Elezioni suppletive al Senato, si vota con le regionali: ipotesi de Magistris

Elezioni suppletive al Senato, si vota con le regionali: ipotesi de Magistris
di Luigi Roano
Mercoledì 11 Dicembre 2019, 07:30 - Ultimo agg. 12:44
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È più di una indiscrezione, ma non ancora una notizia certa lo spostamento delle suppletive - per sostituire il povero Franco Ortolani, senatore del M5S eletto a Napoli scomparso nelle scorse settimane - da gennaio a maggio o a giugno, ma tanto basta per cambiare il segno politico alle suppletive stesse, nel senso che sarebbero sempre elezioni con vista sulle regionali, ma con prospettive e un peso diverso. Perché il tema è proprio questo: si voterebbe al Vomero contestualmente al rinnovo dell'ente di Santa Lucia. La sostanza è che se si votasse a gennaio, ci sarebbe il tempo per mettere in piedi una specie di laboratorio tra M5S, Pd e gli arancioni del sindaco Luigi de Magistris per testare una eventuale alleanza. Sulla scorta di un presupposto: a oggi stando ai sondaggi il governatore uscente Vincenzo De Luca che vuole fare il bis «è il migliore dei candidati perdenti» come sussurrano ad alta voce soprattutto tra i dem. Atteso che il centrodestra - stando ai sondaggi - ha 10 punti di vantaggio a prescindere dal candidato presidente che metterà in campo: Mara Carfagna o Stefano Caldoro. Se si votasse a maggio allora le suppletive, delle vere e proprie elezioni politiche, diventerebbero una camera di compensazione per ciascuno dei soggetti in campo per sistemare gli scontenti o chissà potrebbero essere il timbro a un'alleanza che per ora funziona - si fa per dire - solo a Roma non senza problemi.

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Il test di gennaio avrebbe un valore soprattutto per chi ha posto una pregiudiziale su De Luca, arancioni e M5S che con lui in campo non farebbero mai un'alleanza con il Pd. Sarebbe un test per de Magistris - che qualcuno vorrebbe come candidato al Senato ma è molto più probabile che demA proponga un nome - per il M5S per verificare la tenuta in un collegio dove ha stracciato tutti. E in una città dove sono stati eletti tre ministri: Luigi Di Maio, Vincenzo Spadafora e Sergio Costa e, cosa non trascurabile, il presidente della Camera Roberto Fico. Anche qui i sondaggi sono impietosi, i grillini sono dati sotto di 30-35 punti rispetto alle politiche. Per De Luca, anche in chiave Pd, invece sarebbe l'opportunità di misurare il livello di chi non lo vuole in campo per il bis. E tra questi oltre ad arancioni e M5S ci sta una parte dei dem e gli alleati di Italia Viva e della sinistra.

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Il tema di queste ore è lo spostamento della contesa a maggio in concomitanza con le regionali. Vale a dire arrivare a quella data con i giochi fatti, due le opzioni in campo: con De Luca candidato non ci sarebbe nessuna alleanza se non la possibilità di uno schieramento che vedrebbe de Magistris con il M5S, ipotesi difficilissima, soprattutto se il candidato dei grillini sarebbe Valeria Ciarambino. Oppure con De Luca fuori dalla mischia. A quel punto le suppletive sarebbero la camera di compensazione - o più opportunamente - il luogo dove depositare le chiavi dell'alleanza. Con il sindaco chiamato a battere un colpo perché già messo nell'angolo dai suoi principali alleati - i movimentisti - che gli hanno rinfacciato la mancata discesa in campo alle politiche del 2018 e alle europee. «Se non siamo mai in competizione che movimento politico siamo?». Non a caso l'ex pm ha messo le mani avanti: «Per l'Epifania ci sarà la nostra lista per le regionali con il candidato presidente». I grillini - senza De Luca - dovrebbero dare al Pd la possibilità di scegliere il nome da proporre per la Regione. A meno che nella partita non entri anche il Comune, si vota nel 2021 e per i dem che tradizionalmente governano le grandi città e Napoli in particolare, issare il loro vessillo su Palazzo San Giacomo, de Magistris non può più candidarsi, sarebbe una bella boccata d'ossigeno.

E De Luca? A quel punto tutto potrebbe succedere, anche il governatore potrebbe farci un pensierino a quel seggio in Senato. La certezza però è una sola: che di qui al voto la battaglia interna al centrosinistra e al M5S sarà durissima.

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