Elezioni 2022, in Campania i fedelissimi di De Luca non fermano la frana Dem

Elezioni 2022, in Campania i fedelissimi di De Luca non fermano la frana Dem
di Adolfo Pappalardo
Martedì 27 Settembre 2022, 08:00 - Ultimo agg. 17:22
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Stavolta il mito dell'autosufficienza politica deluchiana, è svanito. E i collegi che dovevano essere blindati con i fedelissimi voluti dal governatore della Campania non si sono rivelati tali: è mancata quella messe di voti a Caserta e ad Avellino ma soprattutto a Salerno, il fortino deluchiano, che il governatore aveva fatto presidiare dal suo vice Fulvio Bonavitacola. Sconfitto dal moderato di centrodestra Pino Bicchielli. Così un altro fedelissimo, il consigliere regionale Luca Cascone (sconfitto dal collega della Lega Attilio Pierro) nel collegio del Cilento e ancora Anna Petrone che perde contro Antonio Iannone, uscente di Fdi, e acerrimo nemico di De Luca.

Salerno, mentre nel resto della Campania si assiste a impetuosi venti grillini che flagellano il Pd, si accorge come la tempesta vera viene dal centrodestra. Fdi in testa che ha fatto man bassa, per la prima volta, anche in città. Senza contare Avellino, dove altri due deluchiani come Carlo Iannace e Maurizio Petracca non guadagnano il biglietto d'andata verso il Parlamento. È una battuta di arresto per il governatore, che può festeggiare solo la rielezione a deputato del figlio Piero, capolista nel plurinominale a Salerno. 

Colpisce il dato elettorale di Salerno: il centro città, quello scintillante delle vetrine e delle luci d'artista (appena riconfermate), incorona il vice di De Luca.

Ma le periferie, quelle che per anni hanno garantito il consenso a De Luca sindaco, si spostano decisamente verso il centrodestra. Certo, la partita era notoriamente in salita ma fino alla fine si sperava di evitare questo ko. Ma il vento di destra ha spirato deciso, mettendosi a poppa del centrista Bicchiello e degli uomini della Meloni e al contrario del vicegovernatore che aveva fatto una campagna ventre a terra. E se in città il Pd tiene con il suo 32 per cento, nel resto del collegio vince Bicchielli ribaltando i risultati.

In Cilento non va affatto meglio: il consigliere regionale della Lega Attilio Pierro riesce a doppiare il collega Luca Cascone, ex assessore proprio con De Luca sindaco e presidente della commissione regionale Trasporti. Finisce 46 per cento contro 22,9 per cento. Terzo, invece, il grillino Dario Vassallo, fratello di Angelo il sindaco di Acciaroli ucciso nel 2010, e su cui Conte in persona aveva puntato. E così nell'agro nocerino dove la sindaca Paola Lanzara, altra fedelissima di De Luca, finisce addirittura terza dietro i grillini (alla fine il collegio andrà in mano all'Fdi con Imma Vietri). 

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Stesso discorso al proporzionale della Camera e al collegio del Senato dove vincono due nemici storici di De Luca come Antonio Iannone ed Edmondo Cirielli, entrambi di Fdi, che sin dall'inizio della campagna avevano l'obiettivo primario di assaltare il fortino deluchiano, sinora rimasto sostanzialmente immacolato ad ogni prova dell'urna. «L'esito elettorale finale dei collegi è stato decisamente condizionato da un trend nazionale favorevole ad una coalizione di centrodestra che, rispetto a quella di centrosinistra, ha saputo meglio interpretare il sistema delle alleanze imposte dalla legge elettorale», spiega il segretario democrat di Salerno Enzo Luciano.

Vede il bicchiere mezzo pieno, invece, Piero De Luca, rieletto in Parlamento, secondo cui «il risultato importante ottenuto ad Avellino e Salerno, hanno portato il Pd ad essere la prima forza politica in assoluto, raggiungendo le cifre più alte del Mezzogiorno, di gran lunga superiori alla media nazionale». 

Numeri che, però, non sono bastati. Specie se quelli assicurati e paventati dal governatore a Enrico Letta in nome della pax elettorale siglata alla vigilia del voto erano diversi. Con il segretario nazionale che si era affidato a lui per il Sud della Campania e, anzi, aveva voluto che gli fosse accanto a Napoli ma anche a Roma alla chiusura della campagna elettorale di venerdì scorso. Doveva essere proprio De Luca l'arma in più e proprio per questo gli aveva lasciato totale mano libera sui nomi di Salerno. Ma non è servito. 

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