Elezioni 2022, De Raho tentato dalla discesa in campo: grillini in pole ma ci pensa anche il Pd

Elezioni 2022, De Raho tentato dalla discesa in campo: grillini in pole ma ci pensa anche il Pd
di Gigi Di Fiore
Martedì 9 Agosto 2022, 08:14 - Ultimo agg. 10 Agosto, 08:58
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È un richiamo che lusinga molti magistrati subito dopo la pensione. Il fascino dell'impegno parlamentare, nazionale o europeo che sia, offre la possibilità di trasferire in nuove sedi l'impegno pubblico già speso in uffici e incarichi giudiziari. Il nome, che ricorre negli ultimi giorni nelle ipotesi sulle liste dei candidati da definire è quello di Federico Cafiero de Raho, fino a febbraio scorso procuratore nazionale antimafia e prima procuratore capo a Reggio Calabria. Se venisse inserito tra i candidati al Parlamento, proseguirebbe la tradizione dei procuratori nazionali degli ultimi dieci anni, trasmigrati da quell'ufficio giudiziario alla candidatura politica.

Il primo è stato il siciliano Piero Grasso, procuratore nazionale dal 2005 al 2012. Appena tre mesi dopo la pensione, è stato candidato dal Pd e eletto al Senato. Poi è passato con Leu, ma ha ricoperto anche la carica di presidente del Senato nella legislatura dal 2013 al 2018. È stato rieletto nel 2018 con Leu. Il suo successore, Franco Roberti, non è stato da meno. In pensione nel novembre 2017, è diventato sei mesi dopo assessore alla legalità nella giunta regionale campana di Vincenzo De Luca. Ha ricoperto quest'incarico per un anno. Poi, con il sostegno di De Luca, è stato inserito nelle liste Pd alle elezioni europee del 2019 ed è diventato europarlamentare. Il secondo ex procuratore nazionale antimafia, passato direttamente dalla pensione alla politica.
In questa scia, potrebbe ora inserirsi anche Federico Cafiero de Raho, in pensione da febbraio, nominato lo scorso aprile nuovo presidente del Teatro stabile di Napoli dal ministro dem Dario Franceschini. Un impegno culturale-amministrativo su nomina politica. Ma lo scioglimento anticipato delle Camere ha fatto subito scattare i rumors sulla candidatura di Cafiero de Raho.



Le indiscrezioni parlano di una possibilità presa in considerazione da Giuseppe Conte, che sta lavorando alla formazione delle liste dei 5 Stelle. Ma c'è anche chi sostiene l'ipotesi che vedrebbe l'ex procuratore nazionale antimafia un possibile candidato dem, attraverso un rapporto con il ministro uscente Franceschini.

Per ora, quando mancano ancora tredici giorni al termine della presentazione delle liste con le relative candidature, non c'è nulla di deciso. L'interessato per ora non commenta, ma non sembra che, a livello locale e anche a Roma, tra i dem la sua possibile candidatura sia accolta a braccia aperte. Anche per le difficoltà a far quadrare il cerchio nelle liste tra uscenti e aspiranti candidati interni al partito. Inserire nomi esterni viene ritenuta opzione residuale, da ponderare con calma e seguendo valutazioni di visibilità, notorietà e possibili consensi personali da considerare come valori aggiunti. Criteri che non tutti nei dem considerano adattabili alla figura di Federico Cafiero de Raho. Ma è una partita aperta e sembra che, nel gioco di questa candidatura che sarebbe la terza in successione per un ex procuratore nazionale antimafia dopo la pensione, abbia più possibilità l'inserimento nelle liste dei 5 Stelle.

A raffreddare l'idea di candidare ex magistrati, anche in Campania è il deludente risultato ottenuto dalle toghe in lista nel 2018. Finito l'entusiasmo di Mani pulite, sfumata l'ondata giustizialista, alle elezioni del 2018 riuscirono a entrare in Parlamento solo tre ex magistrati: oltre il confermato Piero Grasso, dalla storia anche istituzionale ben consolidata e visibile, ce la fecero Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, eletto da indipendente nel Pd in Toscana, e la siciliana Giusi Bartolozzi, ex giudice alla Corte d'appello di Roma, eletta con Forza Italia ad Agrigento. Due conferme e una sola esordiente, che era appunto Giusi Bartolozzi.

Numerosi invece i nomi dei magistrati bocciati e non confermati nel 2018: Nitto Palma per Forza Italia, già ministro della Giustizia; Antonino Ingroia, già pm a Palermo e oggi avvocato, candidato con la lista flop Popolo per la Costituzione. Fuori dal Parlamento anche gli ex magistrati Anna Finocchiaro con i dem e in politica da oltre 30 anni; i senatori di LeU Felice Casson e Doris Lo Moro; l'ex questore della Camera Stefano Dambruoso per Civici e Innovatori; la dem Donatella Ferranti, già presidente della Commissione Giustizia della Camera e poi il forzista Giacomo Caliendo e il verdiniano Ignazio Abrignani. Le ultime elezioni, insomma, dimostrarono il raffreddamento di consensi sugli ex magistrati, che in Parlamento erano stati 9 tra il 2013 e il 2018 e addirittura 18 nella legislatura precedente. E questo dato fa valutare con maggiore attenzione l'opportunità di inserire ex magistrati nelle liste elettorali, che potrebbero diventare un boomerang sui voti.
 

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