Pentangelo e Cesaro rischiano l'arresto: il ricorso della Procura accolto in Cassazione

Pentangelo e Cesaro rischiano l'arresto: il ricorso della Procura accolto in Cassazione
di Dario Sautto
Giovedì 21 Gennaio 2021, 10:05 - Ultimo agg. 10:30
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Accolto il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura di Torre Annunziata, rischiano nuovamente l'arresto i parlamentari Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo. L'inchiesta sul presunto giro di corruzione per ottenere i permessi a costruire nell'ex insediamento industriale della Cirio di Castellammare di Stabia torna davanti al Riesame di Napoli.

A stabilirlo sono stati gli «ermellini», che hanno accolto il ricorso presentato dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli per conto della Procura guidata da Nunzio Fragliasso, chiedendo ai giudici del tribunale della libertà napoletano di rivalutare l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, emessa dal gip oplontino per una dozzina di persone tra cui i due parlamentari di Forza Italia.

La posizione di Cesaro e Pentangelo, ovviamente, sarebbe passata successivamente al vaglio delle due Giunte per le autorizzazioni a procedere di Senato e Camera che, valutato il provvedimento del Riesame che annullò l'ordine di arresto, archiviarono le due posizioni.

Adesso la questione torna al vaglio dei giudici napoletani che, una volta conosciute le motivazioni della Cassazione, si pronunceranno per la seconda volta sugli arresti annullati in base all'ormai nota sentenza Cavallo che interviene sull'utilizzabilità delle intercettazioni. In pratica, se le intercettazioni vengono richieste per un reato diverso da quello per il quale poi si procede, non possono essere utilizzate come fonte di prova, con un effetto retroattivo anche su inchieste partite prima del pronunciamento delle Sezioni Unite. Una questione tecnica che, in questo caso, potrebbe non sussistere, almeno non su tutti i decreti che autorizzano le intercettazioni.

L'inchiesta, coordinata dal sostituto Andreana Ambrosino e condotta dalla squadra mobile di Napoli e dal commissariato di polizia di Castellammare di Stabia, era uno stralcio del fascicolo «Olimpo» aperto dalla Direzione distrettuale Antimafia partenopea nel 2013, che ipotizzava una serie di reati di camorra collegati al perno principale dell'inchiesta, ovvero l'imprenditore Adolfo Greco, ex uomo di fiducia di Cutolo e «re del latte» ritenuto vicino ai clan dell'area stabiese e ad alcuni elementi di spicco dei Casalesi.

Due processi condotti dall'Antimafia sono in corso a Torre Annunziata e Santa Maria Capua Vetere, e vedono Greco come principale imputato. In questo caso, secondo l'accusa Cesaro fu corrotto dall'imprenditore stabiese Adolfo Greco con una mazzetta da 10mila euro, mentre Pentangelo con il regalo di un Rolex per il suo compleanno. Il filone d'inchiesta non aggravato dal metodo mafioso era approdato alla Procura oplontina ed è culminato lo scorso maggio con l'emissione dell'ordinanza, poi annullata dal Riesame perché i reati di corruzione non sarebbero connessi a quelli che hanno permesso l'autorizzazione ad intercettare. 

Di tutt'altro avviso la Procura di Torre Annunziata, che ha ottenuto dalla Cassazione «l'annullamento dell'annullamento», cioè ora l'ordinanza sarà nuovamente vagliata dai giudici del Riesame per Cesaro, Pentangelo, Greco e gli altri indagati, tra i quali l'ingegnere Antonio Elefante, progettista della riqualificazione dell'ex insediamento industriale diventato motivo di corruzione dei due parlamentari, ultimi due presidenti della Provincia di Napoli, ente che ha poi nominato Maurizio Biondi commissario ad acta per velocizzare la pratica urbanistica «bloccata» al Comune di Castellammare.

Il progetto firmato Elefante prevedeva l'abbattimento della Cirio e la trasformazione dell'ex area industriale in un quartiere residenziale in parte dedicato all'housing sociale, con centinaia di appartamenti e locali commerciali. Per farlo, è una delle accuse, Elefante avrebbe ottenuto dalla Regione l'inserimento di una speciale deroga al Piano Casa. Per traffico di influenze è indagato anche il capogruppo regionale Pd Mario Casillo, tirato in ballo in diverse conversazioni. 

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