Elezioni a Napoli, finisce l'era de Magistris: dopo 10 anni arancioni Napoli indietro tutta

Elezioni a Napoli, finisce l'era de Magistris: dopo 10 anni arancioni Napoli indietro tutta
di Paolo Barbuto
Domenica 3 Ottobre 2021, 08:00 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 07:16
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Chiaiano, stazione Metro, ore 7.30, Giovanna aspetta il treno che la porterà a scuola al centro di Napoli dove la campanella suonerà fra un'ora. Chiaiano, ore 8,04: il treno arriva con un ritardo ingiustificato ma c'è talmente tanta gente che Giovanna resta fuori. Giovanna aspetterà altri venti minuti per un vagone che sarà comunque ingolfato di zaini e sudore, arriverà in ritardo, dovrà scusarsi con i prof e si prenderà una nota sul registro.

Giovanna è arrivata tardi a scuola perché oggi sui binari di Napoli circolano appena sette treni e basta un piccolo guasto per mandare in frantumi il sistema. Dieci anni fa i treni erano 22, poi si sono rotti e nessuno li ha mai aggiustati perché non c'erano soldi. Dieci anni fa Giovanna sarebbe arrivata a scuola in tempo per la campanella.

Napoli è una città ripiegata su sé stessa, schiacciata dal peso di anni di abbandono, incuria, degrado, sciatteria. Napoli è una città senza più trasporto pubblico, senza verde, senza decoro, senza sicurezza, piena di pattume e baretti, colma di monopattini e panchine divelte.

Napoli nel 2011 aveva un debito di 800 milioni di euro, oggi ha sulle spalle un peso da quasi tre miliardi; in compenso ha una capacità di riscossione ferma al 27% del totale. Sapete cosa significa? Che ci sono 910 milioni di Tares, Tarsu e Tari non riscossi, che ci sono contravvenzioni mai pagate per 800 milioni, che mancano 236 milioni di Ici e Imu: si tratta di quasi due miliardi di euro lasciati per strada, sacrificati sull'altare dell'incapacità di pretendere dai cittadini quel che i cittadini dovrebbero versare.

E nel frattempo c'è un minuscolo 27% di napoletani che si svena pagando i tributi più alti d'Italia per tenere a galla una città che sta affondando inesorabilmente.

Pagare il massimo per ottenere il minimo dei servizi: è frustrante sapere di appartenere a una comunità alla quale non è garantito nulla.

A Napoli nel 2010 il Comune investiva quasi 40 milioni per le politiche sociali, oggi sono diventati 17: in dieci anni non si sono dimezzati i ragazzi con disabilità, le persone bisognose di sostegno, le famiglie al limite della sopravvivenza, le donne in pericolo, però si sono più che dimezzati i fondi per offrire aiuto a queste persone. 

 

Ma torniamo al tema dei trasporti, lo facciamo giusto per ricordare che dieci anni fa c'erano trecento autobus in più e l'azienda di trasporto non s'era dovuta piegare all'umiliazione del concordato per riuscire a proseguire il proprio cammino; un cammino che prevede pochi bus in strada e senza un orario garantito, che ha tram e filobus che si fermano per carenza di personale senza preavviso, funicolari che si bloccano, si fermano per incendio o semplicemente non partono perché manca chi governa le stazioni.

Restiamo ancora un solo minuto nel mondo dei trasporti che non ci sono, per ricordare che a Napoli stavano per entrare in funzione nuovi e avveniristici treni della metropolitana costati centinaia di milioni di euro. Solo che durante l'estate il primo dei nuovissimi treni, mentre trasportava gli ispettori ministeriali nella corsa decisiva per ottenere il placet ad ospitare i passeggeri, ha preso fuoco. Oggi tutto è fermo

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Tra il 2011 ed oggi il Comune è stato costretto a cancellare la categoria dei fognatori quando l'ultimo della stirpe è andato in pensione. Adesso delle fognature si occupa la controllata Abc. All'inizio dell'èra De Magistris a libro paga di Palazzo San Giacomo c'erano più di undicimila dipendenti, oggi sono quasi la metà, 5.900. Non esistono più i giardinieri, i manutentori delle strade, mancano addetti alle carte d'identità, scarseggia il personale degli archivi, ci sono mille vigili in meno. Ovviamente mancano pure i mezzi: durante l'estate, per potare i rami degli alberi che avrebbero scudisciato i turisti a bordo del CitySightseeing, i giardinieri di palazzo San Giacomo non sapendo come fare, hanno chiesto ospitalità proprio a bordo di uno dei bus rossi bipiano e hanno effettuato la potatura lassù.

A dire la verità, la questione del verde non si limita semplicemente alla mancanza di uomini e mezzi perché a Napoli, grazie a una politica di abbattimenti seriali, adesso mancano direttamente gli alberi. In città, fino al 1962 s'è corso un gran premio: 3,5 chilometri fra le strade più belle, panoramiche e alberate del capoluogo. Qualche settimana fa siamo andati a ripercorrere le strade dei bolidi d'un tempo: abbiamo contato 688 alberi abbattuti su quel percorso di 3 chilometri e mezzo.

Non va meglio nei giardini pubblici. Il grido d'allarme del Parco Troisi a San Giovanni è identico a quello della storica Villa Comunale nel cuore della città, ma il simbolo di un'amministrazione incapace di pensare al verde è il Parco Teodosia di via Nuova Pazzigno. La storia di questo gioiellino nel cuore di San Giovanni è uno strazio: aperto nel 2001, chiuso per sospetto di presenza di materiale pericoloso nel 2011, all'esordio dell'amministrazione arancione. Dopo tre anni, nel 2014 la Giunta stanziò 165mila euro per la bonifica di quel fazzoletto verde. Nel 2021 i lavori non sono ancora iniziati.

Il turismo negli ultimi dieci anni è esploso, merito più di eventi contingenti, che non dei piani di sviluppo del settore concepiti dall'amministrazione. Se siete curiosi di sapere cosa pensano i turisti lasciando Napoli, provate a fare un giro sui social; di messaggi ne troverete a centinaia, tutti più o meno simili: gente fantastica, panorama unico, luoghi affascinanti, ma la città è una pattumiera.

Ecco, qui il discorso scivola sul tema della percezione di pulizia che è altro rispetto alla raccolta dei rifiuti: la città è platealmente sporca, in ogni via, in ciascun vicolo, in tutte le strade, comprese quelle panoramiche. Questione di spazzamento, di cura, di manutenzione che non c'è.

Del resto come può esserci piccola manutenzione se non si riesce a fare nemmeno quella necessaria a tenera aperta una galleria stradale determinante per la viabilità cittadina? Ecco, a Napoli c'è un tunnel, la Galleria Vittoria, attraverso il quale transitano (transitavano) 72mila auto ogni giorno; è chiuso da un anno perché c'è stato un cedimento dalla volta. Il cedimento è stato causato da infiltrazioni, quelle infiltrazioni non sono state ancora individuate anche se i lavori di ripristino sono in corso.

E non pensiate che sono solo le grandi strutture a soffrire per via della mancanza di cura e manutenzione. A Napoli non esiste manto stradale senza avvallamenti e buche, non c'è marciapiede senza sprofondamenti. D'accordo, sembra roba da poco ma forse non lo è: a settembre dell'anno scorso un 74enne è inciampato perché mancava una mattonella a via Scarlatti, strada simbolo dello shopping vomerese. L'anziano ha battuto la testa, è stato soccorso e portato in ospedale dove è morto quindici giorni dopo. La manutenzione di quella mattonella avrebbe salvato una vita ma a Napoli la manutenzione non esiste. 

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