Elezioni 2022, in fuga dalle urne: «I giovani campani distanti dai partiti»

Elezioni 2022, in fuga dalle urne: «I giovani campani distanti dai partiti»
di Valerio Esca
Martedì 6 Settembre 2022, 23:50 - Ultimo agg. 8 Settembre, 07:30
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Tra sondaggi e percentuali su chi possa vincere le elezioni il prossimo 25 settembre, c’è un partito che si fa largo all’ombra del Vesuvio e rischia di sbancare. Quale? Il “Pda”, ovvero il partito degli astensionisti. Chiuso il primo tempo, quello della propaganda e della campagna elettorale, comincia poi il secondo, dove a decidere saranno gli elettori. E a Napoli il numero dei votanti negli ultimi 30 anni è calato di 200mila unità. Il pericolo che l’astensione cresca è dietro l’angolo e il risultato sarebbe ritrovarsi con un Parlamento delegittimato e poco rappresentativo.

Le ultime comunali in città restituiscono una fotografia allarmante: su 776.751 aventi diritto al voto si sono presentati in cabina in 366.374, ovvero il 47,17%. Questo vuol dire che più di un napoletano su due non si è recato a votare. Per le politiche, dove l’appeal sembra essere minore, in quanto a differenza delle amministrative non si possono esprimere preferenze, si rischia di andare ancora più giù. «È presto per dirlo» spiega Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing, che da buon sondaggista viaggia con il freno a mano tirato. «L’astensionismo - poi sottolinea - in questo momento è abbastanza spalmato su tutto il territorio italiano, siamo intorno al 35%, ed è maggiore tra i giovani, intendiamo quelli fino a 34 anni che votano meno rispetto agli altri. Teniamo presente che la storia delle elezioni italiane ci dice sempre che la metà dei votanti ha più di 50 anni». 

A Napoli si vota sempre meno e i principali assenti dai seggi sono proprio i giovani. Una minaccia concreta, figlia di una distanza tra i partiti e gli under 35 che sembra sempre più incolmabile. «Cinque anni fa - ribadisce Noto - i giovani si mobilitavano soprattutto a favore del M5S.

Oggi non vediamo un partito in particolare che possa essere in maniera così concentrata attraente per i giovani. Quindi il rischio che in Campania questi possano non votare ci sta tutto».

Per capire il fenomeno è importante guardare la storia recente delle elezioni in città negli ultimi anni. Alle politiche del 24 e 25 febbraio 2013 si sono presentati alle urne il 60,13% dei napoletani, per la Camera, e il 59,88% per il Senato. Percentuale simile per le politiche del 4 marzo 2018: 60,52% alla Camera, vale a dire 451.924 napoletani e il 60,34% al Senato. Discorso diverso per le amministrative, dove per la prima vittoria di de Magistris andarono a votare il 60,33% dei napoletani, mentre per la sua riconferma, il 5 giugno 2016, il 54,12% degli aventi diritto. Percentuali crollate negli ultimi anni. «In questo momento - evidenzia il direttore della Ipr Marketing - siamo al 35 per cento spalmato su tutto il territorio nazionale, alle scorse elezioni eravamo al 30. Non siamo così lontani da cinque anni fa». Poi svela una delle incognite: «In queste elezioni non c’è il voto di preferenza e quando non c’è il voto di preferenza al Sud si potrebbe votare di meno rispetto al Nord». 

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Considerando l’autunno da far tremare i polsi ormai alle porte, tra caro bollette, crisi energetiche, il conflitto tra Russia e Ucraina, ritrovarsi il 26 settembre a fare i conti con un astensionismo monstre non sarebbe certo un bel segnale. Inoltre, nel Mezzogiorno, in Campania e a Napoli potrebbe pesare sull’astensione l’assenza in questa campagna elettorale dei temi legati al Sud, al netto di qualche cenno nei programmi e degli scontri dialettici su Patto per Napoli e Pnrr tra i diversi schieramenti. In queste ultime settimane serve uno slancio maggiore dei partiti per riuscire a convincere gli indecisi, che sono ancora tanti. Noto resta cauto: «È comunque difficile prevedere un dato del genere perché mancano ancora tre settimane di campagna elettorale. Più che prevedere noi il dato dell’astensionismo bisogna capire se i politici faranno qualcosa in campagna elettorale per aggregare questo tipo di target. Questo è il problema. C’è ancora tempo. Ciò che abbiamo notato è che nei grandi centri si vota di più rispetto ai piccoli centri. Ma fare un raffronto tra Milano e Napoli, in termini di astensione è ancora prematuro». Il direttore dell’Ipr Marketing è convinto che ci sia ancora tempo per fare in modo che l’astensione non raggiunga dati record: «L’ultima settimana il 20 per cento dell’elettorato decide il partito da votare, gli ultimi tre giorni il 7 per cento, in cabina elettorale il 4 per cento. Quindi ci vuole ancora tempo».

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