Napoli e Bruxelles mai così lontane: solo cinque eletti e Martusciello ringrazia Berlusconi

Napoli e Bruxelles mai così lontane: solo cinque eletti e Martusciello ringrazia Berlusconi
di Luigi Roano
Lunedì 27 Maggio 2019, 23:30 - Ultimo agg. 28 Maggio, 13:15
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Tra vinti e vincitori alla fine di napoletani veraci a Strasburgo sono arrivati in pochi, con performance anche tra chi non ce l'ha fatta - tuttavia - molto significative. Insomma, la roulette delle urne si è chiusa e spiccano, tra i napoletani rimasti al palo, personaggi come Mariano Peluso del M5S e Massimo Paolucci di «Articolo 1» ma candidato nelle liste del Pd. Spera nella riconferma, invece, Fulvio Martusciello di Fi: per ora gli eletti sono due (Berlusconi e Patriciello), ma se il Cavaliere dovesse optare per altra circoscrizione Martusciello sarebbe eletto. Così come se per Fi dovesse scattare un quarto seggio: in questo caso, eletto direttamente Martusciello, con la rinuncia di Berlusconi entrerebbe anche Lorenzo Cesa. 

Si dice che la storia la scrivano i vincitori però anche tra i vinti non mancano vicende umane particolari al netto del risultato. Come i protagonisti del derby cittadino, l’ex presidente del Consiglio comunale Raimondo Pasquino candidato con + Europa e quello attuale Alessandro Fucito, sceso in campo con La Sinistra. Hanno condiviso lo scranno dell’Assemblea cittadina di via Verdi e da ieri condividono anche la sconfitta dei loro partiti che non hanno superato il quorum per arrivare all’Europarlamento. Pasquino, l’ex rettore dell’Università di Salerno, nell’ambito della sconfitta si è tolto una soddisfazione: «Arrivare a Salerno prima dell’attuale rettore Aurelio Tommasetti candidatosi con la Lega, ho restituito così orgoglio all’Università». Anche per Fucito un risultato personale soddisfacente con 2800 preferenze a Napoli, la sua città, e 9778 in tutto il Sud: «In un partito - racconta - che non è arrivato al 2 per cento è stata una bella impresa». Ecco perché certe storie di vinti possono appassionare come quelle dei vincitori. 
 
A Strasburgo ci arriva con la casacca del M5S - unica napoletana con radici calabresi - Laura Ferrara. Una giovane di 35 anni «che fa parte - sottolinea sul suo profilo Fb - del M5S sin dalla nascita». Per allentare la pressione dello spoglio la Ferrara - mentre si decidevano le sorti sue e dei pentastellati - ha trascorso del tempo con i suoi figli mollando seggio e appunti: «È in loro che ho trovato la forza nei momenti più duri di questa campagna elettorale in giro per tutto il Sud Italia, ed è per loro e per il loro futuro e per il futuro di milioni di bambini che non possiamo fermarci», insomma una mamma molto grintosa. Per una napoletana che va in Europa da protagonista ce n’è uno - Mariano Peluso - che invece non riesce a concretizzare il suo sogno. Così come Luigi Napolitano, anche lui al palo delle preferenze. Quello di Peluso è un caso politico. Anche lui aveva il suo derby proprio con Napolitano, ma hanno perso tutti e due. Peluso - un geologo - fa rumore in quanto molto ben voluto nel Movimento perché è stato nel 2011 la prima carica pubblica dei grillini al Sud, all’epoca fu eletto consigliere nella Quinta Municipalità. È l’anno in cui Roberto Fico tentava la scalata a Palazzo San Giacomo ma non superò lo sbarramento e non entrò in Consiglio comunale. Peluso con quasi 3mila voti fu invece il primo grillino a entrare in una istituzione nel Sud. E sembra che a frenare l’ascesa di Peluso - e anche di Napolitano - alle Europee sia stato l’inserimento all’ultimo minuto della capolista Maria Chiara Gemma, eletta, e piovuta nella lista all’ultimissimo secondo.

È il Pd che fa il pieno di napoletani piazzando il capolista Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia, Andrea Cozzolino e Giosi Ferrandino. Dem che rispolverano l’orgoglio partenopeo con Roberti che ha preso 150mila preferenze, simbolo «della Napoli che lotta e che combatte le mafie e i soprusi». Poi c’è l’eterno Andrea Cozzolino alla sua terza partecipazione - e vittoria - al Parlamento europeo. Ha giurato che sarà l’ultima candidatura, ma come si dice l’appetito vien mangiando chi può dire che nel 2024 non sarà ancora una volta ai nastri di partenza? Quindi Giosi Ferrandino, che ci provò nel 2014 fallendo l’obiettivo per pochi voti. Ischitano e già sindaco, Ferrandino corona il suo sogno. Sempre tra i dem, ma ospite nella lista in quanto portabandiera di «Articolo 1», non ce l’ha fatta Massimo Paolucci, un uscente. Lunga la sua militanza politica, è stato protagonista delle giunte Bassolino come assessore al Traffico. Comunque anche il suo è un risultato lusinghiero perché con 58mila preferenze non si può dire di avere fallito.

Dal pieno di napoletanità a quota zero, si tratta della Lega, assurta a terzo partito della città, che non elegge nessun candidato napoletano. Del resto l’unica in lista era la segretaria del partito Simona Sapignoli che si è difesa con le sue 20mila preferenze ma di più proprio non poteva fare. Alla fine della giostra delle preferenze i napoletani che andranno al Parlamento europeo sono cinque, i tre del Pd, la Ferrara del M5S e Martusciello con Forza Italia. 

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