Addio alle piazze. Quelle di Napoli, un tempo location privilegiata di tutti i partiti per chiudere le campagne elettorali. Basta riavvolgere il nastro a 5 anni fa quando Matteo Renzi, solo per citare l'ultimo big di sinistra, scelse la Sanità per la vigilia delle Europee. Ma ora, i leader vecchi e nuovi, si tengono lontani. Candidati a parte, ovviamente.
Unica eccezione la destra sovranista che ora sembra privilegiare Napoli. Domenica scorsa è stato il turno di Fratelli d'Italia che ha chiuso a piazza Matteotti, con il comizio di Giorgia Meloni, la campagna per le Europee. «Non si vedeva dai tempi dell'Msi di Giorgio Almirante una manifestazione del genere», gongolavano entusiasti dirigenti e organizzatori di Fdi che parlavano di 20-30mila manifestanti. Numeri gonfiati ovviamente ma occorre essere onesti: piazza Matteotti era piena. Il giorno prima, invece, alla convention di Fi alla Stazione Marittima non è arrivata nemmeno una telefonata in diretta di Silvio Berlusconi. Certo le sue condizioni di salute non gli permettono di fare le campagne elettorali di un tempo ma suona strano che il Cav, ed è la prima volta nella sua storia politica, questa volta non abbia fatto capolino all'ombra del Vesuvio. Eccezione a parte, invece, per il leader della Lega Matteo Salvini che, giovedì scorso, era intenzionato a tenere una manifestazione politica dopo il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura. A fermarlo una questione di opportunità anzitutto perché avrebbe mischiato, a Napoli nelle stesse ore, il suo ruolo di ministro con quello di segretario di partito. E, ancora, una questione di agibilità politica: erano previsti scontri e manifestazioni, che pure ci sono stati, e sarebbe stato complicato organizzare qualcosa senza rischiare.
E i grillini che pure a Napoli e in Campania hanno fatto il pieno di voti alle ultime Politiche? Nulla, praticamente scomparsi in questa vigilia di voto delle Europee. Niente di programmato sino a venerdì e chiusura nazionale a Roma, venerdì pomeriggio, in piazza Bocca della Verità. «Vedrete che arriverà a Napoli: c'è ancora tempo prima del voto», aveva assicurato, sabato mattina alla Stazione marittima, Francesca Pascale riferendosi al compagno Silvio Berlusconi. Niente è stato programmato per ora e, quasi sicuramente, sarà l'ex ministro Mara Carfagna il big azzurro che chiuderà la campagna in questa regione. Discorso a parte merita il Pd che ha snobbato il capoluogo, la terza città d'Italia, per quest'ultimo rush finale. Se si esclude l'iniziativa di domani al teatro Nuovo con Maurizio Martina e venerdì alla Casa del Popolo di Ponticelli con l'ex ministro Dario Franceschini. Entrambi con il capolista democrat alla circoscrizione Sud, Franco Roberti. Anche il segretario Nicola Zingaretti oggi sarà nel Napoletano ma senza fermarsi nel capoluogo: tappa solo a Pozzuoli (ore 17 al cinema Sofia), sempre con Roberti, e il governatore Vincenzo De Luca. Niente Napoli nel finale di partita come il suo predecessore al Nazareno 5 anni fa. Impensabile sino a poco tempo fa che un partito ex Pci snobbasse la città delle Quattro giornate dove un tempo i big di tutti i partiti, dalla Dc all'Msi, facevano a gare a per accaparrarsi una piazza partenopea. Certo i tempi dei comizi oceanici di piazza del Plebiscito sono finiti da un pezzo (anche se Veltroni per le Politiche 2008 e Berlusconi per le ultime Comunali ci provarono pur avanzando il palco per far apparire la platea più ampia) ma Napoli è stata snobbata questa volta. «Nessun giallo: Zingaretti - dicono i vertici della segreteria - è venuto a Napoli due volte in questa campagna, lo stesso numero di Milano: volevamo un luogo in provincia. Indecisi tra Castellammare e Pozzuoli, si è optato alla fine per l'area flegrea».
Europee, i leader snobbano Napoli: Zingaretti fa tappa solo a Pozzuoli
di Adolfo Pappalardo
Martedì 21 Maggio 2019, 12:00
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