Campania, rischio voto a tappe per i Comuni: ecco le date, rischio ingorgo

Campania, rischio voto a tappe per i Comuni: ecco le date, rischio ingorgo
di Antonello Velardi
Venerdì 10 Gennaio 2020, 13:00 - Ultimo agg. 14:48
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Quando si voterà per la Regione Campania? Quando si voterà per il rinnovo di numerosi consigli comunali, alcuni riferiti a centri anche molto importanti? E, soprattutto, si voterà insieme oppure alcune decine di migliaia di cittadini campani si recheranno alle urne due volte nel giro di qualche settimana, prima per il Comune e poi per la Regione? A queste domande non si può dare ancora una risposta, pur mancando non molto all'appuntamento elettorale. 

Nel frattempo, le voci si accavallano, soprattutto negli ambienti politici locali e regionali, già di per sé frastornati da un quadro tutt'altro che chiaro sulle alleanze e sulle candidature a governatore. Le voci, per la verità, girano da tempo ma ultimamente si sono infittite, molto spesse alimentate da un pressapochismo che è figlio di una conoscenza approssimativa del quadro normativo.

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L'unico dato certo è che i consigli comunali in scadenza, anche quelli per fine anticipata e quindi con la sola eccezione di quelli commissariati per le infiltrazioni della criminalità organizzata, saranno rinnovati in un turno elettorale domenicale tra il 15 aprile e il 15 giugno. Lo stabilisce una legge nazionale che non lascia spazio ad equivoci. La domenica esatta sarà individuata con un decreto apposito del ministro dell'Interno che convocherà i comizi elettorali. La decisione è rimandata quindi ad un organo politico. Un'altra legge nazionale prevede anche l'election day e quindi la scelta di accorpare le diverse elezioni in un solo turno soprattutto per determinare una diminuzione dei costi. Ma tale legge non sempre è armonizzata con norme locali che, pur essendo di rango minore, sono il frutto della capacità legislativa autonoma delle regioni che non può essere né ignorata né limitata.

La Regione Campania ha una sua legge elettorale, la numero 4 del 2009, che disciplina analiticamente il termine prima del quale non è possibile indire le elezioni, prendendo come riferimento il giorno dell'elezione del presidente della giunta cinque anni prima. Il combinato disposto di questa legge con un'altra precedente consente di individuare il lasso di tempo, che è sempre di 90 giorni, entro cui si può decidere di andare a votare. Per la Campania, si potrà andare a votare una domenica tra il 3 maggio e il 2 agosto prossimo. Il lasso di tempo è diverso da quello previsto per le comunali che è appunto tra il 15 aprile e il 15 giugno. Per votare insieme si dovrebbe andare alle urne tra il 3 maggio e il 15 giugno.

Chi deve indire le elezioni per la Regione? Il presidente della giunta, Vincenzo De Luca, che non è tenuto ad allinearsi con i Comuni. Per la verità, De Luca aveva inizialmente ipotizzato di poter andare a votare fino a settembre, ritenendo che i cinque anni del suo mandato andassero calcolati non dall'elezione bensì dal suo effettivo insediamento. Nel caso specifico c'era stato uno slittamento - ricorderete - per i vincoli imposti dalla legge Severino legati alla posizione giudiziaria dell'allora neo presidente della Campania. La Regione ha, sul punto, posto un quesito al ministero dell'Interno ma la risposta del Viminale è stata chiara: i cinque anni vanno calcolati dall'elezione e non dall'insediamento. Analoga questione è stata posta, con un'interrogazione parlamentare, qualche mese fa, per l'Emilia Romagna e la risposta in Aula del sottosegretario all'Interno (chiamato a rispondere) è stata identica.

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Ma non finisce qui. Con la Campania vanno al voto altre cinque regioni: Marche, Puglia, Toscana, Liguria e Veneto. Che hanno norme proprie diverse e non tutte allineate. Il Veneto si è portato avanti e ha già indicato al ministero dell'Interno che andrà al voto prima, nel periodo tra il 15 maggio e il 15 giugno. Le altre regioni sono in attesa. Cinque anni fa, il governo invitò le stesse sei regioni ad andare al voto insieme, optando per l'election day: fu il 31 maggio 2015. Potrebbe ripetere l'appello anche stavolta ma non è detto che venga accolto perché non vi è, come si è detto, alcun obbligo. C'è il rischio che si vada al voto in ordine sparso, la questione non è più giuridica ma politica.

Perché è politica? Perché ogni presidente della Regione farà un calcolo delle convenienze, a seconda delle realtà locali. De Luca, per dire, ha la convenienza a votare quanto più tardi possibile avendo dimostrato ciò con il quesito posto al Viminale. Da cosa è determinato l'interesse? Dal quadro politico anche nazionale, dalla tenuta del governo, dalla forza dei singoli partiti di imporre le alleanze e dai tempi di realizzazione dei patti elettorali. De Luca, ad esempio, ha tutto l'interesse a che non si rinsaldi il rapporto tra Pd e CinqueStelle e che quindi alla fine non passi una candidatura alternativa alla sua nell'ambito del centrosinistra. Un interesse che potrebbe cambiare in corso d'opera se, ad esempio, dovesse nel frattempo cadere il governo. Sono convenienze, qui e altrove, determinate dalla fragilità del quadro politico. Non è un caso che il Veneto abbia già chiare le idee: sia per rimarcare una certa propria autonomia e sia perché lì molto più chiaro è fin d'ora il risultato delle urne.

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