Flop Pd in Campania, è già resa dei conti: Tartaglione pronta alle dimissioni

Flop Pd in Campania, è già resa dei conti: Tartaglione pronta alle dimissioni
di Adolfo Pappalardo
Martedì 6 Marzo 2018, 10:45
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Cinque anni fa erano 32 i parlamentari democrat eletti in Campania. Eppure, paradossale pensarci ora, un minuto dopo il voto furono chieste le dimissioni del segretario regionale. Quel 22 per cento di voti al Pd era considerato un'onta da lavare con il ricambio immediato dell'incarico. Stavolta, invece, sembra non ci sarà nemmeno bisogno della richiesta: per stamani alle 9 convocata la segreteria regionale in cui Assunta Tartaglione dovrebbe rimettere il suo mandato. In linea, d'altronde, con le dimissioni annunciata da Matteo Renzi.
 

È l'epilogo, per certi versi annunciato, di un tracollo di cui nessuno aveva immaginato davvero la portata. Che si materializza già domenica notte nel quartier generale di via Santa Brigida. Uffici quasi deserti e una segretaria regionale quasi pietrificata per essere rimasta fuori dal Parlamento. Con il Pd scivolato a Napoli sotto il 15 per cento.
 
Peggio delle due tornate di Comunali dove il Pd si è ritrovato fuori dal ballottaggio. Ma stavolta non c'è il ciclone de Magistris piuttosto il tifone grillino che ha praticamente distrutto il Pd napoletano. Asfaltato. Non solo nei 18 collegi uninominali andati tutti al movimento di Grillo che ha pure piallato i listini proporzionali cambiando radicalmente la classe dirigente democrat. E alla fine il risultato è impietoso: appena 5 (forse sei) i deputati e 3 i senatori in tutta la regione. E se guardi solo all'ombra del Vesuvio il risultato è ancora peggiore: vanno a Roma solo il pediatra Paolo Siani, il sottosegretario uscente Gennaro Migliore e il consigliere regionale Lello Topo. Al Senato, invece, solo Valeria Valente. Mentre nelle altre province scattano l'ex ministro Fedeli a Caserta (che lascia fuori il consigliere Graziano), il collega Minniti a Salerno, l'ex sottosegretario Del Basso De Caro nel Sannio e l'europarlamentare Gianni Pittella. Mentre si attende oggi per capire se ci sarà seggio per Piero De Luca, il figlio del governatore, con il paracadute a Caserta dopo la sconfitta nel collegio di Salerno. Fine.

«Alla fine il lanciafiamme lo hanno usato gli elettori», dice Nicola Oddati ricordando quel lanciafiamme sul partito minacciato da Renzi dopo le ultime Comunali. Poi aggiunge: «Devastante è il dato a Napoli e in Campania. L'azzeramento dei gruppi dirigenti regionali e provinciali è ormai un dato di fatto». Mentre Antonio Marciano, consigliere regionale e aspirante senatore, quasi minaccia: «Ora aspetto le considerazioni del gruppo dirigente nazionale, regionale e provinciale del Pd». Vedremo stamani ma le dimissioni della segretaria regionale Tartaglione, che tra l'altro subisce l'onta di non aver nemmeno agguantato la rielezione, sono ormai un atto irrinunciabile. Un harakiri necessario per tentare di far ripartire una nave che si è schiantata sugli scogli. Con equipaggio ormai azzerato se un'intera classe dirigente si ritrova senza un seggio a Roma. Escono infatti, senza riuscire ad agguantare la rielezione, Massimiliano Manfredi, Giovanna Palma, l'ex montiano Giovanni Palladino, il sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola (messo in posizione difficilissima), la stessa segretaria regionale Tartaglione mentre possono dire addio al salto dal consiglio regionale Nicola Marrazzo, Antonio Marciano, Francesco Borrelli e Gennaro Oliviero. E così Teresa Armato, la ex senatrice che dopo 5 anni ferma ai box contava in un rientro. Niente. Non sono bastati nemmeno i 20mila voti nel collegio di Ercolano-Torre del Greco. Tutti abbattuti dal vento grillino e dal tracollo di Pd e partiti alleati. «Siamo davanti a una sconfitta storica, di proporzioni colossali, della sinistra e anche del centrosinistra per come li abbiamo conosciuti negli ultimi decenni», analizza Marco Rossi-Doria, candidato nel collegio di Chiaia. «Un terremoto», si limita a dire il segretario provinciale Massimo Costa, che aggiunge: «Una sconfitta chiara da cui emerge però qualche leggero segnale che dobbiamo cogliere. Quando mettiamo delle candidature interessanti, un po' esterne al partito, come Siani e Rossi-Doria c'è qualche segnale che ci testimonia che stiamo andando nella direzione giusta: il loro risultato è basso ma è superiore ad altri luoghi e territori». Mentre la Tartaglione preferisce chiudersi nel massimo silenzio. Nessun commento, nessuna analisi.

 
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