Pd, dopo le elezioni doppio congresso e pressing su De Luca: «Rimpasto in giunta»

Pd, dopo le elezioni doppio congresso e pressing su De Luca: «Rimpasto in giunta»
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 28 Settembre 2022, 00:03 - Ultimo agg. 29 Settembre, 08:38
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Le notti dei lunghi coltelli, quelle da vigilia congressuale Pd per intenderci, sono ancora lontane. E né, sinora, il partito a Napoli è riuscito a metabolizzare davvero un ridimensionamento che è una sconfitta pesante. Batoste non solo dal centrodestra, come era prevedibile, ma anche dall’M5s che in Campania, e a Napoli in particolare, ha preso in alcuni quartieri percentuali simili a quelle del 2018. Ma è ancora lontana l’elaborazione del lutto.

Perché stavolta non si tratta di mandare a casa i vertici del Pd, nazionale e locali, ed eleggerne di nuovi ma provare a rifondare il partito. «Non credo che alla luce di una sconfitta elettorale del genere possiamo cavarcela con un congresso ordinario, o con una semplice conta ai gazebo. Il nostro dovrà essere un congresso in cui ragioniamo su come inaugurare una nuova fase costituente del Pd e di tutte le forze del centrosinistra. Il nostro deve essere un congresso rifondativo», spiega Marco Sarracino, segretario del Pd di Napoli e neoeletto parlamentare, che ha già fatto sapere ai suoi di voler lasciare la guida del partito in concomitanza con il congresso nazionale di primavera senza attendere la naturale scadenza del dicembre 2023. E così sarà per il partito regionale, ora retto dal commissario Francesco Boccia, che sempre tra qualche mese si doterà di vertici ordinari.

Un doppio congresso, insomma, che anche stavolta tutti giurano «non sarà una conta di tessere e uno scontro tra correnti». Vedremo: anche se le storie passate dem dicono l’esatto contrario.

Per ora dirigenti e militanti chiedono un’analisi approfondita per tentare di capire le ragioni di questa sconfitta. Lunedì proprio Sarracino ha convocato una segreteria in tal senso ma la richiesta è quella di una più generale assemblea per allargare la platea al maggior numero di iscritti. A convocarla dovrebbe essere il commissario regionale Francesco Boccia ma nel caso non lo facesse, è già pronto lo stesso Sarracino. Anche se l’analisi andrebbe fatta nel giro di poche ore. Come accadeva nel vecchio Pci quando bastava una flessione di mezzo punto percentuale nei santuari rossi, come Castellammare o Sesto San Giovani, che la discussione si prolungava per giorni a Botteghe Oscure. Lo sa bene Antonio Bassolino che, non a caso, batte tutti sul tempo ed ha convocato per oggi pomeriggio alla sua fondazione un’analisi del voto. 

«Sbagliamo se liquidiamo il voto ai cinque stelle come il voto per il reddito di cittadinanza. Oggi l’M5s intercetta la paura ed il bisogno dei ceti più popolari e disagiati, ma anche le domande del mondo delle imprese e delle professioni che con il Bonus del 110 hanno ritrovato vigore e slancio. E poi sono anche quelli che - ragiona Antonio Marciano che siede nella direzione nazionale del partito di Letta - hanno mantenuto verso gli italiani l’impegno dei due mandati per i loro rappresentanti nelle istituzioni mentre da noi in tanti casi non si contano le deroghe a regolamenti che approviamo per non rispettarli». 

E proprio il rapporto con i grillini è il nodo più difficile da sciogliere per il Pd napoletano. Alleati a palazzo San Giacomo ma su opposte barricate a palazzo Santa Lucia. E se per il Comune il patto Pd-M5s è saldissimo, pochi metri più in là, alla Regione è tutt’altra storia. Basta leggere cosa dice ieri il gruppo grillino in consiglio regionale che, anzi, rilancia la sfida al governatore democrat. «Il grande sconfitto di queste elezioni è De Luca, che è riuscito ad affondare il Pd. La bocciatura dei suoi fedelissimi, pesantemente sconfitti in tutti i collegi, alcuni dei quali ritenuti blindati, è la rappresentazione del disastro compiuto dal governatore. Una vera ecatombe frutto del suo malgoverno. Da oggi per noi del Movimento 5 stelle inizia un lavoro territoriale importante verso le future elezioni regionali. Manderemo a casa un governatore alle battute finali». 

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De Luca intanto, nonostante abbia subìto una pesante sconfitta, specie a Salerno, attende di capire lo scenario per affrontare la situazione. Chiamato da Enrico Letta a dare una mano in campagna elettorale non è riuscito a portare un valore aggiunto. Ma in questo momento più che allontanarsi di nuovo dal suo partito potrebbe riavvicinarsi. Qualcuno ipotizza che possa mettere mano ad un rimpasto in giunta proprio con una iniezione di esponenti democrat. Magari pescando da chi non è stato eletto. Potrebbe farlo lui prima che parta un pressing in tal senso. Non perché non sia salda la sua maggioranza, anzi, ma perché serve ora riallacciare con il suo partito in vista del prossimo congresso, in cui sarà necessario studiare nuovi equilibri interni. Non solo: un rimpasto servirebbe a fissare un patto di metà legislatura con i territori. Con i sindaci, in particolare, che non avrebbero lavorato davvero per le politiche. 

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