Elezioni comunali a Napoli, Manfredi pronto alla sfida: «Dissesto pericolo per Napoli, serve dialogo con la Regione»

Elezioni comunali a Napoli, Manfredi pronto alla sfida: «Dissesto pericolo per Napoli, serve dialogo con la Regione»
di Luigi Roano
Giovedì 8 Aprile 2021, 11:00
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Se si guarda altrove cioè a Roma, Bologna o Torino l'alleanza Pd-M5S a Napoli da polveriera pronta a esplodere è diventata routine. Che senso dare a questa normalizzazione in proiezione della scelta del candidato sindaco? Che Roberto Fico, il presidente della Camera, non è fuori dai giochi della candidatura e se la gioca alla pari, forse una incollatura dietro - a oggi - con Gaetano Manfredi ex ministro del governo guidato da Giuseppe Conte, fu lui a scegliere l'ex rettore, un tecnico di area dem, ma gradito anche al mondo dei 5S così come Fico è gradito a quello piddino. Certo, c'è il governatore Vincenzo De Luca che si oppone - sempre più flebilmente dopo che il figlio Piero ha ottenuto la vicepresidenza del gruppo Pd alla Camera. C'è Italia viva che anche ieri su Il Mattino ha lanciato invece strali: «Pd a Napoli subalterno ai grillini» ha tuonato il parlamentare Gennaro Migliore. Per poi dire che non ci sono veti, insomma nulla di che. Tanto che dalla segreteria metropolitana dem retta da Marco Sarracino citano il segretario Enrico Letta a mo' di risposta: «Siamo in una fase zen, nessuna polemica pensiamo alla pandemia». Quello che sembra abbastanza certo è che entro fine mese - e non oltre - Pd e M5S intendono trovare l'accordo sui candidati e molto si deciderà in un incontro tra Letta e lo stesso Conte neo capo del M5S che dovrebbe avvenire entro un paio di settimane.

Manfredi - intanto - sta continuando a studiare il dossier del Comune sui conti e a fare incontri con i possibili candidati. Ne è in programma uno con Sergio D'Angelo - per esempio - che avrebbe chiesto di scambiare delle opinioni.

Insomma, sono settimane calde per Manfredi che studiando studiando su come risanare i conti del Comune ha già le idee precise. 

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Come le altre città che sono in una situazione analoga, Napoli avrebbe bisogno di una norma - meglio norma che legge, filtra dagli ambienti vicini all'ex ministro - che consenta alla futura amministrazione, qualunque essa sia, di trattare il debito senza dichiarare dissesto e che consenta un'armonizzazione sulla spesa corrente per poter affrontare almeno le emergenze quotidiane. Cosa significa? Per capirci, se si dichiarasse dissesto la conseguenza sarebbe la morte dell'economia locale perché la grandissima parte dei crediti non potrebbe essere incassata. Questo per quanto riguarda la parte relativa alla spesa. Per gli investimenti, invece, l'idea della squadra di Manfredi è di muoversi su due binari. Da una parte l'aiuto che arriverebbe della Regione con i fondi europei, dall'altro il Recovery plan. In questo senso si potrebbe pensare di costituire una struttura tecnica in sinergia con la Regione per accedere ai fondi del Recovery. La questione della norma e non della legge - particolare non trascurabile vista l'impostazione di Manfredi - è una esigenza, un passaggio necessario per la città, che è condiviso anche da De Luca, dal Pd e da tanti amministratori. A quanto si apprende l'idea di Manfredi è che «a prescindere da chi si candiderà e da chi verrà eletto come sindaco, se non si risolve la questione del debito, Napoli sarà ingovernabile per chiunque». Netto e chiaro Manfredi al punto che assume un contorno diverso anche l'iniziativa di Piero De Luca, come ben sanno i lettori de Il Mattino. Perché è stato il figlio del governatore a raccogliere l'appello dell'Anci e dell'Upi per sostenere gli enti locali in difficoltà o in predissesto. Un appello che per ora si è tradotto in un rinvio dell'approvazione dei bilanci al 30 di questo mese. Stessa data entro la quale dovranno essere presentati i progetti da inserire nel Recovery. Se due coincidenza fanno un fatto entro quella data conosceremo anche il nome del candidato sindaco del centrosinistra allargato.

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