L’emergenza Covid, l’allarme meteo nel Napoletano con l’allerta gialla diramata dalla Protezione civile, poi il lento e inesorabile disinteresse verso la politica dell’elettorato partenopeo. L’incognita astensione potrebbe pesare tantissimo e, forse, essere persino decisiva per l’esito del voto sul prossimo sindaco. Le ultime tornate hanno visto un napoletano su due non recarsi alle urne, un anomalo disinteresse per il voto locale rispetto a quando c’è da esprimersi per le elezioni Politiche che determinano i membri eletti alla Camera e al Senato. Anomalo perché - come ha dimostrato la pandemia - la vera politica di prossimità tra istituzioni e cittadini è più visibile nei Comuni e alla Regione. Eppure, non solo a Napoli, sono circa la metà gli elettori che decidono di non recarsi ai seggi.
Questa volta gli ingredienti per invertire la tendenza degli ultimi anni potrebbero esserci. Sono quattro i principali candidati come riferimento di quattro distinte aree politiche. Si va dal laboratorio partenopeo Pd-M5s per sostenere Gaetano Manfredi all’esperimento civico-politico ad appoggiare l’ex pm Catello Maresca. Poi - incandidabile de Magistris dopo due consiliature consecutive - ne raccoglie l’eredità il suo assessore Alessandra Clemente. Infine c’è la suggestione da “Ritorno al futuro” con la discesa in campo dell’ex sindaco e governatore Antonio Bassolino.
Sono quasi ottocentomila gli elettori chiamati al voto a Napoli per l’elezione del nuovo sindaco e dei componenti del Consiglio comunale, ma anche dei presidenti e dei Consigli delle 10 Municipalità cittadine. Su una popolazione di 962.003 abitanti, i napoletani aventi diritto al voto sono 776.751, di cui 410.245 donne e 366.506 uomini. Sono 884 le sezioni elettorali distribuite sul territorio cittadino, di cui 15 ospedaliere. Sono proprio le sezioni ospedaliere le uniche che obbligano scrutatori e presidenti di seggio al possesso del Green pass con vaccino o tampone nelle 48 ore precedenti. Per tutti gli altri non vige alcun obbligo di carta verde, per votare bisognerà solo attenersi alle disposizioni sanitarie identiche a quelle con cui si celebrò il voto alle ultime elezioni regionali lo scorso anno: mascherina, distanziamento e sanificazione delle mani.
Tornando all’incognita affluenza già si annunciano delle defezioni. Più che sui numeri in generale è il triste dato della partecipazione al voto della popolazione carceraria. Nel penitenziario di Poggioreale solo 5 detenuti hanno fatto richiesta di votare, ma solo a 2 cittadini è stato accordato. È la seconda votazione per i napoletani nell’era pandemica, alle scorse regionali si recarono alle urne appena il 55% degli aventi diritto. Ma non sembra esserci grande attinenza tra il rischio coronavirus e il voto, infatti nel 2015 i campani che votarono alle regionali furono appena il 51%, ancor meno che in epoca Covid. Più che il virus o l’allerta meteo farà molto più la differenza la capacità dei candidati di aver dato una valida motivazione alle persone per uscire di casa, entrare in un seggio e mettere una X per il prossimo sindaco di Napoli.