Elezioni regionali 2020, la Procura di Nola apre un'inchiesta: ipotesi brogli ad Acerra

Elezioni regionali 2020, la Procura di Nola apre un'inchiesta: ipotesi brogli ad Acerra
di Pino Neri
Mercoledì 6 Gennaio 2021, 10:00
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Schede fantasma, voti spariti, verbali manomessi e poi minacce, intimidazioni, elettori sorpresi nei seggi a fotografare mentre esprimevano il loro voto: è il quadro che ha spinto la Procura di Nola ad aprire un'inchiesta sulle elezioni regionali del 20 e 21 settembre scorsi nelle 56 sezioni di Acerra. Su delega del pm Caporale, sono state ascoltate in commissariato le persone informate sui fatti. A denunciare le presunte malversazioni è stato l'ambientalista Alessandro Cannavacciuolo, candidato al consiglio regionale per i 5 Stelle. Cannavacciuolo è risultato il primo dei non eletti nella circoscrizione Napoli e provincia pur essendo stato il candidato consigliere dei cinquestelle più votato nella propria città. «Ma tiene a chiarire non è la questione di non avercela fatta ad avermi spinto a denunciare. Ho iniziato a rivolgermi alla Procura per una serie di anomalie pazzesche verificatesi già prima che cominciassero le elezioni. Poi mi sono rivolto alla polizia e alla magistratura anche durante e dopo il voto: fatti incredibili». La vicenda è delicata. Secondo indiscrezioni le sue denunce sarebbero finite sulle scrivanie della Dda e del ministero dell'Interno. Si parla di oltre 4000 schede non votate ma che non sono state registrate nei verbali delle operazioni elettorali. Non si sa che fine avrebbero fatto.

Subito dopo le elezioni, il 29 settembre, il tribunale di Napoli ha sequestrato due verbali di altrettante sezioni, verbali che non erano stati spediti da Acerra all'ufficio elettorale del capoluogo.

Altri verbali sarebbero stati manomessi. Si parla di una sostituzione, non prevista dalla legge, delle tabelle relative alle preferenze ottenute dai candidati. Queste tabelle, prive di firme e di timbro ministeriale, sarebbero contenute all'interno di fogli poi semplicemente appoggiati oppure incollati con un adesivo blando nei registri elettorali di ogni sezione. «I facsimili delle tabelle sono ormai una prassi consolidata», ha però risposto l'ufficio elettorale del Comune di Acerra. Ma l'elenco dei conti da verificare è lungo. Il 4 ottobre, dopo aver chiesto e consultato gli atti, Cannavacciuolo, insieme ad altri attivisti, si è accorto che 56 voti di preferenza alla sua persona, verbalizzati nella sezione 34, non sono stati registrati e comunicati dall'ufficio elettorale del Comune. Dunque, nella sezione 34 zero voti per lui. Anomalie simili anche in altre sezioni: mancherebbero all'appello un bel po' di preferenze per l'ecologista simbolo della Terra dei Fuochi. Anomalie sulle quali ha deciso di vedere chiaro anche la Procura, che per adesso procede contro ignoti.

Un contesto difficile. «Sto assistendo a una compravendita dei voti», aveva scritto e denunciato Cannavacciuolo durante le elezioni. Due persone erano state fermate dai poliziotti per aver scattato nei seggi le foto delle loro schede votate. L'ambientalista ha nel frattempo ricevuto varie minacce di morte, missive lasciate nella buca delle lettere o sull'uscio di casa. Era stato identificato dai poliziotti e dai vigili urbani per quattro volte consecutive in una sola giornata, mentre svolgeva la sua funzione di rappresentante di lista. E poi c'è la testimonianza firmata e pubblicata attraverso un post Facebook del presidente di una sezione. «Quello di Cannavacciuolo ha scritto il pubblico ufficiale è stato un ottimo risultato raggiunto rischiando l'incolumità personale. Nella due giorni elettorale ho potuto constatare gli attacchi vili e l'abuso di potere di pubblici ufficiali nei suoi confronti. Una vicenda che il prefetto dovrebbe conoscere e che forse l'autorità giudiziaria dovrebbe vagliare per valutare la rilevanza penale di una condotta persecutoria».

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