Cade il governo Draghi, l'assessore Baretta: «A rischio l'accordo sul maxi debito di Napoli»

Cade il governo Draghi, l'assessore Baretta: «A rischio l'accordo sul maxi debito di Napoli»
di Valerio Esca
Venerdì 22 Luglio 2022, 08:00
5 Minuti di Lettura

Senza Mario Draghi a Palazzo Chigi è a rischio il percorso intrapreso dal Comune di Napoli per mettere i conti al riparo. Il Patto per Napoli non è in discussione, ma ciò che vacilla è tutto il lavoro che l'assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta (stessa strada seguita da tanti altri Comuni in difficoltà) ha portato avanti con l'esecutivo per fare in modo che si arrivasse ad un accollo dello Stato di parte del debito del Municipio. 

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Assessore Baretta la caduta del Governo che riverberi può avere su Napoli sotto l'aspetto finanziario? È a rischio il Patto?
«Su questo non ci sono rischi. È stato approvato, i soldi sono stati messi nel bilancio dello Stato. È una scelta che va al di là del singolo Governo.

Sui soldi del Patto quindi non sono preoccupato, piuttosto lo sono rispetto alla prossima legge di Bilancio. Chiaro che in questa situazione si sia aperta un'incertezza. Un problema che riguarda tutti i Comuni in difficoltà. A noi però complica la vita perché con gli interlocutori con i quali abbiamo sottoscritto il Patto avevamo già un dialogo per costruire i nuovi appuntamenti, come l'intervento sul debito finanziario. Il vero problema è capire cosa succederà adesso. Potremmo avere una situazione più complicata nel gestire la nostra strategia. Il Patto per Napoli è solo l'inizio di un percorso. Questo è un tema serio: cosa succederà con la legge di bilancio? Chi la gestirà? Come saranno costruiti i contenuti? È evidente che su questo bisogna lavorarci rapidamente. Bisognerà sentire tutti i parlamentari napoletani dei vari partiti per poter costruire anche una linea di intervento in autotutela».

Qual è il rischio al quale si va incontro con la prossima Finanziaria nel caso in cui si stravolgesse lo scenario attuale?
«Il rischio è che la legge di Bilancio sia una legge molto stringata, che affronti solo le due o tre emergenze di carattere generale e non i grandi temi irrisolti, come la finanza degli Enti locali, nel nostro caso il debito finanziario. Su questo bisogna che ci si attrezzi insieme ad altri Comuni, con l'Anci, per ragionare su quale sia la piattaforma da proporre e come affrontare le urgenze. Adesso dobbiamo capire come verrà gestito l'autunno».

Il percorso che avevate immaginato e che oggi è tutto in salita qual era?
«Un primo appuntamento era contrattare con il Governo l'accollo di parte del debito. Ricordo che come Comune abbiamo un disavanzo di 2,2 miliardi, ma anche 2,7 miliardi di euro di debito finanziario. Lo Stato sarebbe dovuto intervenire sull'abbassamento degli interessi. Rispetto ai 2,7 miliardi, circa un miliardo sono infatti interessi accumulati. Tutto il tema dell'accollo del quale avevamo discusso con il Governo non era prioritario mesi fa, quando invece la necessità era avere i soldi. Adesso può diventare prioritario. Questo tipo di intervento ci consentiva di avere in via indiretta delle risorse fresche. È un obiettivo che dobbiamo continuare a sostenere».

C'è poi tutta la partita relativa ai debiti commerciali, al patrimonio e alla lotta all'evasione, non è preoccupato che si possa rimettere tutto in discussione?
«Abbiamo fatto una transazione per i debiti commerciali e sarebbe interessante capire come affrontare tutte le situazioni in sospeso da regolarizzare, sia del patrimonio che della nostra evasione. Cose sulle quali si poteva immaginare anche una norma che aiutasse a trovare delle forme di conciliazione».

Il problema però non riguarda solo i debiti degli Enti locali, ma anche la loro capacità di spesa non trova?
«È chiaro che i Comuni hanno sempre bisogno di risorse e sarebbe dunque prioritario finalizzare gli interventi, non solo al risanamento del bilancio, ma anche ai capitoli di spesa. Una piattaforma sulla quale avevamo cominciato a discutere. Se potessimo ancora avere gli stessi interlocutori dello scorso anno saremo meno preoccupati».

Lei ha vissuto gran parte della sua vita in Parlamento: prima come deputato, poi come sottosegretario al Mef, incarico che ha mantenuto passando per quattro presidenti del Consiglio: Letta, Renzi, Gentiloni e Conte. Qual è il suo giudizio su ciò che sta accadendo in queste ore?
«È del tutto evidente che non si è avuta la percezione della posta in gioco, che non è il Governo Draghi. La posta in gioco è il quadro all'interno del quale l'Italia colloca la sua ripresa economica. Già è stato un bel problema che la crisi fosse stata innescata dai 5 Stelle, ma che poi sia stata conclusa in maniera negativa dal centrodestra riunito è la dimostrazione clamorosa di una visione che ha il centrodestra, al quale non interessa l'Europa, tantomeno gli aspetti internazionali. È evidente che qualche ripercussione economica ci sarà». 

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