Elezioni regionali in Campania, Costa si tira fuori: «Penso a fare il ministro»

Elezioni regionali in Campania, Costa si tira fuori: «Penso a fare il ministro»
di Valentino Di Giacomo
Sabato 1 Febbraio 2020, 09:00
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«Se il centrosinistra vuole avere qualche speranza di vincere deve per forza rivolgersi a noi». È giovedì sera e in una pizzeria a due passi dal lungomare di Napoli, a tavola ci sono il nuovo capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi e Valeria Ciarambino, attuale capogruppo in Campania per l'M5s. Tra una margherita e una mozzarella di bufala il leader pro tempore ascolta gli esponenti campani, tra questi anche lo storico amico di Luigi Di Maio, il candidato alle suppletive del Senato, Luigi Napolitano. Il diktat di Crimi è non cedere alle pressioni del Pd e, comunque, di alzare sempre più la posta in vista delle Regionali. L'unica condizione per aprire all'intesa è un passo indietro di Vincenzo De Luca, ma resta da capire chi oggi ha realmente la forza per poter imporre delle decisioni all'interno di un Movimento 5 Stelle sempre più balcanizzato. Fosse per la maggior parte dei parlamentari campani, ad esempio, bisognerebbe riproporre anche sui territori l'alleanza di governo per non disorientare l'elettorato.

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LA CENA
Due giorni a Napoli per Vito Crimi, ufficialmente necessari perché, da viceministro dell'Interno, non poteva mancare in città dove si è tenuta ieri una conferenza internazionale organizzata dalla polizia con tutti i vertici delle forze dell'ordine a partire dal capo delle divise blu, Franco Gabrielli. Ma l'occasione è stata utile anche per cogliere gli umori degli esponenti locali. Gli M5s campani oltre a giocarsi la sopravvivenza del partito in Campania, lì dove alle scorse politiche avevano persino superato il 50 per cento dei consensi, si giocano pure la propria sopravvivenza politica. È indubbio, ad esempio, che per Valeria Ciarambino, già candidata alla guida della Regione quasi 5 anni fa, convenga che il Movimento resti autonomo e slegato da alleanze con gli altri partiti. Sarebbe, di fatto, la strada più semplice per riproporsi nuovamente alla guida degli M5s e ottenere un seggio in Consiglio più agevolmente. Perché, in realtà, oltre alle grandi questione politiche e le future strategie dei grillini, è anche sui destini personali che si snodano le trattative.

IL SIPARIETTO
Di crisi gli M5s proprio non vogliono sentirne parlare: sono sicuri che in Campania gli effetti del reddito di cittadinanza porteranno voti a differenza di Emilia-Romagna e Calabria. La prima prova sarà alle suppletive per il Senato del 23 febbraio quando i grillini dovranno pesarsi nelle urne. E a Palazzo Reale, dove si è tenuta la convention della polizia, Crimi ha partecipato pure a un siparietto con i giornalisti. «È indubbio gli hanno fatto notare in sala stampa che il Movimento 5 Stelle versa in una crisi di consensi». La risposta del nuovo leader, piccata, ricorda quella in tv dell'ex viceministro Laura Castelli a Pier Carlo Padoan: «Questo lo dice lei». Poi Crimi è passato ai programmi per il futuro e sulla questione dei tanti addii al Movimento da parte di alcuni parlamentari. «Il processo di riorganizzazione dell'M5s si concluderà agli stati generali - ha detto il capo politico - ognuno fa le sue scelte sulla base della propria volontà di continuare a dare seguito alla fiducia che è stata data loro. Chi fa queste scelte tradisce la fiducia dei cittadini».

LA TRATTATIVA
Nel frattempo a Roma Vincenzo Spadafora e Roberto Fico non hanno ancora abbandonato il tavolo delle trattative con il Pd in vista delle Regionali. Ieri, in visita a Gragnano, il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, è stato criptico. «Il mio nome per le Regionali? - ha detto Sono impegnato sul milleproroghe, salvamare, cantiere ambiente e tanti altri progetti su cui resto concentrato. Quando si parla di nomi di candidature devono sempre guardare agli aspetti del perimetro valoriale. Va bene se lo sanno interpretare in senso di polis, di comunione di un percorso, altrimenti il nome serve solo per attirare gli elettori». Un nome di bandiera, quello di Costa, che resterebbe in campo solo se si creassero i presupposti per un'alleanza che però sembra sempre più lontana.

E domani i vertici campani ne discuteranno insieme agli attivisti in una riunione che si preannuncia infuocata.

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