è simbolico. Napoli oggi incassa la prima tranche: 54 milioni per il 2022, 1,2 miliardi in 21 anni a fondo perduto previsti nella legge del bilancio voluta dal parlamento. In cambio, si impegna a riequilibrare il bilancio con diverse misure già indicate e allo studio: l'aumento dell'addizionale Irpef, una nuova tassa sugli imbarchi, la vendita degli immobili, un energico piano per recuperare i crediti non riscossi (ben due miliardi, «ma tenendo conto della situazione sociale», precisa Baretta; mentre il sindaco anticipa che punta a realizzare un bando internazionale) e la riorganizzazione delle società partecipate, entro settembre, ma da subito chiamate anche a rafforzare i servizi come il trasporto dei disabili. I finanziamenti vengono, infatti, destinati innanzitutto ai più fragili e alle periferie. Un obiettivo è potenziare il servizio di assistenti sociali, la cura del verde, la manutenzione. Un nodo restano i trasporti, per la carenza di personale e risorse per gestirli. Le difficoltà nella spesa corrente sono note, vanno oltre i grandi investimenti programmati con il Pnrr. 

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Il "modello Sanità"

Dopo la firma, Draghi raggiunge la basilica Santa Maria della Sanità. Il premier incontra i profughi ucraini accolti in queste settimane dai volontari della Fondazione di Comunità San Gennaro, quindici bimbi pronti a cantare l'inno dei due paesi con i piccoli musicisti di Sanitaensamble. Lo spettacolo commuove, suona una sirena come nei rifugi anti-bombe a Kiev. Al premier una bimba in lacrime consegna un mazzo di fiori. Tra gli scanni, il vescovo ausiliare di Napoli Franco Beneduce, il console ucraino Maksym Kavalenko, il presidente della fondazione Con il Sud Carlo Borgomeo e padre Antonio Loffredo, artefice del “modello Sanità”. «Simbolo di una comunità che sa organizzarsi», sottolinea il premier. La visita delle catacombe di San Gaudioso, sotto il complesso religioso, fa parte di questo percorso di rilancio. Il tour, che mostra il secondo cimitero paleocristiano più grande della città, è gestito dai ragazzi della cooperativa sociale La Paranza sottratti alle tentazioni del guadagno facile, e nemmeno costretti a emigrare pur di lavorare. Tocca a loro raccontare la storia, svelare i simboli e le leggende legate al quartiere reso così centrale tra le attrazioni turistiche. Una curiosità: dal XVII secolo il rione è chiamato Sanità perché ritenuto incontaminato e salubre, anche grazie a proprietà miracolose attribuite alla presenza delle tombe dei Santi. Risaliti in superficie, a incantare, mescolando antico e moderno, ricerca e perizia, è pure il Presepe favoloso dei fratelli Scuotto, statuine speciali che gli artisti, originari del quartiere, hanno voluto donare in occasione dei 25 anni di attività della loro bottega La Scarabattola, creata da zero e oggi famosa nel mondo. A Draghi viene regalato un Angelo nero e un San Gennaro. Un momento rovinato da qualche contestazione all'uscita organizzata dai manifestanti in corteo sin dalle prime ore del giorno. 

 

La pizza al limone

Fuori programma, il pranzo in una pizzeria del rione Sanità. Il locale è chiuso agli avventori fino alle 15,30. Dentro c'è posto solo per il premier Draghi. Menu a base di frittatine e pizza al limone. Allo stesso tavolo il sindaco e De Luca. Qualche momento di tensione all'uscita: un gruppetto urla insulti e "assassino" per il sostegno nel conflitto in Ucraina. Tra i caschi blu e gli scudi anti-sommossa, si muovono pacifisti, qualche no vax, i disoccupati e abitanti del quartiere armati di smartphone  piu rumorosi che numerosi. Così il premier lascia la città. Nel locale restano invece a lungo Manfredi e il governatore. 

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