La mossa del M5S per mantenere alto il punto sulla candidatura a sindaco di Napoli di Roberto Fico - il presidente della Camera - è servita il giorno dopo la semi-blindatura del patto tra dem e grillini al tavolo del centrosinistra. Nessun golpe, ma una mossa ben assestata sì. Il documento presentato dal segretario metropolitano dei dem Marco Sarracino ha ottenuto l'unanimità e lo hanno approvato deluchiani e grillini, certo arriverà qualche correttivo, ma la sensazione è che l'impianto del testo vale a dire la collaborazione con la Regione il vero vulnus non verrà toccato. Dunque di cosa si stratta, qual è la mossa dei grillini? Resta in salita il percorso di Fico rispetto a quello di Gaetano Manfredi - «il candidato che unisce» e ben accetto anche dal neocapo del M5S Giuseppe Conte - ma non impossibile da percorrere.
Già, perché i 5S hanno chiesto un parere al Viminale sulla candidatura del Presidente della Camera a sindaco. Non è mai successo nella storia della Repubblica che la terza carica dello Stato scendesse in campo in una competizione amministrativa. Perchè per il resto Fico è un parlamentare e la eventuale candidatura a sindaco è perfettamente lecita e normata per lui come gli altri colleghi resta la semplice incompatibilità. Vale a dire che un parlamentare può candidarsi a sindaco, ma se eletto dovrà poi scegliere se indossare la fascia tricolore o tornare tra gli scranni della Camera. Non si possono esercitare entrambe le cariche elettive. Ma può il Presidente della Camera fare una campagna elettorale visto che ha il dovere di rappresentare tutti gli italiani? Si aprirebbe una questione di opportunità politica enorme. Fico allora avrebbe l'opzione di dimettersi appena ci sarà la data delle elezioni amministrative che cadrà tra il 15 settembre e il 15 ottobre. Il decreto è stato approvato proprio a inizio settimana.
Così si spiega la richiesta del parere di parere tecnico al Viminale, che va ben oltre al bon ton istituzionale che caratterizza il modo di fare di Fico prima di prendere una decisione. C'è in questo schema una quota di strategia, di calcolo politico in questa mossa dei grillini. Cioè mettere pressione sul quasi alleato Pd. A maggior ragione se si dà uno sguardo a ciò che sta succedendo altrove dove matura sempre di più l'impossibilità di andare assieme ovunque alle comunali, il riferimento è a Roma, Bologna e Torino dove si terranno le primarie dem. A Napoli questo spettro i dem vogliono evitarlo a tutti i costi e la sponda dei grillini in questo è fondamentale. Ma i grillini su questo spettro ci speculano, perchè le primarie le chiedono ancora almeno due forze del centrosinistra. Con i grillini che in questo gioco si divertono a far volare i sondaggi a Cinque stelle dove Fico rispetto a Manfredi sarebbe alla pari se non un passo avanti. Quasi a dire giochiamocela alle primarie. E arriviamo di nuovo allo spauracchio della richiesta di parere tecnico-istituzionale al Viminale, perchè non è che la terza carica dello Stato da un momento all'altro può lasciare quel tipo di poltrona.
Ancora di più in questo momento storico, cioè alla vigilia dell'elezione del nuovo Capo dello Stato. E le date in questo contesto sono fondamentali. Quelle delle amministrative il Governo la tirerà tra fine giugno, ma molto più probabilmente a fine luglio, quando si dovrebbe dimettere Fico. Ma soprattutto quando inizierebbe il semestre bianco, ovvero il periodo di tempo durante il quale il Presidente della Repubblica, negli ultimi sei mesi del proprio mandato, non può sciogliere le Camere. Sergio Mattarella è stato eletto il 31 gennaio del 2015. In caso di candidatura di Fico resterebbe vacante la terza carica dello Stato quando il Parlamento è chiamato a votare il nuovo Capo dello Stato. In realtà i vicepresidenti sono quattro: Maria Edera Spadoni (M5S), Ettore Rosato (IV) Fabio Rampelli (FdI) Andrea Mandelli (Fi). E il regolamento della Camera prevede che entro 10 giorni bisogna votare il nuovo Presidente. Vista la situazione politica del Paese molto complessa sarebbe davvero arduo trovare una soluzione rapida. Si rischierebbe un vero terremoto politico.
In questo contesto Italia Viva e gli ambientalisti di Europa Verde tornano a chiedere le primarie, se anche con accenti diversi. «Il documento programmatico presentato da Sarracino - racconta Graziella Pagano di Iv - va nella giusta direzione. Vorrei, però, capire perché si continua a escludere a priori idea delle primarie che invece si faranno a Roma a Torino e a Bologna». Più o meno la stessa tesi di Francesco Emilio Borrelli: «Mi chiedo perchè non si possono fare pure a Napoli».