Fallimenti, in calo le procedure pendenti: «Con la riforma anticipiamo la crisi d'impresa»

Fallimenti, in calo le procedure pendenti: «Con la riforma anticipiamo la crisi d'impresa»
Venerdì 27 Ottobre 2017, 15:01
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«In materia di fallimento è stata fatta una importante riforma che troverà applicazione nelle prossime settimane e che si basa su due pilastri. Il primo è l’inserimento delle misure di allerta nell’ordinamento italiano, un’operazione che si cercava di fare da tempo e che considera l’intervento della procedura concorsuale come un evento normale che si sviluppa al momento della crisi. Il secondo tema riguarda il fatto che fino a ieri la crisi d’impresa era vista come una cosa non naturale ma negativa: noi crediamo che sia un’idea da superare, con la riforma la crisi diventa parte del naturale andamento dell'impresa. Siamo soddisfatti perché dal 1942 non veniva fatta una riforma organica sulla legge fallimentare, questa lascerà il segno sul presente e sul futuro. L’auspicio è che si riesca finalmente a fare un salto di qualità”. Lo ha detto il viceministro dell’Economia e delle Finanze Luigi Casero intervenendo in audioconferenza al forum “La crisi delle procedure concorsuali, i commercialisti protagonisti della riforma», promosso dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli, in corso di svolgimento presso la sala D'Amato dell'Unione degli Industriali di Napoli.

«Con la nuova legge fallimentare viene data una seconda possibilità agli imprenditori che sono stati penalizzati dalla congiuntura economica negativa del mercato – ha evidenziato Vincenzo Moretta, numero uno dei commercialisti partenopei -. Finalmente non si parlerà più di fallimento e, inoltre, sono stati introdotti sistemi di controlli e alert che consentono ai dottori commercialisti di avere un ruolo importante, perché toccherà a noi percepire i primi segni della crisi ed intervenire in tempi brevi».

Michele Vietti, professore straordinario di diritto commerciale, ha affermato: «Oggi la crisi delle imprese emerge troppo tardi, quando non c’è più niente da fare. La nuova legge introdurrà la procedura di allerta che aiuteranno le imprese ed i professionisti a fare emergere le difficoltà prima che sia troppo tardi».

Ettore Ferrara, presidente del Tribunale di Napoli, ha evidenziato che «nell'ufficio giudiziario napoletano, in materia fallimentare, i 3400 procedimenti pendenti al 30 giugno 2014 sono diventati 2800 tre anni dopo. Le procedure concorsuali che costituivano l’80 per cento del totale sono diventate il 57 per cento, mentre a Roma e Milano si registra un aumento. Ciò non esclude comunque la necessità di insistere nella ricerca di soluzioni innovative che rendano il nostro sistema giudiziario più aderente alle esigenze dell’economia. Occorre agevolare la ristrutturazione delle imprese in difficoltà, togliere alla parola fallimento quella connotazione negativa che l’accompagna e specializzare sempre più i magistrati».

«L’elemento più significativo del disegno di legge già approvato in Senato - ha sottolineato Ambrogio Prezioso, presidente di Confindustria Campania -, consiste nell’introduzione di una procedura d’allerta e di composizione assistita della crisi. L’esito è soddisfacente, registriamo una maggiore snellezza delle procedure e una maggiore tutela anche del debitore. Questa legge, pur con qualche limite, promette di assicurare trasparenza e funzionalità nei rapporti giuridici che scaturiscono da crisi d’impresa».

Con la riforma è stato rivalutato il ruolo del Collegio sindacale e del commercialista. Nelle misure di allerta il Collegio sindacale svolge un ruolo di primario attore e le premialità previste dalla norma incidono sensibilmente sulla limitazione della responsabilità degli organi di controllo», ha detto Achille Coppola, segretario nazionale dei Commercialisti italiani, aprendo la seconda tavola rotonda del convegno nazionale “La crisi delle procedure concorsuali”, organizzato dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli e in programma presso la Sala D’Amato dell’Unione Industriali di Napoli.

«La numerosità dei nuovi incarichi di Collegio sindacale, secondo il Sole 24 Ore circa 180 mila, pone adesso un tema decisamente rilevante, quello dell’adeguatezza dei compensi – ha spiegato Coppola -. L’equo compenso e l’abuso della dipendenza economica del professionista (nuovo e rilevante istituto introdotto dall’articolo 3 Legge 81/2017) rappresentano strumenti irrinunciabili di tutela della professione».

Stanislao De Matteis, giudice sezione Fallimentare del Tribunale di Napoli, ha affermato: «Nella legge delega è interessante il principio relativo all’introduzione dello stato di crisi come probabilità di futura insolvenza. Bisognerà verificare se il concordato preventivo sarà ammissibile sempre, perché la relazione alla Legge delega sembra limitarlo all’insolvenza reversibile».

Per Maurizio Corciulo, docente di Crisi e risanamento d’impresa presso l’Università telematica Pegaso, è opportuna un’armonizzazione della riforma: «Ad oggi alcune norme risultano incompatibili con l’istituto della transazione fiscale sotto l’aspetto della semplificazione, della snellezza e della velocità della procedura. Gli stessi enti che avrebbero dovuto trovare beneficio dall’applicazione della transazione fiscale, garantendo la continuità aziendale e il mantenimento dei posti di lavoro, non sono riusciti ad utilizzarla in modo sistematico. Crediamo che le uniche direttive debbano partire dai ministeri».

Al dibattito, coordinato da Lucio Di Nosse, presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Napoli, sono intervenuti, tra gli altri, Vittorio Zanichelli, componente della Commissione di riforma delle procedure concorsuali e Myriam Clemente, capo ufficio legale e Riscossione Agenzia delle Entrate della Campania.
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