Elezioni a Napoli e nelle Municipalità: ecco chi resta in partita dopo il Tar

Elezioni a Napoli e nelle Municipalità: ecco chi resta in partita dopo il Tar
di Dario De Martino
Venerdì 24 Settembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 25 Settembre, 08:55
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Non solo le quattro liste perse al consiglio comunale, il centrodestra deve fare i conti con le numerose liste rigettate anche nelle varie Municipalità. Con tutti i simboli caduti nei vari parlamentini, di fatto, si perdono più di mille candidature, oltre i circa 160 nomi già persi al consiglio comunale. Numeri e voti importanti. Le due liste civiche direttamente legate al candidato sindaco Catello Maresca si sono viste rigettare tutti i ricorsi anche per le Municipalità. I simboli, quindi, non saranno presenti su nessuna scheda elettorale. Sono salvi, anche se con meno liste a sostegno, i candidati presidenti disegnati da Maresca e sostenuti da Forza Italia e le altre liste civiche che sostengono il pm in aspettativa. Anzi, nonostante alcune defezioni su alcuni parlamentini, sono proprio le liste di Fi e le civiche a tenere in campo i candidati presidenti scelti dal candidato sindaco. 

È dimezzata, invece, la truppa di candidati alla presidenza di Lega e Fratelli d'Italia. Come si ricorderà, infatti, il partito di Matteo Salvini e quello di Giorgia Meloni avevano deciso di separarsi dalla coalizione di Maresca sui parlamentini, candidando presidenti alternativi a quelli schierati in campo dal candidato sindaco e da Forza Italia. L'esclusione di Fratelli d'Italia e Lega su molte Municipalità, però, ha portato alla decadenza anche di alcuni candidati presidenti che non avevano più candidati a sostegno. Restano in campo solo cinque candidati presidenti. Attilio Borricelli, espressione della Lega, resta candidato grazie al ricorso vinto da Fratelli d'Italia che sarà l'unica lista a suo sostegno. Giuseppe Basile, anche lui in quota Carroccio, non perde la candidatura alla presidenza soltanto grazie a due liste civiche da lui presentate. La lista Prima Napoli, invece, ha vinto il ricorso sulla quinta Municipalità e sulla sesta Municipalità, in cui saranno candidati alla presidenza rispettivamente Emanuele Papa e Sabino De Micco. In campo anche Valerio Petra, esponente di Fdi alla nona Municipalità, unica in cui le liste del partito della Meloni sono state accettate già dalla commissione prefettizia.

Non potranno concorrere alle elezioni, invece, i candidati alla presidenza Nada Salineri (seconda), Antonino Scalesse (terza), Dario Renzullo (settima), Umberto Esposito (ottava), Giuseppe Di Guida (decima). 

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Come accennato, invece, restano in campo i dieci candidati presidenti sostenuti dalle liste civiche di Catello Maresca e da Forza Italia. Anche qui, però, non mancano le defezioni. Ad esempio Stefano Marzatico, candidato alla sesta Municipalità, e Maurizio Moschetti, presidente uscente e ricandidato alla settima, dovranno fare a meno delle liste della civica Essere Napoli e di quelle di Napoli Capitale. Moschetti dovrà rinunciare anche della lista di Forza Italia che si è vista bocciare i ricorsi presentati per la settima e la decima Municipalità. Tra l'altro nel parlamentino di Secondigliano, Miano e San Pietro ci sarà anche un altro candidato di centrodestra, stavolta non legato a Fdi e Lega. Si tratta di Giuseppe Pistone, esponente di Forza Italia (candidato anche al consiglio comunale con gli azzurri), che ha deciso però di scendere in campo in proprio con alcune liste civiche a suo sostegno alla presidenza del parlamentino. Moschetti, comunque, punta forte sulle sue tre liste civiche. Dovranno fare a meno anche della lista Napoli capitale, invece, i candidati di Maresca Ciro Parulano (seconda Muncipalità), Mauro Santoro (terza) e Francesco Flores (quinta). Massimo Scherillo, candidato della decima Municipalità, invece si è visto rigettare i ricorsi per alcune liste civiche da lui presentate. Più fortunati gli altri candidati (Francesco de Giovanni alla prima, Stefano Di Vaio all'ottava e Maurizio Lezzi alla nona) che dovranno rinunciare soltanto delle due civiche di Maresca, di Fratelli d'Italia e di Prima Napoli, escluse come detto in quasi tutti i parlamentini. 

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