Elezioni comunali a Napoli, Manfredi studia il bilancio: ecco i suoi paletti per la candidatura

Elezioni comunali a Napoli, Manfredi studia il bilancio: ecco i suoi paletti per la candidatura
di Luigi Roano
Martedì 30 Marzo 2021, 09:30
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Non si sente il salvatore della patria per quello ci vorrebbe uno che sa fare i miracoli e manca dalle nostre parti da un paio di millenni. E Gaetano Manfredi - l'ex ministro per l'Università scelto dall'allora premier Giuseppe Conte - ne è consapevole, quello che serve a Napoli è una persona capace di unire e allo stesso tempo di proiettare la città all'esterno - come è quasi sempre stato - dialogante sul palcoscenico nazionale e anche oltre. E Manfredi sa di avere queste qualità. Così - lentamente - inizia ad abbassare la guardia, resta sulla difensiva però la questione della candidatura a sindaco della terza città d'Italia, della capitale del sud, non è più solamente un tabù. Del resto, è un treno che passa raramente due volte nella vita quello che trasporta la possibilità di indossare una fascia tricolore così prestigiosa e così pesante anche nella storia. Due sono i fatti nuovi per quello che riguarda l'ex ministro ed ex rettore della Federico II: Manfredi sta studiando il bilancio del Comune di Napoli e il sudore freddo che gli scorre dalla fronte quando scorre quei numeri ci sta: 3 miliardi di debiti accertati con una crescita dello stesso al ritmo di 400-500 milioni all'anno per mancati incassi dalla riscossione a chi non farebbero una certa impressione? E il secondo fatto è un incontro con l'amico ed ex collega di Governo Francesco Boccia che aveva la delega agli affari regionali con Conte premier che gli ha assicurato come il partito stia lavorando per un campo largo anche sui territori per dargli il massimo del sostegno. Boccia da ministro ha avuto spesso punti di vista diversi con il governatore Vincenzo De Luca sulla gestione della pandemia e anche sul federalismo. Oggi è l'uomo che il segretario del Pd Enrico Letta ha scelto per il rapporto con gli enti locali, una delega pesantissima, deve fare il sarto e cucire il vestito giusto per l'alleanza ma non a tutti i costi solo con chi vuole condividere il progetto politico. E non è un caso che sia partito per la sua mission dalla Campania e dai deluchiani e da De Luca che nella scelta del candidato sindaco di Napoli del centrosinistra allargato è un fattore non trascurabile vista la sua avversione per il M5S. 

In verità, c'è un terzo fattore importante che interessa a Manfredi e che sembra essere anche il vero motore dell'agognata alleanza tra Pd e M5S, anche se resta la sensazione che le parti non rinunceranno mai alla coalizione a Napoli a prescindere dagli ostacoli che si pareranno sulla strada che porta a piazza Municipio. Di cosa si tratta? Di una legge salva-Comuni. Perché non solo Palazzo San Giacomo - che resta il capofila - ma ce ne sono centinaia di comuni, specie al sud, che rischiano il default. Da Napoli, grazie al lavoro del segretario dem Marco Sarracino e dei parlamentari del Pd e dagli omologhi pentastellati, è partita la campagna per salvare gli enti locali e l'obiettivo ora non solo è una battaglia dell'Anci, ma soprattutto è diventato una priorità per il Parlamento. Una tela complessa e complicata che sta tessendo Boccia - giusto chiarirlo bene - che è ancora alla ricerca della trama giusta e non è nemmeno detto che la trovi. Roberto Fico, il presidente della Camera che avrebbe fatto contento mezzo Pd e tutto il M5S, non è che lo si possa sfilare dalla terzina messa in campo dalla prima ora dal Pd Napoli e dai grillini. Terzina composta oltre che dalla terza carica dallo Stato, dallo stesso Manfredi e dal sottosegretario Enzo Amendola.

Il diktat della segreteria nazionale però è netto: senza correre troppo ma nemmeno andare a passo di lumaca bisogna chiudere la questione Napoli entro aprile. E già dopo Pasqua se ne potrebbe sapere di più. Manfredi inizia a riflettere e a porre anche qualche paletto. Il suo sì alla candidatura è condizionato - per esempio - soprattutto alla possibilità di poter comporre la squadra degli assessori sulla scorta dei saperi che servono a Napoli e non con le regole del manuale Cencelli. E perché no candidare al Consiglio comunale non solo portatori di voti ma appunto anche persone competenti.

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Intanto, il centrosinistra si arricchisce di una novità non di poco conto che ha anche una valenza storica. Articolo 1, cioè un pezzo della sinistra sinistra e il Psi, ovvero i socialisti «faranno un percorso comune fino alle amministrative». Lo annunciano in una nota congiunta Francesco Dinacci, segretario metropolitano di Articolo Uno, e Michele Tarantino segretario Psi Campania. «Vogliamo dare un contributo innanzitutto sul programma a partire dai temi del lavoro. Solo dopo dovrà seguire l'indicazione di una candidatura a sindaco. Dalla Regione auspichiamo un contributo positivo per far crescere l'autonomia della capitale del Mezzogiorno, in un rapporto nuovo col Governo nazionale». 

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