Elezioni comunali 2020, rush per le candidature: Pd-M5S, intesa last minute a Giugliano

Elezioni comunali 2020, rush per le candidature: Pd-M5S, intesa last minute a Giugliano
di Francesco Gravetti
Sabato 22 Agosto 2020, 00:00 - Ultimo agg. 23:06
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Sono ventotto i Comuni al voto in provincia di Napoli, chiamati a rinnovare il consiglio comunale il prossimo 20 e 21 settembre. Di questi, diciotto contano più di 15mila abitanti e, pertanto, potrebbero finire al ballottaggio il 4 ottobre, mentre per gli altri dieci l’appuntamento elettorale si esaurirà al primo turno. 

Si tratta di una platea complessiva di circa 700mila abitanti: si va da centri popolosi come Giugliano in Campania, che di abitanti ne ha circa 110mila, a Comuni molto piccoli come Casamarciano e San Paolo Belsito, che ne contano poco più di 3.000. A Giugliano saranno ben 32 i consiglieri comunali eletti, mentre a Casamarciano e San Paolo Belsito, ma anche Lacco Ameno e Mariglianella soltanto dodici. 

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Tra i Comuni al voto spiccano i casi di Marigliano e Sant’Anastasia, i cui sindaci Antonio Carpino e Raffaele Abete sono incappati in guai giudiziari e finiti in manette, prima di essere spediti ai domiciliari. A San Gennaro Vesuviano, invece, il consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni della camorra nel lontano febbraio del 2018: si torna al voto dopo più di due anni. A Saviano il ritorno anticipato alle urne è stato causato dalla morte di Carmine Sommese, primario di ospedale morto per l’infezione da coronavirus, mentre a Poggiomarino si vota dopo che è stato sfiduciato Leo Annunziata, segretario regionale del Pd. 

Tra le questioni politiche emerge quella di Pomigliano d’Arco, la città destinata a diventare «laboratorio» dopo l’accordo tra il Pd ed il Movimento Cinque Stelle (oltre a Verdi ed altri civiche) per sostenere Gianluca Del Mastro. Professore di papirologia, dovrà vedersela con il vicesindaco in carica Elvira Romano, l’ex segretario Pd Vincenzo Romano e Maurizio Caiazzo, presidente del consiglio comunale. 

Pd e M5s in provincia di Napoli hanno tentato di esportare il modello Pomigliano anche in altre realtà: ci sono riusciti, per esempio, a Caivano, e ci sono riusciti in extremis a Giugliano con un pressing sui cinquestelle per convincerli a convergere su Nicola Pirozzi. «Non è stato semplice ma ce l’abbiamo fatta», esulta il segretario del Pd Marco Sarracino. È, invece, fallito il tentativo a Marigliano, dove però le condizioni erano decisamente più difficili e dove alla fine il candidato sarà il Pd Giuseppe Jossa, sostenuto anche da civiche di centrodestra. 
 


Tra i centri importanti chiamati al voto, anche Ercolano, che negli ultimi cinque anni è stato guidato da Ciro Buonajuto. Fedelissimo di Renzi al punto da seguirlo nell’abbandono del Pd e nella fondazione di Italia Viva, la ricandidatura di Buonajuto ha fatto discutere a lungo, ma poi tutto il centrosinistra, Pd compreso, si è ricompattato sul suo nome. Sarà sfidato da Colomba Formisano, la consigliera eletta nel 2015 con il Pd e, successivamente, dichiaratasi indipendente. A San Giorgio a Cremano, invece, saranno dieci i simboli a sostegno del sindaco uscente Giorgio Zinno. Tenteranno di fronteggiarlo Giovanni Marino, Luigi Gallo e Salvatore Galdieri. 

A Pompei fino all’ultimo si pensava ad un duello a due tra Domenico Di Casola e Carmine Lo Sapio con una vittoria diretta al primo turno. Con la discesa in campo, in zona Cesarini, di Angelo Di Prisco del Movimento 5Stelle si ipotizza, invece, uno scenario da ballottaggio tra i due maggiori schieramenti civici.

A Frattamaggiore, invece, il sindaco in carica Marco Antonio Del Prete sfida l’ex sindaco Francesco Russo in una guerra interna al Pd (col simbolo che va al primo) con Luigi Costanzo terzo candidato. A Casalnuovo l’uscente Massimo Pelliccia viene fronteggiato da Giovanni Nappi, Espedito Iasevoli e Christian Cerbone. A Mugnano di Napoli i democrat puntano sul sindaco uscente Luigi Sarnataro, mentre il centrodestra propone Gennaro Ruggiero, con Romina Imperatore outsider. 

In tutti i Comuni, comunque, si registra la prevalenza delle liste civiche e la difficoltà oggettiva a presentare simboli di partito, che in alcuni casi sono stati addirittura ritirati dopo essere stati contesi a lungo.

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