Elezioni comunali a Napoli, Bassolino indica la via: «Welfare, porto e periferie: serve una svolta»

Elezioni comunali a Napoli, Bassolino indica la via: «Welfare, porto e periferie: serve una svolta»
di Generoso Picone
Domenica 20 Dicembre 2020, 16:00 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 07:35
5 Minuti di Lettura

«Con i piedi ben piantati in terra nella realtà dei fatti e delle persone e lo sguardo alto che riesca a disegnare una visione per l'avvenire»: Antonio Bassolino è appena tornato da una lunga passeggiata tra Porta Capuana e la Mensa dei poveri, il Vasto di sopra e di sotto, piazza Nazionale e il Ponte di Casanova, più che mai convinto che «anche se non soprattutto per Napoli l'emergenza da Covid-19 costituisca uno spartiacque netto tra un prima e un poi». «Bisognerebbe toccare con mano sofferenze antiche e nuove per accorgersi di essere tutti di fronte non a una pur grave emergenza, bensì a problemi enormi che stanno cambiando radicalmente il modo di vivere e ci accompagneranno a lungo. A Napoli più che altrove», spiega. 

Video

Bassolino, insomma lei a Napoli vede una situazione tale da richiedere un intervento straordinario. Anche lei pensa a una legge speciale?
«A Napoli e nell'intera città metropolitana tutto quello che sta provocando la pandemia precipita su una struttura evidentemente più gracile rispetto alle altre parti del Paese.

Perciò è molto importante attrezzare una risposta che tenga unite la vicinanza alle questioni e la prospettiva delle soluzioni. Ci sono alcuni punti che già appaiono di eccezionale priorità. In primo luogo un nuovo Welfare nazionale, regionale e locale che aiuti e sostenga con misure universale le persone già in difficoltà e le diverse fasce sociali colpite dalla crisi ed entrate in seria difficoltà. È poi importante affermare una centralità del sistema portuale sotto gli aspetti produttivi, commerciale e turistico, politiche del lavoro e dello sviluppo che puntino all'utilizzazione produttiva di impianti come la Whirpool, un simbolo della nostra situazione. È soprattutto da programmare e attuare una digitalizzazione della città, una rivoluzione digitale di Napoli e della sua area metropolitana: nella pubblica amministrazione e nel Comune, nei servizi avanzati al cittadino, nella mobilità e nella sicurezza, nei diritti delle persone. Inoltre, grande attenzione va portata a un sapiente rammendo delle periferie come indica Renzo Piano, a una paziente ricucitura del tessuto sociale strappato. A un programma coordinato per la valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico. Quanto è avvenuto nel Polo di San Giovanni dimostra che è possibile realizzare straordinari processi di innovazione: dobbiamo andare avanti su questa strada con estrema ambizione».

Lei sta recuperando la bandiera della battaglia del nonsipuotismo come fece nel dicembre 1993, quando divenne per la prima volta sindaco di Napoli?
«Sono convinto che la lezione impartita da Antonio Genovesi nel 1765 resti assolutamente valida per tracciare la strada verso il futuro: bisogna aprirsi a ciò che si muove e produce cambiamento in Europa e nel mondo. Napoli riesce a dare il meglio di sé quando si apre all'esterno e il peggio quando si rinchiude su se stessa».

Come? Con quali strumenti e modalità?
«Con un grande sforzo che intrecci la cura per l'emergenza e l'impegno per il l'avvenire, che abbia come collante uno straordinario spirito di collaborazione. Collaborare per Napoli: questa la risorsa più importante, per l'oggi e per il domani. È noto a tutti che il Comune versi in una situazione di sostanziale dissesto finanziario e c'è anche da tener conto della debolezza dell'apparato burocratico-amministrativo privo di tante competenze tecniche e professionali e pure di tante risorse umane necessarie sia a gestire l'ordinario che a contribuire alla costruzione di una prospettiva. Lei mi ha chiesto della richiesta di una legge speciale. Per me è indispensabile recuperare e rafforzare un rapporto di collaborazione tra le istituzioni locali e il governo nazionale e porre da Napoli una questione che coinvolge tante altre amministrazioni comunali d'Italia, piccole, medie e grandi. È infatti evidente che nelle condizioni attuali è molto difficile andare avanti e misurarsi con le domande e le scadenze che il presente e il futuro pongono e porranno. Serve dunque una intesa feconda tra Comune, Regione e governo, chiunque sia poi il sindaco e di qualsiasi segno politico l'esecutivo. È interesse di tutti che una città come Napoli raggiunga una sua stabilità di fondo, perché Napoli è Napoli e nel bene e nel male segna la Storia d'Italia».

Lei insiste nella ricerca della collaborazione. Eppure questo è un tempo di conflitti, scontri e polemiche.
«La collaborazione è decisiva per Napoli e per tutti. Collaborazione tra Nord e Sud, perché abbiamo bisogno unìo dell'altro, tra pubblico e privato, tra istituzioni e cittadini. È sempre giusta e oggi appare doverosa e obbligatoria, reclamata con energia. Certo, occorre saper collaborare ed è fondamentale che la collaborazione registri un'ampia condivisione popolare. Qualsiasi candidato sindaco di Napoli dovrà porsi il tema della rappresentanza in una città che l'ultima volta ha portato alle urne soltanto il 36,9 per cento dell'elettorato».

Non è pure il risultato di un'offerta politica non ritenuta esaltante? Massimo D'Alema ipotizza la nascita di un partito nuovo a sinistra. D'accordo?
«Per me è innanzitutto il Pd che deve trasformarsi in una forza autenticamente popolare, attorno e oltre il 30 per cento, perno di un fronte più vasto di altre forze di sinistra e di centro. Sono convinto che questo sia l'obiettivo da perseguire con tenacia e intelligenza politica. La crescita del Pd deve accompagnarsi a quelle di altre forze in maniera da creare uno schieramento in grado di competere e vincere. Così, con il popolo, si combatte il populismo e il sovranismo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA