Europee, l'ira di Mastella: «Così Forza Italia rischia l'estinzione»

Europee, l'ira di Mastella: «Così Forza Italia rischia l'estinzione»
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 19 Aprile 2019, 07:30
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«Così com'è, Forza Italia è destinata ad esaurirsi, condannata all'estinzione. O ci si organizza, dandosi regole chiare e certe, che consentano di vivere e convivere, oppure sarà rottura». Parola di Clemente Mastella che butta benzina sul fuoco di polemiche appena sopite con la presentazione delle liste Fi. Uno scontro destinato a riaccendersi un minuto dopo il voto di maggio. Intanto scoppia la polemica sulla candidatura con la Lega del rettore dell'università di Salerno Aurelio Tommasetti. «Si deve sospendere o dimettere dalla carica», tuona il Pd.
 
L'ex leader dell'Udeur e attuale sindaco di Benevento sceglie la presentazione della candidate Fi sannite per agitare le acque del partito di Berlusconi. Uno scontro nato alla vigilia della presentazione delle liste quando viene esclusa l'ex ministro Mara Carfagna nonostante la sua disponibilità a correre per dare una mano al partito. «La lista al Sud doveva essere diversa, non è possibile che alcune province, di grandi dimensioni peraltro, restino scoperte e altre, come il Sannio, schierino più di un candidato. È il risultato della disorganizzazione che c'è nel partito, non si è tenuta neppure una riunione», attacca Mastella che, qualche minuto dopo, si lancerà in un autoassist per chiedere le primarie per la scelta del candidato governatore. Investitura a cui aspira.

«Mara Carfagna - ragiona - avrebbe dovuto candidarsi prima, non all'ultimo momento. E, con lei, tutti gli altri, senatori e deputati. Fossi stato io al posto di Berlusconi, avrei chiesto a tutti il sacrificio. Mia moglie compresa, a patto, ripeto, che scendessero tutti in campo. Nel momento delle difficoltà, tutti debbono offrire il proprio contributo». Mastella è pronto, tornando alle Regionali del prossimo anno, a chiedere le primarie, con criteri ben definiti per la competizione, «altrimenti - avverte - la rottura risulterà inevitabile».

A sud della regione, a Salerno, scoppia invece il caso del rettore dell'Università Aurelio Tommasetti, candidato con la Lega. Rettore e candidato. Chiedono le dimissioni o la sospensione prima un paio di associazioni di studenti, poi il Pd e i socialisti. «Deve dimettersi immediatamente», attacca il segretario regionale del Pd Leo Annunziata, che spiega: «Ricopre un ruolo terzo e correttezza gli imporrebbe di lasciare la carica. Non mi esprimo sulla scelta politica perché gli dovrei ricordare come Salerno è in Campania ma almeno - continua - usasse un po' di bon ton istituzionale che non guasta mai: dia il buon esempio e lasci la carica per non confondere il ruolo prestigioso di rettore con quello di un candidato». «Sarebbe opportuno che rassegnasse le dimissioni da rettore dell'università di Salerno. Non si tratta solo di stile, ma di rispettare il codice etico dell'ateneo che prevede almeno una sospensione», rincara invece Nicola Oddati, delegato all'assemblea nazionale Pd. «Un atto doveroso e politicamente giusto sarebbe quello di lasciare», insiste il segretario salernitano del Psi Silvano Del Duca. Lui, il diretto interessato, non ne vuole sapere «perché non ci sarà mai l'accostamento tra rettore e candidato. Il mandato scade il 26 maggio, si vota il 16 giugno e bisogna proseguire l'attività amministrativa per la partenza delle Universiadi». E aggiunge: «Ci sono stati, anche qui, altri casi di rettori candidati, non scherziamo. Non vorrei invece - conclude - che il turbamento fosse solo per la scelta della Lega».
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