Fiere a Napoli, il lockdown infinito:
addio a 130 milioni l'anno

Fiere a Napoli, il lockdown infinito: addio a 130 milioni l'anno
di Gennaro Di Biase
Giovedì 6 Agosto 2020, 09:47
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È un allarme economico di enormi dimensioni, quello lanciato dagli imprenditori del settore fieristico napoletano, uno dei più danneggiati dall'emergenza Covid. La filiera è ancora in totale lockdown per il nuovo virus e, secondo i dati dell'Associazione degli Organizzatori Fieristici della Campania che sta nascendo in queste ore per far fronte all'emergenza pandemica, il blocco genera una perdita di indotto da 130 milioni all'anno e coinvolge direttamente oltre 3500 lavoratori, 4000 espositori (italiani ed esteri) e significa mezzo milione di presenze in meno sul territorio. E la perdita di indotto indiretto generata dal fieristico è «da moltiplicare almeno per dieci».

L'APPELLO
«Non c'è tempo da perdere se si vuole evitare l'ecatombe di un comparto vitale, con migliaia di imprese e famiglie coinvolte dicono dall'Associazione degli Organizzatori Fieristici . Parliamo di espositori, allestitori, impiantisti, trasportatori, operatori del sistema dell'ospitalità, del catering». Di qui la richiesta di «sostegni economici per gli eventi annullati, e per chi proverà a ripartire fino al 2021. La convocazione di un tavolo di crisi. Una presenza forte della Regione nella promozione. L'emanazione di una legge regionale sulle fiere, che manca dal 2001». Anche perché i 130 milioni di mancati incassi non sono che una parte del volume d'affari perso. Un dato cruciale riguarda il «moltiplicatore» delle fiere, che è «pari a 10-15 secondo l'Associazione. Cioè per ogni milione di euro creato dal settore, almeno 10-15 milioni ricadono sul territorio tramite hotel, trasporti, ristoranti, shopping, entertainment, servizi turistici». «Siamo la seconda fiera di settore dopo Bologna afferma Emilio Marzoli, organizzatore di Aestetica e non sappiamo niente. Su 100 cittadini, 70 sono toccati dall'indotto fieristico».

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I DATI
L'economia di una metropoli, insomma, è connessa ai suoi eventi: «Il via risale a luglio sospira Luciano Paulillo, organizzatore di Vebo ma la Campania non firmò il protocollo. Da poche ore però ne esiste uno. Il 17 agosto scade il blocco dei licenziamenti, una data che pesa: molti temono di ritrovarsi senza lavoro». Il wedding in Italia coinvolge 500mila dipendenti e a Napoli è in ginocchio: «Il 95% dei matrimoni è rimandato al 2021. Nel 2019 in Italia c'erano stati 220mila matrimoni. Nel 2020 7mila». «Aver saltato la Bmt nel 2020 ha provocato una perdita di fatturato di 2 milioni, osserva Angelo de Negri, amministratore di Progecta e ideatore della Bmt senza contare l'indotto indiretto, assai superiore. La mancanza di coesione tra Comune e Regione ci danneggia. Nel 2020 avrei altre 3 fiere, ma non so niente. La Mostra avrebbe potuto ottenere la concessione gratuita di alcuni spazi per uniformità nelle disposizioni del distanziamento sociale, ma al momento non c'è niente di certo». «Il 90 per cento del nostro fatturato dice Claudio Curcio, direttore generale del Comicon arriva con il Comicon a maggio. Avevamo provato a spostarlo, ma per una manifestazione che vive di assembramenti come la nostra manca ancora l'ok del governo. L'impatto economico del Comicon a Napoli è stato di 25 milioni di euro nel 2019 con 160mila visitatori in quattro giorni. L'organizzazione dura 6 mesi, quindi il Comicon è a rischio anche nel 2021. Data l'emergenza sanitaria non si può programmare».

IL VERTICE
L'altro ieri, durante l'incontro in Regione, l'assessore alle Attività produttive Antonio Marchiello ha promesso agli imprenditori la «chiarezza normativa» sollecitata. Per legge ad hoc, invece, si dovrà aspettare le elezioni: «Mi attiverò non solo per chiedere la convocazione urgente di una seduta della conferenza delle Regioni, specificamente dedicata alla crisi del settore fieristico spiega l'assessore , ma provvederò a sottoporre all'attenzione dell'unità di crisi l'adozione di linee guida che consentano la ripresa delle attività. Assicuro, inoltre, l'impegno alla predisposizione di un'apposita normativa regionale sulle fiere nella prossima legislatura». «Abbiamo la chiara volontà di tutelare e mantenere gli appuntamenti fieristici della città e di farci portavoce delle realtà economiche in sofferenza conclude Remo Minopoli, presidente di Mostra d'Oltremare . L'ampliamento degli spazi non commerciali, che servirà per agevolare distanziamenti sociali e ridurre assembramenti, resterà a carico nostro e si applicheranno riduzioni sulle tariffe».
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