Elezioni a Napoli, Antonio Bassolino: «Rifarei tutto, ora il mio dovere è stare all'opposizione»

Elezioni a Napoli, Antonio Bassolino: «Rifarei tutto, ora il mio dovere è stare all'opposizione»
di Adolfo Pappalardo
Martedì 5 Ottobre 2021, 12:00 - Ultimo agg. 20:55
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«Il mio dovere è stare all'opposizione. In linea con quanto ho detto in questi mesi: perché Napoli per anni non ha avuto la maggioranza ma nemmeno l'opposizione», spiega Antonio Bassolino, l'ex sindaco che ha tentato la scalata a palazzo San Giacomo contro il suo stesso partito e contando solo sulla forza delle idee e senza un vero apparato alle spalle. Nessun astio contro il nuovo primo cittadino Gaetano Manfredi ma lo avverte: «Non è facile tenere assieme una maggioranza con 13 liste».

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Anzitutto: si aspettava di più? È deluso?
«Assolutamente no.

Ho la coscienza a posto perché so di aver fatto il mio dovere verso la città al cui servizio ora metteremo i consensi ricevuti. E, anzi, ringrazio i cittadini che mi hanno votato, i candidati che mi sostenevano e le persone che si sono impegnate in questi mesi: abbiamo fatto tutti una bella esperienza politica e civica e abbiamo fatto il nostro dovere, impegnandoci con tutte le nostre forze. Ora faremo sentire la nostra voce in consiglio comunale e in città nell'interesse di Napoli».

Sembra chiaro, quindi, che andrà all'opposizione.
«Ho il dovere di farlo. Per tutta la campagna ho detto e ribadito che in questi anni non c'è stata né maggioranza, né opposizione. Napoli invece ha bisogno di un sindaco che faccia bene il sindaco, di una maggioranza che non si squagli come è accaduto in questi anni e di un'opposizione che faccia davvero l'opposizione. Ora tutti alla prova, a partire dal nuovo sindaco Manfredi a cui faccio pubblici auguri dopo averlo fatto personalmente al telefono. Ma a lui faccio anche un altro augurio...».

Quale?
«Che la sua maggioranza sia vera e non è facile visto che è formata da ben 13 liste: uno dei punti critici secondo me per come si è sviluppata e come vado dicendo da mesi. Per questo non invidio affatto Manfredi alle prese con un esercito di liste e persone: una cosa non facile e tutta ancora da vedere».

Ci sarà lei a vigilare in consiglio comunale.
«Sarà vera opposizione, seria e rigorosa, come la mia battaglia elettorale, perché penso di saper fare il sindaco ma anche di saper stare all'opposizione. E i cittadini hanno scelto che stessi lì. Io mi auguro solo che tutti lavorino e si muovano nell'interesse della città. Come mi muoverò io per i prossimi mesi: sempre nell'interesse di Napoli, come ho sempre detto in questa lunga campagna elettorale. Da persona di sinistra e da uomo delle istituzioni, darò sempre il mio appoggio e la mia condivisione a tutto quello che sarà utile così come la mia opposizione sarà rigorosa quando riterrò che non si fanno le cose giuste».

Si attendeva qualcosa in più?
«Io penso che una parte consistente di voti che sarebbero andati alle liste a sostegno di Maresca poi escluse sono confluiti su Manfredi contribuendo così a risolvere la battaglia al primo turno. Lo avevo detto anche a Maresca in incontri pubblici».

Da questo risultato emerge anche un dato particolare: ha vinto comunque il partito dell'astensionismo.
«È un dato preoccupante che riguarda tutte le grandi città italiane, un tema su cui insisto da tempo e che dovrebbe essere motivo preoccupazione dei cittadini. Perché si sta sotto il 50 per cento a Milano, a Torino a Roma e a Napoli. E non vi è alcun dubbio che tutti i sindaci eletti adesso, avranno dietro di sé questo dato preoccupante della forte diserzione dalle urne. E sono dunque primi cittadini di città dove ha votato meno della metà degli elettori e questo rende più difficile essere il sindaco di tutti. Lo dico, sia chiaro, come preoccupazione per tutti, al di là di chi è stato eletto. Anche perché il fenomeno si è aggravato rispetto a qualche anno fa».

Come mai secondo lei il fenomeno si aggrava? Eppure, prenda Roma o Napoli, non c'è forse mai stata così ampia scelta tra i candidati.
«Il problema è di fondo. Bisognerebbe capire come ha influito la vicenda della pandemia ed è ancora insufficiente lo sforzo di tutte le forze politiche per rendere più concreto il rapporto con la realtà, con la vita delle persone. Partiti e movimenti sembrano sempre più lontani dalla vita reale e questo problema va al di là del carattere amministrativo di questa battaglia. Ma certamente a Napoli non ha aiutato il fatto che non ci sia stato nessun confronto pubblico tra i candidati e su questo Manfredi ha sbagliato: perché la politica è confronto, anche pubblico, che aiuta la partecipazione».

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