Elezioni 2022, Manfredi avverte: «Nessun assessore agli eventi elettorali»

Elezioni 2022, Manfredi avverte: «Nessun assessore agli eventi elettorali»
di Valerio Esca
Lunedì 29 Agosto 2022, 08:00 - Ultimo agg. 15:59
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La campagna elettorale entra nel vivo, ma le priorità dell'inquilino numero uno di Palazzo San Giacomo non sono le stesse di chi tenta di accaparrarsi uno scranno in Parlamento. Il sindaco Gaetano Manfredi ha un obiettivo fondamentale: tenere unita la sua maggioranza. Manca un mese al voto delle politiche e il rischio di strumentalizzazioni è dietro l'angolo. Così l'ex rettore striglia la sua giunta: «Non trasciniamo il Comune e la città in polemiche elettorali». Il messaggio è chiaro. Manfredi vuole tenersi fuori dalla contesa e chiede ai suoi assessori «discrezione». «Andiamo avanti sull'agenda della città» il sottotitolo del richiamo alla sua squadra di governo.

Una giunta quella di Manfredi che tiene dentro tutti: Pd, M5S, deluchiani, Italia viva. La preoccupazione del primo cittadino è che qualcuno dei suoi possa farsi trascinare in scontri che metterebbero il Comune in una posizione scomoda. Quello che dai leader nazionali del centrosinistra era stato considerato «un laboratorio e un modello da prendere come riferimento», prima che a Roma si frantumasse l'alleanza, resta il punto fermo dell'ex rettore. Manfredi vuole tenere blindata la maggioranza da campo largo che compone il puzzle di giunta e Consiglio comunale. Il ragionamento del sindaco è che «bisogna tenersi alla larga dall'agone politico di queste settimane, affinché l'argomento delle elezioni non diventi Napoli». Manfredi - racconta chi lo conosce bene - preferirebbe che i suoi assessori non partecipassero attivamente alla campagna elettorale, ma è chiaro che in una contesa così combattuta diventa di fatto quasi impossibile. Già oggi, tanto per fare un esempio, i due assessori Cinque Stelle Luca Trapanese ed Emanuela Ferrante prenderanno parte alla presentazione delle liste grilline alla fondazione Foqus. «I due assessori hanno avvisato il sindaco» fanno sapere da Palazzo San Giacomo. Così come è chiaro che qualcun altro presenzierà alle future iniziative di Susanna Camusso e Roberto Speranza, e che la dem Teresa Armato faccia capolino nel momento in cui a Napoli verrà il ministro della Cultura Dario Franceschini, capolista del Pd al collegio del Senato a Napoli. Difficile immaginare il contrario, in una giunta che annovera anche dirigenti di partito come il presidente provinciale del Pd Paolo Mancuso.

Da ambienti vicini a Manfredi trapela una certa «insoddisfazione» rispetto all'atteggiamento tenuto dai leader del primo partito della sua maggioranza, ovvero il Pd. Dai proclami di Enrico Letta, che riferendosi al primo cittadino un mese fa diceva: «È bello sapere che c'è un leader nazionale alla guida della città», ai tentativi di Francesco Boccia di fare sponda con il sindaco, per poi arrivare al silenzio delle ultime settimane.

Il Pd, è il ragionamento che si fa al Comune, ha composto le liste a Napoli cedendo alle logiche correntizie, dimenticandosi di chi siede sulla poltrona più importante di Palazzo San Giacomo. Uno smacco istituzionale che Manfredi ha mal digerito. Da qui il gelo che ha portato l'entourage del primo cittadino a confermare come «la volontà dell'ex ministro resti quella di mantenersi neutrale in questa campagna elettorale». Il sindaco viaggerà in questo mese a fari spenti, sperando che il 26 settembre mattina arrivi presto.

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In politica ci sono cose, come i numeri, che contano più di tutto il resto. Il quadro di incertezza del dopo-Draghi ha sicuramente modificato i piani del Municipio. In ballo ci sono aspetti finanziari, come l'accollo da parte dello Stato del debito del Comune (intervento che sarebbe dovuto finire nella prossima Finanziaria) e tutta la questione legata ai fondi del Pnrr. Ma soprattutto c'è il tema politico delle alleanze. Il campo largo come lo avevamo conosciuto non esiste più e la corazzata che ha portato il primo cittadino alla vittoria meno di un anno fa potrebbe cominciare a vacillare. Il Pd è il primo partito della coalizione, con sei consiglieri e tre assessori (Mancuso, Armato e Chiara Marciani vicina al governatore De Luca); il gruppo di diretta emanazione del sindaco conta cinque consiglieri, gli altri ne hanno tre. L'unico gruppo a due è quello nato dall'alleanza tra una costola di ex Forza Italia e Italia viva. In questo scenario ci sono i 5Stelle che rappresentato un unicum, perché dopo la scissione dei dimaiani esprimono due assessori, Trapanese e Ferrante, nonostante i soli tre consiglieri comunali. Prima dell'addio dal M5S del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con il quale Manfredi ha un ottimo rapporto, erano sei gli eletti sotto la bandiera del Movimento. Tra questi il capogruppo Ciro Borriello, Salvatore Flocco e Claudio Cecere. In autunno è già previsto un rimpasto ed è probabile che il sindaco rimescolando le carte possa cambiare una casella grillina facendo spazio ad una figura in quota Di Maio. 

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